Inaugurazione dell’Antiquarium della Guardia di Finanza-Compagnia di Caltagirone - QdS

Inaugurazione dell’Antiquarium della Guardia di Finanza-Compagnia di Caltagirone

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Inaugurazione dell’Antiquarium della Guardia di Finanza-Compagnia di Caltagirone

Redazione  |
mercoledì 19 Giugno 2024

Giovedì 20 giugno 2024, alle ore 18,30, verrà inaugurato l’antiquarium allestito presso la caserma della Guardia di Finanza di Caltagirone.

Giovedì 20 giugno 2024, alle ore 18,30, verrà inaugurato l’antiquarium allestito presso la caserma della Guardia di Finanza di Caltagirone, alla presenza dell’Assessore regionale dei beni culturali e dell’identità
siciliana Francesco Paolo Scarpinato. L’antiquarium, realizzato con fondi dell’Assessorato regionale dei beni culturali, nasce dalla sinergia tra la Soprintendenza per i beni culturali e ambientali di Catania, diretta da Irene Donatella Aprile, e il Comando provinciale della Guardia di Finanza di Catania, diretto dal generale Antonino Raimondo, su progetto di Fabrizio Nicoletti.

Sorto tra il 1643 e il 1652 come convento dei Domenicani, l’edificio sede dell’antiquarium archeologico
venne edificato su un’area compresa fra le attuali via Luigi Sturzo e via San Gregorio. Confiscato dal regno d’Italia, fu assegnato alla Guardia di Finanza al termine della Grande Guerra. L’antiquarium si compone di 14 vetrine distribuite in quattro ambienti, che espongono 69 reperti, tutti recuperati in operazioni della Guardia di Finanza. I manufatti più antichi, tutti in bronzo, sono costituiti da una punta di lancia cipriota e da un gruppo di asce che risalgono al II millennio a.C. Agli inizi del I millennio a.C. si datano un tintinnabulum, fibule con arco serpeggiante e una daga di tipo celtico. La gran parte dei reperti è di epoca greca o etrusca.

Dettagli specifici sulle opere

Sono esposti vasi a figure nere, tra i quali un’anfora con scena dionisiaca, e a figure rosse, attici, apuli e campani, tra cui un cratere con rappresentazione del rapimento di Egina, esposto insieme a un colino in bronzo usato per filtrare il vino, e un’anfora apula con dettagliata scena di sposalizio. Tra la coroplastica di epoca greca sono di indubbia qualità artistica due antefisse raffiguranti i volti di un ragazzo e di una ragazza, databili alla metà del V sec. a.C., che originariamente decoravano il tetto di un edificio sacro o funerario, maschere teatrali, un oscillum raffigurante vari frutti, un pinax raffigurante un atleta che si esibisce durante un simposio, statuette femminili abbigliate secondo la moda del tempo e un gruppo raffigurante la favola di Eros e Psyche. Di epoca greca sono anche alcuni bronzi, tra i quali fibule, un’armilla con teste di serpenti, armi di vario tipo e un bacino con orlo perlato, esposto insieme ad una oinochoe.

Sono invece etruschi un kantharos in bucchero e uno specchio in bronzo con manico desinente a testa
di anatra. La disposizione dei reperti vuole rendere l’idea di una tipica raccolta illegale, che li ha sottratti al loro contesto di appartenenza cancellando ogni traccia della loro origine: questi reperti, orfani della loro
storia, possono ormai raccontare solo sé stessi.

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