Gli esami non finiscono mai - QdS

Gli esami non finiscono mai

Gli esami non finiscono mai

sabato 01 Luglio 2023

Dobbiamo al grande Eduardo De Filippo una deliziosa commedia con questo titolo da lui scritta nel 1973 e portata in scena lo stesso anno con un successo enorme, perché toccava un punto dolens della vita dei giovani, e dei non tali, che passano (passiamo!) una intera esistenza a cercare di superare esami sulle tante vicende umane che ci caratterizzano.

Caso volle che ebbi a parlarne una sera a Roma, in ora tarda, con il Maestro che lento pede risaliva Via Veneto guardando, per non stancarsi, vetrine cosa che pur io -allora non alla sua età – stavo facendo. E nei fortunati minuti che conversammo, Eduardo chiestomi della mia professione disse “datemi il vostro indirizzo perché vorrei da Lei un esame definitivo! E con una sorriso suo ed una risata mia ebbe termine quel momento magico.

Di esami di Stato, conosciuti come “esame di maturità” se ne cominciò a parlare e mettendoli in operativo, alla fine dei corsi liceali del 1923 epoca della prima riforma fatta da Gentile, insigne filosofo trapanese, per mettere ordine al fatto che all’epoca nel nostro Paese ogni liceo adottava una sua metodologia ed era difficile per le Università dare contezza del perché alcuni alunni “licenziati” venivano accolti ed altri no. La riforma Gentile durò tra un evento e l’altro fino al 1940 quando Bottai, ministro della Cultura popolare, anche per il tempo di guerra che dal 10 Giugno avemmo, diede un drizzata facilitativa alla maturità. Tuttavia fino al 1952 – riforma Gonella – il Paese visse con maturità modellate sopra la Gentile e ben poche con la Bottai.

Chi scrive maturando nel 1947, Liceo Classico – andò agli esami con la Gentile che prevedeva 4 prove scritte: Tema di Italiano, traduzione Italiano-latino e viceversa e traduzione dal Greco; e poi gli orali di ciascuna materia dell’insegnamento ricevuto nei tre anni dell’ allora liceo, quando gli antecedenti si chiamavano Ginnasio superiore e Ginnasio. Era un bel lavoro! Che si affrontava dinanzi ad una commissione della quale solo uno era membro interno e tutti gli altri illustri sconosciuti esterni.
Da allora vi sono state ben 16 riforme fino alla attuale del ministro Valditara, che han visto centinaia di migliaia di diciottenni cimentarsi (ma ancora non è finita) in quella prova che una volta era da insonnia, ma che oggi francamente appare anche troppo semplice per valutare la “maturità”. Ma è un esame che i Latini chiamavano “periculum” e che tale appariva dando ricordi indelebili a tutti, soprattutto a chi non aveva la coscienza di una preparazione adeguata. E’ un esame di Stato che da un titolo e dunque è giusto sia “serio” nell’interesse dei maturandi che debbono potere affrontare gli studi universitari con la gioia di sapere e capire che se “studisse” (si sia studiato) il successivo universitario è piacevole e non difficile.
Diceva Eduardo “mi preparo ogni giorno, così gli esami sono meno difficili”: parlava di quelli della vita!
Ed aveva ed ha ragione.

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