Rapporto annuale sul mercato del lavoro 2019 tra Istat, ministero del lavoro, Inps, Inail e Anpal. L’82% dei lavoratori siciliani contro il 32% del Trentino Alto-Adige e il 59% del Centro-Nord
PALERMO – La Sicilia è la regione con la percentuale più alta in tutta Italia (82,2) per diffusione del lavoro part time involontario. Il minimo nazionale è presente nel Trentino Alto-Adige con il 31,8%.
Questo è quanto emerge dal frutto della collaborazione tra Istat, Ministero del Lavoro e delle politiche sociali, Inps, Inail e Anpal. Nel Mezzogiorno, inoltre, il part time involontario sfiora l’80% contro il 58,7% nel Centro-nord, a fronte di una diffusione analoga nelle due ripartizioni. Il part time involontario è più diffuso nei servizi alle famiglie, nelle professioni non qualificate e tra gli atipici.
Negli ultimi vent’anni il numero di lavoratori a tempo parziale in Italia è aumentato di oltre il 60%, a fronte di un aumento complessivo dell’occupazione pari al 10,3%, passando da 2,6 milioni nel 1998 ai 3,3 milioni nel 2008, ai 4,3 milioni nel 2018. Tra i diversi fattori che hanno inciso sulla crescita del part time vi è l’aumento della partecipazione femminile al mercato del lavoro. Un fattore che rende il lavoro a tempo parziale con una connotazione di stampo femminile: oltre tre quarti degli occupati con questo regime orario sono donne, quota che va da un minimo nel settore delle costruzioni al massimo nei servizi alle famiglie, dove oltre il 90% del part time è svolto da donne.
Secondo quanto si evince dal rapporto, in Sicilia nel 2018 sono stati effettuati 59.198 licenziamenti. Si tratta di una cifra inferiore rispetto al 2017, dove ne sono arrivati 60.734, e soprattutto al 2016 (65.029). Nel 2018 il 62,6% hanno avuto accesso alla Nuova assicurazione sociale per l’impiego (Naspi), il 25,1% sono stati i ricollocamenti, mentre il 12,3% non sono stati identificati. Da evidenziare come le carriere post licenziamento sono fortemente diversificate tra italiani e stranieri. Per i primi il tasso di accesso alla Naspi è attorno al 65%, il tasso di ricollocamento attorno al 25% e i casi di esito non identificato rappresentano poco meno del 10%. Per gli stranieri il tasso di accesso alla Naspi è attorno al 40%, il tasso di ricollocamento supera il 40% e la quota di eclissati è stabilmente di poco inferiore al 20%.
Il tasso di accesso alla Naspi risulta particolarmente basso in alcune aree del Centro-nord (nel 2017-2018 in Lombardia supera di poco il 50%, anche in Toscana esso è contenuto al 49%); i valori massimi sono registrati invece in alcune aree del Sud come Molise e Calabria (rispettivamente 70% e 69% nel 2018).
Per quel che concerne, invece, le denunce di infortunio sul lavoro, nel 2018 nella nostra Isola ne sono state avanzate 24.184, di cui 72 mortali. Rispetto all’anno precedente vi è stata una variazione del -2,3% nel complesso di denunce, e del -13,3% di quelle mortali. Un infortunio su tre del 2018 è accaduto nel Nord-est, seguito dal Nord-ovest (28,8%), dal Centro (19,7%), dal Sud (12,8%) e dalle Isole (6,4%), una composizione stabile negli anni osservati e in linea con la distribuzione dei lavoratori assicurati nelle varie ripartizioni territoriali. Al leggero calo nazionale delle denunce del 2018 rispetto al 2017 hanno contribuito tutte le ripartizioni ad eccezione del Nord-est (+1,0%). Per numerosità delle denunce con esito mortale nel 2018, primo il Nord-ovest (con 337 casi, il 27,1%), seguito dal Nord-est e dal Sud (con 291 casi denunciati ciascuno, pari al 23,4%,), dal Centro (231 e 18,5%) e infine dalle Isole (95 e 7,6%).
Infine, nell’ambito delle denunce di malattie professionali, la Sicilia rientra nel gruppo delle regioni che ne hanno presentate di meno nel 2018 (1.539). Rispetto al 2017 si è registrato un calo del -2,7%. A livello nazionale le malattie professionali protocollate dall’Inail sono state 59.503, in aumento sia rispetto al 2017 (+2,6%) che al 2014 (+3,7%), ma non al 2016 in cui si contarono 742 denunce in più. Nel lungo periodo 2008-2018 si è registrato un incremento molto importante (+94,6%) determinato da cambiamenti normativi e campagne di sensibilizzazione che hanno di fatto favorito l’emersione del fenomeno tecnopatico per cui si è passati da poco più di 30 mila a oltre 59 mila denunce. Per il 2019, i primi dati diffusi relativi ai 12 mesi indicano ancora un aumento del numero di denunce di malattia professionale del +2,9% rispetto al pari periodo del 2018.
Twitter: @AntoninoLoRe