Il report del Centro Studi Pio La Torre fa emergere giovani "pessimisti" ma consapevoli: la mafia agisce dove trova "vulnerabilità" e per molti, purtroppo, ha ancora molto potere.
Una fiducia sempre più scarsa nella politica e nelle istituzioni, ma anche un’attenzione sempre più estesa al fenomeno della mafia in tutta le sue sfaccettature e al suo impatto in una situazione di crisi generale: è quanto emerge dalla 16esima “Indagine sulla percezione mafiosa da parte dei giovani studenti” divulgata dal Centro Studi Pio La Torre.
Un documento che rivela informazioni preziose non solo su come le nuove generazioni concepiscono la mafia e gli strumenti per contrastarla, ma anche come il tema della criminalità organizzata si intreccia – nella percezione degli studenti – con il mondo della politica, con la crisi economica e sociale e con le emergenze che ostacolano la quotidianità nazionale e internazionale, dalla povertà all’economia sommersa.
Indagine sulla percezione della mafia, ripudio ma sfiducia nelle istituzioni
La voce dei giovani è unica: la mafia è un male da estirpare. C’è il totale rifiuto nei confronti di un “cancro” che avvelena lo sviluppo e la democrazia in un Paese relativamente difficile, a nord come al sud. Tuttavia, c’è anche una grande consapevolezza del “potere” della criminalità organizzata e una generale sfiducia nelle istituzioni (in particolare politiche) in relazione all’azione antimafia.
Lo conferma il commento del presidente emerito Vito Lo Monaco ai risultati dell’indagine sulla percezione della mafia del Centro Pio La Torre. “La stragrande maggioranza degli intervistati conferma il ripudio della mafia considerata un fenomeno criminale che condiziona la vita politica, la democrazia e lo sviluppo socio-economico non solo del Sud, ma dell’intero Paese. Contestualmente cresce la sfiducia degli intervistati verso le classi dirigenti politiche soprattutto verso quelle locali ritenute responsabili della persistenza e riproduzione della mafia”.
“La mafia appare più forte dello Stato, ma i successi delle azioni sociali e istituzionali di contrasto riducono in modo significativo al 39% la percentuale precedentemente maggioritaria”.
L’ombra mafiosa sull’economia
La criminalità organizzata “manipola” spesso la vita economica e sociale del Paese, soprattutto (ma non solo) al Sud. Lo fa attraverso il “pizzo”, i finti aiuti offerti alle persone in difficoltà, estorsioni e perfino commerci illeciti. La mafia potrà non essere la stessa del periodo stragista, ma la sua evoluzione in “mafia da business” non può non destare preoccupazioni.
“Nei processi innescati dalle grandi sfide del futuro (transizione energetica ed ecologica, riforme amministrative) l’economia italiana è finalmente ripartita: quale ruolo hanno le mafie in questo quadro?”. Questa è la domanda da cui parte l’analisi di Adam Asmundo, a commento della 16esima indagine sulla percezione della mafia e del fenomeno mafioso del Centro La Torre.
Nella sua riflessione, Asmundo pone il contrasto tra export in crescita e attività produttive dalle grandi potenzialità e la persistente ombra dell’economia sommersa. Lavoro assente o “in nero”, truffe, business illeciti e incontrollati: sono questi a ostacolare la crescita del Paese e a garantire il proliferare, soprattutto al Sud, della mafia.
“La flessione molto più lenta dei dati assoluti rispetto alle regioni del Centro-nord manifesta le enormi difficoltà che il Sud attualmente attraversa nella ripresa. Si tratta di dati che confermano la diffusione territoriale della povertà e del disagio economico nel Paese, condizioni che, nei termini dell’analisi che stiamo svolgendo, rendono il tessuto sociale maggiormente permeabile a una ‘legalità debole‘ o all’illegalità come risorsa economica e occupazionale“, commenta Asmundo.
I “segni” della mafia sul territorio
Nell’indagine sulla mafia e la percezione che di essa hanno i giovani, agli studenti intervistati viene chiesto: “Quali attività illegali ritieni indicative della presenza mafiosa nella tua città?”. Dove agisce la mafia e dove “si vede”?
Spaccio di droga, lavoro nero e rapine. Queste le attività illecite che vedono il “trionfo” della mafia secondo i giovani intervistati. Seguono gli abusi edilizi e la corruzione in generale. Per il 4,47% dei rispondenti, poi, una traccia della criminalità organizzata emerge anche dagli scambi di voti in politica.
