Giovani, scelte oculate per il lavoro del futuro - QdS

Giovani, scelte oculate per il lavoro del futuro

Giovani, scelte oculate per il lavoro del futuro

mercoledì 09 Ottobre 2024

Nelle scuole e nelle università italiane gli/le insegnanti ed i/le professori/professoresse che avessero studiato la didattica, cioè il modo di comunicare, dovrebbero chiarire agli/alle allievi/e dai sei anni in su che è necessario sempre guardare al futuro.

Ora, qualcuno obietterà che i/le bambini/e di cinque, sei o sette anni non possono essere già in questa condizione mentale. Tuttavia, anche i genitori che li fanno crescere giorno per giorno, almeno con coscienziosità, possono comunicargli il bisogno di pensare al loro futuro, a cosa vorranno fare da grandi.

Sentiamo un’altra osservazione. Vi sono persone di trenta o quarant’anni che non sanno cosa faranno da grandi; figuriamoci un/a bambino/a di otto anni o un/a ragazzo/a di quindici. Non è una questione di maturità, bensì l’abitudine a guardare avanti, ovviamente tenendo conto di ciò che è accaduto precedentemente. È solo ragguagliando il presente al futuro in base al passato che si riempie la vita di fatti e non di vuote parole.

Bambini/e, ragazzi/e e giovani, se si abituano a pensare nel modo prima indicato, cresceranno con la capacità di pre-vedere o, se volete, di guardare avanti. A che serve questa capacità? A ragguagliare quello che si fa oggi con quello che si vorrà fare domani, perché il tempo è un continuo divenire di fatti e circostanze che dobbiamo interpretare e che dobbiamo utilizzare al meglio.

Ripetiamo la domanda non retorica: “Cosa farai da grande?” Si tratta di pre-scegliere un percorso piuttosto che un altro in relazione alle proprie capacità, al proprio modo di sentire, al proprio modo di valutare fatti e circostanze, tentando possibilmente di raggiungere un’attività che piaccia. In questo ci vuole fortuna perché può darsi che tale intendimento non si possa realizzare per circostanze diverse.
E allora cosa fare? Intanto adattarsi a fare l’attività o il lavoro possibile, senza nascondersi dietro alla scusa del: “Non mi piace perciò non lo faccio”, continuando a cercare ciò che si vuole fare fino a che, se c’è un po’ di fortuna, l’obiettivo si raggiunge. Non è detto che ciò accada nella vita di una persona, ma la tenacia è fondamentale.

L’estesa digitalizzazione e il completamento, se pur parziale, di internet nel mondo ha consentito di far aumentare l’informazione, cui accede la maggioranza degli abitanti del Pianeta, ma non tutti/e. Questa limitazione è dovuta al fatto che la rete satellitare ancora non copre la superficie terracquea, ma già molti stanno approntando questa rete, fra cui Elon Musk, per cui non è lontano l’anno in cui si potrà parlare da un punto all’altro della Terra senza alcuna limitazione, con i conseguenti effetti collaterali oggi sconosciuti.
Non possiamo non ricordare Guglielmo Marconi, che fece costruire tre potentissime radiotrasmittenti, in Inghilterra, Bologna e Stati Uniti, inaugurando così anche le trasmissioni oltreoceano.

Tornando alla necessità dei/delle giovani di guardare il futuro, non possiamo omettere l’influenza che hanno i media sociali di ogni tipo sulla loro mentalità e sul loro modo di essere e di agire. Purtroppo dobbiamo sottolineare come i malpensanti siano diventati cattivi maestri.

La capacità di individuare cosa si vuol fare finito il corso di studi si affina con la volontà e con il confronto che i/le giovani dovrebbero fare non solo in famiglia, ma con i loro insegnanti di vario livello e anche con il mondo esterno. Oggi non importa più il luogo dove si lavora, se il lavoro che si andrà a esercitare sarà di proprio gradimento.

Sono diventate di moda (ma non è una connotazione negativa) le scienze ambientali perché l’ambiente è la questione più importante che riguarda il futuro dell’intera umanità. Ovviamente vi sono enormi resistenze al cambiamento, per esempio ad abbandonare l’energia termica, perché i gruppi di potere perderebbero profitti.

Vi è un disservizio generalizzato delle Pubbliche amministrazioni che non provvedono come dovrebbero a completare la circolarità dell’economia utilizzando tutti gli scarti. È un delitto che il quarantatré per cento del cibo vada gettato fra i rifiuti. A questo devono pensare i/le giovani, perché questo è il loro futuro, anziani permettendo.

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