La nostra vicedirettrice, Raffaella Tregua, al Talk sul design e le relazioni economiche e culturali dei territori. Presentato per il settimo anno Designland
MILANO – Il Design, oltre a rappresentare una delle tre voci attive del bilancio del nostro Stato con l’export dei suoi prodotti, elementi, servizi, ad ogni latitudine del pianeta, insieme al settore della Moda ed a quello dei prodotti alimentari di eccellenza – che poi, anche questi ultimi settori, bisogna dirlo, in ragione dell’estensione della operatività e dell’efficacia delle pratiche e dei processi propri della disciplina del Design in numerosi, molteplici ambiti applicativi, oggi sono stati inglobati all’interno della stessa cornice rappresentativa che ne ha declinato i termini di riconoscimento dei settori di azione in Fashion Design e Food Design – è oggi riconosciuta quale disciplina sapiente in ambito internazionale, quale insostituibile traiettoria, per poter meglio interpretare e tradurre, quelle che sono le dinamiche complesse dello scenario urbano, e farle convivere con le reali, concrete, ed a volte feroci, esigenze di tutta la comunità urbana di una città metropolitana.
Ed è quello che accade in Italia, un fenomeno non riscontrabile altrove, ovvero quello legato alla presenza di un immenso, esteso, risonante ed efficace laboratorio di sperimentazione e produzione lungo 1300 Km, costituito da una moltitudine di aziende che sono santuari di un ‘saper fare’ tutto italiano, sommatoria di pratiche e processi che rappresenta il patrimonio più prezioso e conteso del pianeta.
Giusto per fare un esempio, un decennio addietro la nota casa di moda Luis Vuitton ha inteso trasferire i suoi laboratori di produzione nella provincia di Udine, affermando la enorme presenza, in quel territorio vocato, di una manodopera altamente qualificata, l’unica capace di poter realizzare gli alti profili di proposizione necessari al noto brand.
Ed in Sicilia, vi starete chiedendo, cosa accade con il Design? La risposta al vostro quesito richiederebbe tutte le pagine di questo numero, per poter mettere in ostensione quanto è stato fatto negli ultimi due decenni dai nostri formidabili attori che operano, ad ogni livello, con la disciplina del Design.
Essi, in un lasso di tempo così ridotto sono stati capaci di poter divenire protagonisti assoluti in ambito nazionale ed internazionale, mediante un lavoro ed un impegno incessante, una fede incrollabile e, last but not least, una modalità di intervento e di proposizione di nuovi stilemi, nuove traiettorie di solvimento, che aderiscono alla necessità di dover far fronte alla emersione di nuove dinamiche comportamentali, esistenziali, specie in ragione della presenza, ciclica e costante nella nostra era dell’accesso e dei liberi scambi, di emergenze quali quella economico-finanziaria, sanitaria, ambientale, che ne hanno determinato nuovi, inattesi paradigmi, con un fare eversivo, elegante e, di grande efficacia.
Al settore del Design sta accadendo quello che il settore della Moda ha già subito qualche decennio addietro, ovvero la sventura di poter divenire territorio di predazione di alcuni fondi finanziari.
Le economie del settore della Moda, come è facile poter verificare, sono da qualche tempo in mano quasi esclusivamente ad un unico gruppo finanziario, il gruppo LVMH francese, che ha lasciato fuori poche prestigiose case di Moda che, per motivi di orgoglio e di prestigio, oltre che alla ridotta dimensione dei volumi di produzione, ed alla volontà di poter preservare la loro dimensione creativa propria del laboratorio sartoriale, non hanno inteso poter essere fagocitate dal Minotauro Globale, per dirla con Farousakis.
Una di queste è la casa di Moda che ha creato Vivien Westwood, la nota stilista regina dell’era Punk inglese, con il marito Malcom Mc Laren manager della band Sex Pistols, recentemente scomparsa.
In Italia è già iniziata tale opera e, i risultati prodotti nell’immediato sono stati quelli di aver generato la scomparsa, la vaporizzazione di preziose pratiche e processi di sperimentazione, di ricerca, di accoglimento di nuove dinamiche comportamentali, come è accaduto per più di 70 anni nel design italiano, generando quelle sinfonie proprie di una geografia del benessere invidiateci ancor oggi da tutto il mondo, meglio rappresentate universalmente dalla frase emblema di “Italian way of life”.
Ed è proprio in ragione di questa causa assente che il design siciliano, il Made in Sicily se così si può chiamare, si è fatto strada, mediante la proposizione di un’investitura straniante ed esaltante, come lo sono gli elementi costituenti lo scenario messo in visione, atta a promuovere uno stile di vita dagli alti profili qualitativi, ad ogni livello, in ogni ambito applicativo, sia esso appartenete all’area dei bisogni reali e concreti o al segmento della speculazione creativa ed alla innovazione, comunque presenti in una quotidianità, che nelle modalità di solvimento date in esercizio, promuove una serie di pratiche che affondano le proprie radici in una storia antica, antichissima, ove hanno avuto inizio e fondamento le scienze umane tutte.
