I Tiromancino arrivano in Sicilia, l'intervista a Federico Zampaglione

I Tiromancino sbarcano in Sicilia, Federico Zampaglione: “L’isola fa parte della mia vita, bellissimo suonare qui”

Daniele D'Alessandro

I Tiromancino sbarcano in Sicilia, Federico Zampaglione: “L’isola fa parte della mia vita, bellissimo suonare qui”

Sandy Sciuto  |
sabato 26 Agosto 2023

Tre date in Sicilia per il tour dei Tiromancino: il 26 agosto ad Acireale, il 27 a Priolo Gargallo e l'8 settembre a Caltanissetta. La nostra intervista al frontman Federico Zampaglione

È tutto pronto per le tre date siciliane del “Summer Tour 2023” dei Tiromancino. La band sarà il 26 agosto in Piazza Duomo ad Acireale, il 27 agosto a Priolo Gargallo per l’Estate Priolese 2023 e l’8 settembre a Caltanissetta con Enula nella cornice del “M’Arricrio Music Fest”.

Il tour, partito a giugno, ha dato grandi soddisfazioni a Federico Zampaglione e ai musicisti che Antonio Marcucci alla chitarra, Francesco Stoia al basso, Marco Pisanelli alla batteria e Fabio Verdini al piano e tastiere che lo affiancano sul palco.

A distanza di poche ore dalla prima data siciliana, Federico Zampaglione si è raccontato con l’entusiasmo per il ritorno in Sicilia e il soundcheck di preparazione ai concerti.

Federico, i Tiromancino tornano in Sicilia con tre date del tour estivo. Come vi sentite? Come state?

Molto bene. È un tour bellissimo. Sta venendo molta gente, tanti giovani. Persone di tutte le età. C’è la sensazione che questa musica continua a rinnovarsi negli anni e prende sempre nuove generazioni. È sempre un’esperienza bellissima vedere cantare pezzi scritti vent’anni fa da ragazzi che oggi hanno diciotto anni.

C’è un aneddoto o un momento di vita che ti lega alla Sicilia?

La Sicilia ha sempre fatto parte della mia vita. Ci sono venuto in vacanza tantissime volte e altrettante ci ho suonato. È una regione con cui ho da sempre un bellissimo rapporto. Il popolo siciliano è focoso ed entusiasta. È bello suonarci anche per il tipo di atmosfera che si crea.

C’è già un benvenuto: la data del 26 agosto ad Acireale è andata subito sold out.

Infatti…è stato bello perché la reazione è stata immediata. I biglietti sono finiti subito. Negli anni si cerca sempre di dare al pubblico il massimo. È l’unico modo per garantirsi che qualcuno avrà interesse a vederti quando tornerai.

È stata un’estate all’insegna di concerti in giro per l’Italia. Cosa ti ha sorpreso di questo tour fino a qui?

Mi ha sorpreso la grandissima affluenza e il grandissimo livello di partecipazione. Ormai cantano tutte le canzoni dalla prima all’ultima per tutto il concerto. Quindi, a tratti, i cori diventano davvero imponenti. Bisogna abituarsi, altrimenti rischi di non cantare come dovresti. Però, ti dà soddisfazione e ti fa capire che tutto il lavoro fatto, costato fatica, sacrifici e tempo, ha avuto un senso.

Come si gestisce l’emozione in questi casi?

La tieni dentro. Quando succede, hai un senso di pienezza, di appagamento e di bellezza. Quando si canta tutti insieme, c’è un senso di gioia e di pace che ti allontana anche da cosa succede intorno. È come se per un attimo ci si dimenticasse della realtà. Dopo, tieni dentro questo ricordo che porti con te perché non c’è niente di più bello per chi scrive canzoni di sentire il pubblico dovunque vai che le conosce, le canta e le ama. Mi ritengo un uomo fortunato.

Qual è la parte di ogni concerto di cui non riesci a fare a meno?

Quello delle tre date siciliane è in trio quindi più intimo, con racconti e le canzoni più famose. Ha un’impostazione più acustica. Ogni volta è una storia diversa; non c’è mai una regola. A volte improvviso, cambio la scaletta. Magari metto dei pezzi che mi ispira fare in quel momento.

È una tournée bella e mi auguro che anche queste date in Sicilia saranno bellissime.

Più di trent’anni di carriera: cosa mantiene saldi e uniti i Tiromancino, dopo tutto questo tempo e oltre i progetti solisti e altre aspirazioni?

La band che c’è adesso esiste dal 2012. Già undici anni. Siamo molto amici, andiamo d’accordo, ci frequentiamo anche al di fuori della dimensione musicale. C’è molta coesione e voglia di suonare insieme. Dopo gli anni terribili della pandemia, per noi musicisti tornare a suonare in maniera continuativa, non avere paranoie e restrizioni è una rinascita. Senti la libertà. Siamo stati i primi a ripartire appena hanno riaperto i teatri nel 2022. La gente veniva ai concerti, ma era tutta una sofferenza tra mascherine, preoccupazioni e paure. Il concerto è anche un rito tribale ed era molto invalidante. Adesso che si è ritornati al vero concerto è una goduria.

