Il quadro emerge dai dati raccolti dall’Istituto nazionale di statistica: nell’isola la mortalità sfiora l’1 ogni 10mila residenti. La fascia più a rischio è quella dei giovani tra i 15 e i 34 anni
PALERMO – I giovani siciliani sono tra i più a rischio di decesso per incidenti stradale. Un dato agghiacciante, quello rilevato dall’Istat nel rapporto Bes 2022: in Sicilia la mortalità per incidenti stradali, tra i 15 ed i 34 anni, è dello 0,8 ogni 10 mila residenti.
Il rapporto è tra i più alti in Italia: peggio solo il Veneto, allo 0,9, e la Basilicata, che sale a 1. Sulla stessa quota dell’Isola, a 0,8, ci sono Friuli e Puglia.
Sicilia al di sopra della media nazionale
La Sicilia si trova quindi al di sopra della media nazionale, che si ferma a 0,6, grazie a tante regioni dove il dato è evidentemente più basso: il dato migliore si registra nelle Marche, dove ci si ferma a 0,3, seguita dalla Lombardia e da Bolzano, a 0,4.
L’alcol tra le cause principali
Una delle possibili cause di questo dato così triste e allarmante, l’aumento nella quota dei consumatori di alcolici a rischio di dipendenza. Un aumento che prima ha visto una correlazione con la pandemia da covid 19 e il lockdown, la limitazione della vita sociale, che aveva portato molti ad attaccarsi alla bottiglia, nella fascia d’età adulta. Al contrario, il ritorno alla socialità ha portato molti giovani a vivere i momenti di incontro come possibilità di lasciarsi andare agli eccessi.
Cos’è il binge drinking
Nel 2022, infatti, tale aumento è correlato all’abitudine al binge drinking, cioè alla assunzione smodata di alcol, finalizzata a un rapido raggiungimento dell’ubriachezza e praticata generalmente in occasione di feste o durante il fine settimana.
Tale pratica è cresciuta soprattutto tra i ragazzi e gli adulti di 14-44 anni, passando dal 10,4% del 2021 al 11,7% del 2022. Le abitudini più rischiose nel consumo di alcol si confermano essere maggiormente diffuse nelle regioni del Nord, specialmente nel Nord-Est (18,4%), rispetto al Centro (16%) e al Mezzogiorno (12,2%); però, rispetto al 2021, nonostante si sia osservato un aumento nella prevalenza dei consumatori a rischio su tutto il territorio nazionale, l’incremento maggiore si è avuto nelle regioni meridionali (+1,2%).
Tra il 2021 e il 2022 l’incremento maggiore si è osservato proprio tra i giovanissimi di 14-17 anni (+ 3,8%). Un’altra fascia di età in cui il consumo a rischio è elevato è quella delle persone di 65 anni e più tra cui si attesta al 18,3%. I comportamenti di consumo a rischio che caratterizzano i giovani e gli anziani sono però nettamente differenti: più legato al consumo eccessivo, specialmente nel fine settimana, il comportamento dei primi, mentre di tipo giornaliero non moderato quello dei secondi.
La prevalenza continua ad essere maschile. Il differenziale di genere si mantiene elevato, con una quota più che doppia di uomini con abitudini di consumo a rischio di bevande alcoliche (21,8% uomini contro 9,6% donne). Nel tempo, tuttavia, si è ridotta la distanza di genere a causa dell’aumento dei comportamenti di consumo a rischio tra le donne.
A livello nazionale, secondo i dati raccolti dall’Istituto superiore della sanità, nel 2020-2021, meno della metà degli adulti di età compresa tra i 18 e i 69 anni (42%) dichiara di non consumare bevande alcoliche, ma 1 persona su 6 (17%) ne fa un consumo definito a “maggior rischio” per la salute, per quantità o modalità di assunzione.
Il consumo a “maggior rischio” è più frequente fra i giovani e in particolar modo i giovanissimi, tanto che fra i 18 e i 24 anni la quota sfiora il 35%, fra gli uomini e fra le persone socialmente più avvantaggiate: sono bevitori a rischio il 19% di chi non ha difficoltà economiche contro il 14% di chi ha molte difficoltà economiche. Beve di più anche chi ha un alto livello di istruzione: si parla del 20% fra i laureati contro l’8% fra chi ha, al più, la licenza elementare.