Ed è quello che è accaduto con il brand Orografie, la creatura sorta dalle menti creative di Giorgia Bartolini (Founder) e Vincenzo Castellana (Art Director) che con Domitilla Dardi hanno scritto un Manifesto del Design Anfibio, un anno prima che restassimo inermi e straniati dalle dinamiche inattese generate dalla pandemia dovuta al Covid-19, opera che ha incuriosito la critica di settore, generando una moltitudine di contributi nella stampa nazionale ed internazionale di grande prestigio.
In questi giorni si è svolta quella che io considero una esposizione internazionale del settore del Design, una Expo del Design che si ripete, perpetuandosi e rigenerandosi ogni anno nel mese di aprile, per produrre la Milan Design Week: un evento ciclopico e roboante, emittente e risonante, che accoglie espositori, buyers e visitatori da ogni angolo del pianeta e che, a differenza della Settimana della Moda milanese, per lo più costituita da eventi a forte blindatura a meno di non poter essere un noto addetto ai lavori, la settimana del Design milanese è un evento a forte connotazione sociale e spaziale, evento coreutico di grande aggregazione ove le pratiche connesse ai molteplici ambiti applicativi dove si muove oggi la disciplina sapiente del Design hanno la capacità di poter mettere in visione, ed in esercizio nella direzione dei fruitori tutti, le migliori proposizioni in ambito planetario in termini di elementi di servizio utili per le nostre esistenze, il nostro modus vivendi.
Anche quest’anno si è inteso produrre l’evento denominato “Designland”, termine preso in prestito dalla Delegazione Territoriale di ADI Sicilia, una costola di quel mosaico costituito dall’ADI, l’Associazione per il Disegno Industriale che a partire dal 1954 ogni anno assegna il prestigioso Premio del Compasso d’Oro, considerato all’unanimità in ambito internazionale quale il Nobel per il Design, da un mio articolo dal titolo “Designland. Sicilia, stato d’eccitazione permanente”, divenuto poi un’opera editoriale ora candidata al Compasso d’Oro (Malcor D, 2021). Designland è nato sette anni addietro e viene replicato ad ogni latitudine del paese con le sue meridiane proposizioni e le innumerevoli figure, ora divenuti protagonisti della miglior opera di messa in visione, in produzione, di divulgazione delle pratiche connesse all’esercizio del progetto del Design.
Il tema di quest’anno era legato alla cultura ed al gioco prezioso del suo valore economico e, si è sviluppato in una talk nella meravigliosa sede dell’ADI Design Museum del Compasso d’Oro sabato 22 aprile, attraverso contributi ed approfondimenti tematici, riflessioni provenienti da tutto il territorio nazionale.
Tale incontro, moderato dal boxeur du design Vincenzo Castellana, ha visto la presenza di Luciano Galimberti Presidente Nazionale ADI, di Andrea Bartoli, il notaio fondatore di Farm Cultural Park, di Maurizio Oddo e di chi scrive per la presentazione del Master Internazionale in Product Design Integrato che porta il nome di “Designland. Italian design Therapy e Geografia del Benessere” (info: https://unikore.it/didattica/master-e-corsi-di-perfezionamento/master-di-ii-livello-in-designland-italian-design-therapy-e-geografia-del-benessere/) che prenderà le mosse dalla Università Kore di Enna, ubicato in un epicentro culturale emittente, posto per l’appunto al centro della nostra isola, quale elemento propulsore e risonante di nuove strategie di sistema per tutto il territorio isolano; di Andrea Branciforti, Delegato Territoriale ADI Sicilia; di Daniele Spitaleri, Responsabile del Corso Triennale in Interior e Product Design di Harim Accademia Euromediterranea; di Caterina Scandurra, Responsabile del Master in Design Strategico “Dalla Ford al fard” presso Abadir; di Anna Fidelio, consigliere ADI Sicilia; di Francesco Alati, Presidente ADI Calabria; della mia Vicedirettrice Raffaella Tregua, con il suo prezioso contributo sulla generazione di una inderogabile traiettoria di condivisione delle pratiche proprie dell’ambito applicativo del Design dell’Informazione con le sue pratiche attive prodotte e divulgate attraverso i media; ed ancora, in chiusura, del sottoscritto per la presentazione della rubrica sul design insulare denominata anch’essa “Designland”, che da qualche anno fa capolino in esercizio prepotente sul mensile I love Sicilia.
Al dibattito sono intervenuti Francesco Monterosso dell’Università di Palermo, Francesco Scullica e Giorgio De Ponti del Politecnico di Milano, Claudio Gambardella della Università Vanvitelli di Napoli, che da qualche tempo operano in sinergia con gli altri attori già menzionati sopra, mediante la messa in atto di una struttura pluridisciplinare, propria della natura del Design, che nella sua fisionomia cromosomica, vive e si alimenta, mediante l’esercizio della ricerca, della sperimentazione e delle sue applicazioni alla realtà concreta del vivere quotidiano, costituita da tutta una equipe di figure altamente specialistiche, che oggi si può rispondere alle complesse problematiche che emergono da un organismo vivente altamente complesso, quale è il nostro territorio, oggi fortemente antropizzato.
L’appuntamento, caratterizzato dalla emersione di nuove riflessioni che tracciano inevitabilmente inedite traiettorie di proposizione, forte della energia potenziale messa in gioco, si fa portatore di nuovi, sorprendenti episodi creativi che, avrete presto modo di poter seguire sulle pagine di questa rubrica.
Non mi resta allora che augurarvi Buon Design a tutti!!!