È innegabile che molte delle sue canzoni siano diventate colonne sonore della vita di tanta gente e siano sempre vive. E ad ogni canzone nuova questa “magia” si ripete. Qual è il segreto per scrivere canzoni che diventano dei classici?

Faccio molta selezione. Le canzoni che non hanno quella vibrazione che sento dentro non le faccio uscire. Se una canzone mi suscita emozioni allora mi piace testarla sulle persone che non sono addetti ai lavori. La faccio sentire ad amici e a persone di cui mi fido, che non dicono bugie e di cui so leggere sui loro volti. Quando dopo mesi e mesi di test, la canzone suscita quell’emozione un po’ a tutti vuol dire che quella canzone intercetta qualcosa che c’è nell’animo umano e che va al di là delle tipologie di persone. E allora la pubblico.

C’è una canzone che ha avuto grande successo ma lei non se lo aspettava?

Sì! Quando ho fatto uscire “Sale, amore e vento”. Anche se a me piaceva, ero dubbioso sul genere troppo lontano dal mio. Invece, è stato uno dei pezzi che è piaciuto di più negli ultimi anni. È tutto imprevedibile.

A proposito di Sicilia, l’anno scorso ha duettato con Carmen Consoli sulle note de “L’odore del mare”. Ci racconta com’è andata tra voi?

È stato bello perché, quando ho inviato la canzone a Carmen, mi ha subito richiamato. Era entusiasta e ci siamo fatti una bellissima chiacchierata sulla spiaggia dove stavo camminando mentre ero al telefono con lei. È rimasta colpita dalla canzone. Quando ho sentito per la prima volta la sua voce arrivare sul pezzo, mi è preso un colpo perché la voce di Carmen ti strappa l’anima. È una voce che riconosceresti tra un milione. E poi lei è un’artista sensibilissima, di grande profondità. Mi ha emozionato tantissimo.

“Due rose” è il nuovo singolo che la vede collaborare con Enula. Cosa l’ha colpita del suo essere artista?

È molto verace. Ha anche scritto dei bei versi per le parti che doveva cantare. È una persona che ama davvero la musica, non sta lì per raggranellare followers sui social o per fare pose. Ama la musica e si è capito da subito.

Da sempre ha grande attenzione per le nuove generazioni del panorama musicale. Che periodo sta vivendo la musica italiana?

C’è tanta roba. Come sempre qualcosa è bello, altro meno. Il fatto è che uscendo così tanta roba non si garantisce a queste generazioni una longevità. Sembrerebbe che le carriere si siano accorciate di tanto.

È solo un problema di quantità o qualità?

Un po’ entrambi. C’è tanto e spesso non è tanto pensato. A volte sono canzoncine. Dipende pure da cosa uno vuole fare. Se uno vuole fare soldi e avere il momento di gloria e allora ci sta. Se vuoi avere una carriera, continuare a fare quel lavoro, allora devi ragionarci.

Non ha mai seguito le mode per fare musica né cavalcato l’onda dei tormentoni estivi. Perché?

Perché non sento di farlo. Non mi è mai venuto l’istinto di ricercarlo. Sono più per la canzone che rimane negli anni. Mi piace ricercare il classico. Poi non è detto che ci riesca, ma è il mio tentativo. Il tormentone, per definizione, è l’esatto contrario. Mentre la canzone classica si ascolta sempre, il tormentone lo senti tantissimo in un’estate fino a che non ne puoi più e poi basta. Questa cosa non mi attrae e non mi diverte.

Festival di Sanremo 2024 e Tiromancino: meglio come concorrenti in gara o come ospiti?

Meglio da casa sul divano con un sacchetto di alucce piccanti o salumi e formaggi. Sanremo me lo godo come un pazzo, lo guardo con una passione incredibile, mi diverto tantissimo, faccio il tifo, mi arrabbio. Ne faccio di tutti i colori, ma lo vivo bene dal divano di casa.

Perché?

Mi diverte molto vederlo da casa perché non partecipando non vivo tutte le ansie. Non si deve pensare che andare a Sanremo sia facile o dipenda solo da quanto sei bravo. Ci sono mille variabili che fanno la differenza. Sanremo è complicato. È una gara associata alla musica e mi mette l’ansia.

Si racconta sui social. Ho letto che è in lavorazione “The Well”, il suo nuovo film horror. Cosa può dirci in merito?

“The Well” è un horror davvero molto cupo e dark che sconsiglio di andare a vedere a tutti quelli che non amano un certo tipo di cinema molto horror.

Cosa c’è nell’alba di domani per lei e per i Tiromancino?

Oramai più di qualche mese, non programmo più niente. Tanto il destino dei nostri programmi se ne frega alla stragrande. Fai una pianificazione e ti ritrovi a fare l’esatto contrario. Sicuramente nel 2025 vorrei festeggiare il venticinquennale de “La descrizione di un attimo”.

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