Prima della pandemia 262 milioni di bambini non andavano a scuola e 617 milioni non sapevano leggere. Dopo il Covid se ne contano 120 milioni in più. Un dato drammatico destinato a crescere
Si avvicina il 24 gennaio, la celebrazione della Giornata internazionale dell’educazione: una giornata proclamata nel 2019 dall’Assemblea generale delle Nazioni unite per riconoscere all’educazione la sua centralità per il benessere umano e lo sviluppo sostenibile. Ma si è ancora molto lontani dall’effettivo rispetto del diritto allo studio a livello globale e, senza un’istruzione omogenea e di qualità, potrebbe essere molto complicato raggiungere l’uguaglianza e la parità di genere nel mondo. Soprattutto se – per molte famiglie – la frequenza scolastica dei figli rappresenta la sicurezza di un pasto caldo completo ogni giorno. A spiegarlo è Giuseppe Adernò – ex preside dell’ istituto “G. Parini” di Catania, nonché attuale preside dell’istituto “San Vincenzo” della città etnea – che rivolge un appello affinché si attenzioni maggiormente il diritto allo studio a livello globale. Soprattutto a seguito della pandemia, che ha fatto crescere la povertà educativa.
Educazione, un diritto per tutti gli abitanti della Terra
“Il diritto all’educazione è sancito dall’articolo 26 della Dichiarazione universale dei diritti umani, che sancisce il diritto a un’istruzione elementare gratuita e obbligatoria, come si legge nella Costituzione Italiana – spiega Adernò -. La Convenzione sui Diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, adottata nel 1989, si spinge oltre e stabilisce che i Paesi dovrebbero rendere l’istruzione superiore accessibile a tutti. Ed ecco la necessità di mobilitare volontà e risorse politiche per affrontare il problema della mancanza di accesso all’istruzione a livello globale“.
La Giornata internazionale, Giuseppe Adernò: “617 milioni di bambini non sanno leggere”
“La Giornata internazionale è un’occasione importante per sottolineare il ruolo chiave dell’educazione nel dare alle persone le capacità, i valori e le conoscenze per costruire il loro futuro. L’educazione è anche alla base della crescita economica, la coesione sociale e promuove i nostri valori europei come la democrazia, l’uguaglianza – continua il preside -. L’educazione è un diritto umano per tutti e l’istruzione obbligatoria dovrebbe essere gratuita ovunque, dare beneficio a ciascun individuo e rafforzare il rispetto dei diritti umani e delle libertà fondamentali”.
Ma ci sarebbe ancora molto da fare affinché questo diritto sia effettivamente garantito: “Già lo scorso anno, ancor prima della diffusione del Coronavirus, veniva registrato che 262 milioni di bambini e giovani non vanno a scuola, 617 milioni di bambini e adolescenti non sanno leggere“, fa sapere Adernò.
Covid, la povertà educativa colpisce 120 milioni di bambini in più
Tra gli effetti collaterali della pandemia, anche un’incremento della povertà educativa nel mondo: “Dopo un anno difficile e pesante in piena crisi pandemica si registra, come si legge nel Report sullo stato dell’istruzione nel mondo redatto dalla Banca Mondiale nel dicembre 2020, il numero di minori che sono stati privati della possibilità di ricevere un’istruzione è aumentato drammaticamente su 720 milioni di bambini in età scolare elementare, la povertà educativa colpisce 382 milioni i bambini, (120 milioni in più rispetto al 2019 – aggiunge -. Il Covid-19 che ancora si diffonde e miete tante vittime potrebbe far crescere questo dato di oltre 72 milioni e quindi portare il numero totale a 454 milioni di bambini in povertà educativa”.
L’istruzione rappresenta anche un’occasione per molti bimbi del mondo di uscire dalla povertà e costruire un futuro migliore. “La scuola in molti Paesi poveri vuol dire anche un pasto garantito gratuito, un pasto in meno che le famiglie devono procurarsi e preparare per far crescere i propri figli, tutto ciò per milioni di famiglie a basso reddito è stato ed è devastante – chiosa il preside -. Accendere il faro dell’educazione per tutti, diritto riconosciuto nei documenti internazionali impegna gli Stati a provvedere e dare centralità effettiva alla scuola, oggi interrotta e frammentata dalla didattica a distanza, dai lockdown, dalle norme di prevenzione del contagio e del distanziamento fisico e sociale”.
Dad, uno strumento utile ma non per tutti
“Le lezioni a distanza non hanno raggiunto tutti gli alunni e milioni di famiglie non hanno gli strumenti per seguire le lezioni. Il problema della disomogeneità e del divario digitale è enorme e non solo nei Paesi extra comunitari, ma anche in alcune realtà dei centri urbani e dei quartieri di periferia – fa sapere Adernò -. Il termine ‘educazione’ è rientrato nel percorso didattico della scuola italiana con l’Educazione Civica, disciplina che trasversalmente offre agli studenti opportunità di crescita sociale, partecipazione democratica e responsabilità nel rispetto della natura e dell’ambiente. Educazione, istruzione e formazione sono termini e valori che non possono essere scissi, ma, sinergicamente connessi e intrecciati, assicurano il progresso e lo sviluppo sociale e culturale della comunità civile”.
Unione Europea,
A livello europeo, si punta anche a incrementare la qualità dell’istruzione: “In Europa, il primo principio del pilastro europeo dei diritti sociali richiama il diritto all’istruzione di qualità, all’educazione inclusiva, alla formazione e all’apprendimento permanente per tutti – dice il preside -. Inoltre, la Commissione europea sta portando avanti il lavoro per costruire uno Spazio europeo dell’istruzione entro il 2025 per consentire a tutti i giovani di ricevere una migliore istruzione e formazione e creare senso di appartenenza”.
Anche a livello nazionale vi è un forte richiamo all’imprescindibilità dell’educazione, ma si rimane molto lontani dal raggiungimento dell’omogeneità del livello d’istruzione. Questo potrebbe anche rendere difficoltosa la tanto agognata parità di genere. “L’Italia considera l’istruzione un diritto umano e fattore di sviluppo fondamentale, che rappresenta un elemento irrinunciabile e prioritario per permettere a ognuno di sviluppare pienamente il proprio potenziale umano, sociale, economico e culturale, in linea con l’Obiettivo di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite, concordata nel settembre 2015 – conclude il preside -. In particolare l’obiettivo n.4, che mira a ‘garantire un’educazione di qualità inclusiva ed equa e promuovere opportunità di apprendimento permanente per tutti’ entro il 2030, appare ancora molto lontano. Senza un’istruzione di qualità inclusiva i Paesi non riusciranno a raggiungere l’uguaglianza di genere e rompere il ciclo della povertà che sta lasciando indietro milioni di bambini, giovani e adulti”.