Stop differenze tra pubblico e privato
L’articolo 32 della Costituzione recita: “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo ed interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti”.
L’istituzione del Servizio Sanitario Nazionale, con legge 833 del 1978, ha attuato il disposto costituzionale prevedendo che il servizio ai malati – che non sono solamente le cure – potesse essere erogato sia da strutture pubbliche che da strutture private.
Tale Servizio è stato affidato alle Regioni, che lo gestiscono secondo propri criteri, abbastanza differenti da Nord a Sud.
Ovviamente, nell’organizzazione e gestione del Servizio Sanitario, si riversa la capacità (o l’incapacità) delle giunte regionali e per esse dell’assessore al ramo, con la conseguenza che vi sono delle rimarchevoli differenze di qualità fra una regione e l’altra.
È vero che esistono i Lea (Livelli Essenziali di Assistenza), ma essi non sono cogenti in quanto hanno funzione meramente statistica.
Ciascuna Regione ripartisce la propria spesa sanitaria fra aziende pubbliche e aziende private, con criteri non obiettivi, ma secondo le proprie convenienze politiche e partitiche.
Vi è inoltre una sorta di ideologia falsa, proprio perché tale, secondo la quale il Servizio Sanitario dovrebbe essere totalmente pubblico. Si tratta di una falsità perché non corrisponde all’interesse primario degli indigenti, ai quali si devono garantire le migliore cure e il miglior servizio accessorio, in modo che, siano soddisfatti al meglio e, benaugurando, possano guarire dalla propria malattia.
Non solo quindi le Regioni non dovrebbero preliminarmente privilegiare il servizio pubblico, ma anzi metterlo in competizione con quello privato, misurando la qualità dei servizi, anche su base di soddisfazione dei malati. Un po’ come si fa con tutte le strutture digitali e dei media, ove vengono registrate le valutazioni degli utenti.
Le Regioni dovrebbero avere un’eccellente squadra di controllori, i quali si recherebbero in tutte le strutture pubbliche e private per controllare la qualità dei servizi e in base ad essi rinnovare gli accordi annuali.
Non si capisce perché vi siano Aziende sanitarie provinciali, che rendono servizi migliori di aziende private, che vengono premiate e, viceversa, aziende private migliori di aziende pubbliche che non vengono premiate.
Abbiamo svolto forum con diversi rappresentanti della sanità, fra cui quello con la ministra Giulia Grillo, pubblicato il 15/12/2018, con numerosi assessori della Regione Sicilia, nonché il memorabile forum col “Celeste”, alias Roberto Formigoni, ex presidente della Regione Lombardia, pubblicato il 19/09/2009.
In nessuno di questi forum è venuta fuori l’evidenza pacifica che deve essere l’indigente al centro del Servizio Sanitario e non il contrario.
Per cui, la spiegazione della situazione di privilegio delle aziende pubbliche rispetto a quelle private, stabilita in modo predeterminato, non è stata mai spiegata, forse perché una spiegazione non c’è.
I nostri interlocutori hanno sempre dimenticato la prescrizione del citato articolo 32 della Costituzione.
Nella Legge di bilancio 2023 sono previsti all’incirca 130 miliardi per la sanità pubblica. Non è una cifra altissima se paragonata a quella della media europea, ma costituisce pur sempre circa il dieci percento del totale della spesa pubblica, che, sempre per il 2023, si attesta a 1.183 miliardi.
Molte aziende pubbliche hanno esternalizzato i servizi, come quelli di pulizie, assistenza, vigilanza, alimentazione, digitale, manutenzione ed altre. Per cui, una parte cospicua di queste spese va al settore privato.
Non sappiamo se i prezzi praticati siano concorrenziali oppure maggiorati. Vi è una grande responsabilità dei vertici per far sì che la spesa sia adeguata, ma non eccessiva, ai servizi ottenuti.
Quanto precede non è, invece, nelle strutture private, le quali sono pagate esclusivamente in base ai Drg, cioè le fatture per le singole prestazioni, come per altro avviene nelle aziende pubbliche,
Dunque, se la Regione pagasse in base alla prestazione, non vi sarebbe alcuna ragione per preferire le strutture pubbliche rispetto a quelle private. O forse si capisce benissimo!