Gli Usa amano l’élite, la Francia l’égalité - QdS

Gli Usa amano l’élite, la Francia l’égalité

Gli Usa amano l’élite, la Francia l’égalité

martedì 16 Luglio 2024

Alexis de Tocqueville docet

La riforma costituzionale francese, voluta da De Gaulle, e la successiva legge elettorale hanno creato un sistema secondo il quale è possibile falsare il risultato dei singoli voti mediante il “trucco” delle desistenze e degli accorpamenti. Desistenza fra diversi partiti significa che in un determinato collegio viene candidata la persona che ha la possibilità di ottenere il maggior numero di voti facendo ritirare i/le candidati/e degli altri partiti e, quindi, concentrando i voti sul primo.
Questo meccanismo ha portato al risultato delle ultime elezioni francesi del 7 luglio, con la composizione di un’Assemblea nazionale i cui deputati hanno avuto meno suffragi anziché più suffragi dei perdenti.
Tale meccanismo è contrario al sentimento del popolo francese, che invece ama l’égalité, inserita nell’inno nazionale (La Marseillaise), insieme alla fraternité e alla liberté: il trinomio della Rivoluzione francese del 1789.

Gli Usa hanno un sistema elettorale a due fasce; nella prima vengono eletti i delegati in numero variabile secondo lo Stato; essi poi eleggeranno il o la presidente degli Stati Uniti. Anche questo sistema viola il principio dell’uguaglianza fra i/le cittadini/e perché il partito che vince in uno Stato prende tutti i delegati e lascia a casa gli altri, rendendo inservibili i voti dati a questi ultimi. Tale meccanismo ha prodotto, com’è ormai noto, nell’elezione di Trump contro Hillary Clinton la vittoria del primo, nonostante alcuni milioni di voti in meno.
Però negli Usa questo meccanismo secolare non fa cambiare le date programmate nei cinquanta Stati per l’elezione dei delegati, né la data per la riunione degli stessi delegati e neanche la data delle elezioni, che di solito si svolgono il primo martedì di novembre nell’ultimo anno del quadriennio. Poi, com’è noto, l’insediamento del presidente eletto avviene il 20 gennaio dell’anno successivo con il giuramento sulla Bibbia.
Il presidente rimane in carica tassativamente per quattro anni e se muore o si ammala in maniera irreversibile, viene sostituito fino alla scadenza del mandato dal vice presidente, per cui non vi è alcuna variazione temporale della legislatura.

Tutto il contrario di quello che avviene in Italia, perché in settantacinque anni vi sono stati ben sessantotto Governi della durata media di un anno e quattro mesi cadauno. Ecco perché la riforma proposta da questa maggioranza ha un senso, in quanto intende stabilizzare i Governi possibilmente per l’intera legislatura, che in Italia è di cinque anni come in Francia.
Ovviamente la riforma costituzionale che viene proposta all’opinione pubblica è migliorabile, ma essa è condizionata dalla legge elettorale che ne è strettamente connessa, per cui essa e la riforma stessa dovrebbero essere approvate insieme.
Sappiamo benissimo come le riforme costituzionali abbiano iter lunghissimi, con quattro approvazioni del Parlamento e quasi sempre poi oggetto di vaglio del popolo mediante il referendum.
L’intenzione di questo Governo è buona, ma non avendo la collaborazione dell’opposizione, non sappiamo se riuscirà a portarla a compimento nei prossimi tre anni, entro il 2027.

Alexis de Tocqueville (1805-1859), nella sua opera “Democrazia in America” pubblicata tra il 1835 e il 1840, spiegò come essa funziona in quel Paese fin dal 1789, anno in cui fu eletto George Washington primo presidente (l’attuale è solo il quarantaseiesimo).
Non dobbiamo trascurare che i 320 milioni di cittadini/e americani/e provengono da tutto il mondo e quindi compongono una popolazione eterogenea, multilingue, multietnica, con la conseguenza che la sintesi di eleggere un presidente è estremamente complicata.
Tuttavia quella democrazia funziona in ogni caso e anche bene se teniamo conto che gli Stati Uniti, lontani dalla guerra europea del 1940, vi entrarono con grandi forze belliche e umane per salvare la democrazia nel Vecchio Continente.
Ricordiamo che negli Usa durante la guerra europea la vita continuò regolarmente con balli e divertimenti, mentre i suoi figli morivano in Europa.
Quindi, rispetto per questo sacrificio, senza perdere però di vista l’obiettività e i grandi interessi dei gruppi americani nelle economie mondiali.

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