Il banco batte e vince - QdS

Il banco batte e vince

Pino Grimaldi

Il banco batte e vince

venerdì 17 Febbraio 2023

Dino Falconi, autore di brillanti commedie del secolo scorso, figlio di Armando grande attore, in epoca in cui andavano di moda “statement” satirici, soprattutto alla fine della II Guerra mondiale, ne aveva coniati due: “bridge: snobismo, montatura, lungo corso normale per l’istupidimento generale” e, fatto suo, uno vecchio “tra due croci il banco batte o muore” ben conosciuto dai tanti cartaroli dei vari circoli ove in mancanza d’altro si giocava .

E penso che avrebbe appioppato il primo ai lavori parlamentari e il secondo alle elezioni politiche appena svoltesi. Nelle quali il banco (governo) ha battuto le opposizioni in maniera eclatante non lasciando spazio – pur senza esagerare – né a manca né a dritta. Fatti che da tempo non accadevano forse perché all’epoca gli astenuti non votanti erano piccola percentuale, mai superiore al 10% ed i governi di unità nazionale ricattati giornalmente.
Ora per un allineamento, immagino, satellitare e di palloni (spia?), in pochi giorni abbiamo visto in Italia batter record impensabili. Dopo 136 processi Berlusconi viene assolto nel Ruby ter “perché il fatto non sussiste”: 11 anni e tre processi ad hoc.

Al festival nazional-popolare con 56 canzoni in gara (sic!) è successo di tutto a gloria della libertà dell’essere umano che non capisce più dove si trovi e cosa abbia a fare: con successo dei vecchi cantanti che hanno fatto capire cosa sia una “canzone”.

FdI (ed alleati) ha stravinto le regionali di Lombardia e Lazio portando a 15 su 20 le regioni amministrate in azzurro. Nel Pd, gli attuali leader parlano bene del governo e nel terzo polo si argomenta che loro non hanno sfondato perché “il popolo non ha capito” pur senza dire che si,in fondo, è il popolo che deve cambiare: forse logorato da votazioni ad ogni piè sospinto.

Questo mentre lo spread non ci fa imbestialire, non si parla più di recessione e l’unico problema parrebbe essere come spendere bene la marea di miliardi: tanti da non saperli contare.
Tutto ciò mentre si attende che il latitante preso dopo 30 anni parli (ma pare sia muto coma una signa); si sappia cosa vuol fare il Pd e chi lo gestirà da Segretario, posto che in quel campo aleggia e viene detto che il premier attuale sta lavorando bene (apocalisse prossimo?).

Non preoccupa – forse perché carnevale – il gelo tra Francia e Italia. Malelingue dicono che Macron non ascolti più i suggerimenti della moglie e dunque si trovi a combinarne delle belle, con milioni (pare due e mezzo) di “citoyenne” a scioperare al grido di “Macron a la maison” mentre lui, enfant prodige, peccando di maleducazione, si riunisce con Scholz lasciando fuori della porta Meloni e fa sapere che in Europa sono Francia e Germania a dar carte: furiosi gli altri 25, in coro muto tipo Butterfly.
Nulla di nuovo sul fronte Orientale: Putin e Zelensky stazionari.
In attesa di tempi peggiori.
Mah!

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