Gigi Riva, il mito senza tempo per antonomasia del calcio italiano

Gigi Riva, il mito senza tempo per antonomasia del calcio italiano

Gigi Riva, il mito senza tempo per antonomasia del calcio italiano

Alfredo Minutoli  |
martedì 23 Gennaio 2024

L'Italia piange "Rombo di tuono", lombardo doc innamorato della Sardegna

Prima Pelè, poi Zagallo, a seguire Beckenbauer e adesso Gigi Riva. Un inverno gelido per il mondo del pallone, che non smette di piangere le sue leggende, quelle capaci di fare sognare intere generazioni, miti che da adesso apparterranno per sempre ai cassetti della memoria. Ieri, a causa di un infarto è morto “Rombo di tuono”, come lo appellava Gianni Brera per via della potenza del suo tiro, forse ancora oggi, più degli altri, nell’immaginario collettivo dei tifosi, campione simbolo del calcio italiano. E se il prezioso testimone della memoria, per quanto riguarda Riva, è scontato che dalla generazione Boomers sia passato a quella X, non lo era altrettanto che da questa fosse trasmesso alla Y e persino ai Millennials.

Cuore sardo

Un mito senza tempo, ecco la semplice spiegazione, perchè tale era l’ex giocatore prima, e presidente onorario poi, del Cagliari, club al quale Riva, lombardo doc, per questioni strettamente sentimentali volle legare la sua carriera. Lui, che dissi no al miliardo della Juve perchè era con la casacca rossoblù che voleva ottenere qualcosa di grande, riuscendoci nella stagione 1969-1970 quando, a suon di reti, fece vincere ai sardi quello che rimarrà il loro unico scudetto nella storia. Schietto, diretto, mai banale nelle dichiarazioni, nel corso di un’intervista dichiarò di non avere mai digerito che il pallone d’oro fosse andato a Rivera anzichè a lui. “Rombo di tuono” dunque sia in campo che nella vita, che affrontò non senza ostacoli, su tutti la lotta contro quel male oscuro chiamato depressione che lo colse, senza mai abbatterlo, nella fase più avanzata dell’età.

Protagonista nella partita manifesto

E poi la Nazionale Italiana, con quell’Italia-Germania 4-3 del mondiale del ’70 su tutte, che più di una semifinale di calcio sembrò un film, drammatico e romantico assieme. Un ottovolante di emozioni vissute con il cuore in gola, la partita degli azzurri per antonomasia, capace di divenire nel tempo pura letteratura. Ancora oggi, ormai coadiuvati da quella preziosa “macchina del tempo” che è youtube, quale padre, appassionato di pallone, non ne ha mostrato al proprio figlio le immagini in bianco e nero o dai colori sbiaditi con la suggestiva telecronaca di Nando Martellini in sottofondo? Ecco, di quella spedizione messicana Riva fu uno dei protagonisti assoluti, nonostante ancora oggi, forse ingenerosamente, gli si imputi la stecca nella finale vinta per 4-1 dal Brasile di Pelè.

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