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lunedì 31 Gennaio 2022

Se ne parla da tempo, sottotraccia, nelle tavole rotonde, nei caminetti periferici. Ma oggi il segnale è arrivato in Parlamento

Se ne parla da tempo, sottotraccia, nelle tavole rotonde, nei caminetti periferici. Ma oggi il segnale è arrivato in Parlamento, quando un gruppo nutrito di oltre 200 parlamentari intendeva, nell’impasse istituzionale, votare Pierferdinando Casini.

Mai come oggi il bipolarismo ha mostrato la sua fine. Questa legislatura era nata tripolare, poi la crisi di maturità politica dei 5stelle ha creato l’oleogramma giallorosso, ma frange sempre più attive di centro, da Renzi a Calenda, dalla Bonino a Toti, hanno reso evidente che il bipolarismo non c’è più. Non solo per carenze di Leadership riconosciute, ma per sterilità percepita di questo quadro politico. Da anni c’è il crollo della partecipazione al voto, drogata surrettiziamente dalla nascita dei 5stelle. I cittadini non si riconoscono in idee chiare, in ricette alternative, e la frase più pronunciata è “sono tutti uguali”.

Tutto questo nasce da lontano dalla crisi della Prima Repubblica. I partiti di allora, vedendo dopo tangentopoli, la fuga degli elettori, scelsero, per serrare le fila, il maggioritario, sfruttando in maniera distorta il referendum Segni che aboliva le multipreferenze. Da allora sempre meno rappresentanza democratica, parlamentari cooptati dal capo di turno, governi ballerini, più deficit, più debito, meno PIL e competitività. Cercando, tramite il bipolarismo, una maggiore governance, abbiamo trovato governi tecnici, trasformismo parlamentare, coalizioni forzate e fasulle.

Ora è arrivato il tempo di recuperare partecipazione e responsabilità ai cittadini, restituendogli la libertà di scelta dei propri rappresentanti.

Ed il proporzionale puro, che rappresenta questo modo di inquadrare un sistema politico, può fare rinascere il centro politico, sempre presente e schiacciato e prostituito al servizio di due polarizzazioni minoritarie ed inconsistenti.

Il problema oggi è che solo una Federazione è possibile. Tante sono le anime che popolano il centro attualmente in Parlamento, in questa legislatura si può cercare un leader di rifondazione, che accompagni un processo di aggregazione fuori dal Palazzo, nella società, nei corpi intermedi, nelle autonomie locali.

Questo leader, esperto, che ha altre ambizioni rispetto a quella di fare il capetto di turno, può essere interpretato da Pierferdinando Casini.

Lui è l’ultimo dei Mohicani democristiani, l’erede di una grande tradizione politica e può essere la levatrice di un nuovo soggetto, una margherita 3.0, per le sfide di moderazione e buon senso che deve affrontare questo paese. Con gli slogan ed i populismi questo Paese non va da nessuna parte. La barca sbanda ed il timone, malgovernato, ci porta a strambare, a volte, o a rimanere in uno stallo mentre gli altri Paesi non ci stanno certo ad aspettare.

Così è se vi pare.

Giovanni Pizzo

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