Come colpire la mafia: le risposte dei ragazzi
Solo per il 19% degli intervistati nell’ambito dell’indagine lo Stato è più forte della mafia. Neanche un quarto degli studenti, rappresentanti delle nuove generazioni, sembra vedere le istituzioni abbastanza potenti da sconfiggere la criminalità organizzata.
Delle soluzioni per contrastare il fenomeno mafioso, però, ci sono e per i giovani sono importanti. Tra le risposte più gettonate, nel report emergono:
- Colpire la mafia nei suoi interessi economici (23%);
- Combattere corruzione e clientelismo (18%);
- Educare i giovani alla legalità (18%);
- Potenziare il controllo del territorio (14%).
Non sostenere ma ostacolare la mafia colpendola nel suo principale interesse: i soldi. Per i ragazzi, questo sarebbe il principale strumento per sconfiggere la criminalità organizzata.
Sconfiggere la criminalità organizzata è possibile?
Proponendo e accettando come valide queste soluzioni, i giovani sembrano quasi concedersi un momento di ottimismo. Dalle risposte alla domanda “La mafia può essere sconfitta?”, però, emerge tutt’altro.
“Cresce ancora, rispetto agli anni passati, il numero dei rispondenti ‘pessimisti’ che ritengono che il fenomeno mafioso non potrà essere definitivamente sconfitto”. Sono queste le parole amare di Ernesto Ugo Savona, che nel suo intervento “Il doppio filo che lega istituzioni e futuro delle giovani generazioni” nell’ultimo numero di “Asud’europa” commenta i risultati del report del Centro Studi Pio La Torre.
I giovani vorrebbero vedere la mafia sconfitta, ma sanno che ci sono ostacoli e non hanno una visione ottimista del futuro. Neanche dopo progressi importanti, come il recente arresto di Matteo Messina Denaro. Alla domanda “La mafia può essere sconfitta?”, infatti, il 47,10% ha risposto no, il 33,61% non so. Solo poco meno del 20%, quindi, crede che si possa mettere una pietra sopra a decenni dominati dall’impatto della criminalità organizzata.
Una sfiducia che per Savona andrebbe spiegata e considerata “assieme ad altre variabili”, dalla scarsa partecipazione elettorale al generale disinteresse verso i problemi della vita collettiva fino alla posizione delle politiche per i giovani e la “questione giovanile” nel dibattito pubblico e politico.
Il ruolo di istruzione e informazione
Si parla di mafia, in contesti diversi, e l’indagine del Centro Studi Pio La Torre lo conferma. Il 66,81% discute più frequentemente del tema a scuola, il 52,41% ammette di averne parlato almeno una volta in famiglia. Per parlare di temi così delicati, gli insegnanti e i familiari rimangono gli “astri guida”. In un contesto di generale sfiducia, scuola e famiglia godono di una considerazione fondamentale per instradare i giovani verso una cultura della legalità in grado di fare la differenza.
Su “Asud’europa”, Alessandra Contino commenta: “Sembra che, nonostante la sfiducia generalizzata e la ‘delusione’ diffusa nei confronti degli adulti di riferimento, gli insegnanti e la scuola riescano a mantenere una certa credibilità. I ragazzi indicano nei percorsi formativi e nei percorsi di reclutamento formale, come concorsi o centri per l’impiego, la maggiore utilità nella ricerca di un lavoro, nonostante le modalità informali attraverso reti amicali o parentali e quelle illegali che riguardano la corruzione di politici o la richiesta a dei mafiosi, restano una presenza ancora significativa e preoccupante”.
C’è fiducia nell’istruzione, si considera l’importanza dell’informazione (che oggi avviene principalmente tramite i social). I giovani, però, guardano sempre più spesso con sospetto alla politica. E manifestano anche la preoccupazione sui potenziali interventi nella mafia nella gestione di fenomeni “pericolosi”, dal traffico di esseri umani alla povertà e alla disoccupazione dilaganti.
La mafia “colpisce” sfruttando i punti deboli dello Stato. I giovani lo sanno bene, ma desiderano l’azione delle autorità. In un messaggio riportato da “Asud’europa”, gli alunni delle classi 3A LSA e 3B LSA
I.T.I. “Antonio Pacinotti” Fondi commentano: “La mafia riesce a prendere il sopravvento laddove trova vulnerabilità, creando disuguaglianza. La poca fiducia che noi giovani riponiamo nello Stato, com’è emerso dal sondaggio, è un ostacolo che va rimosso. La mafia è un’apparente macchia indelebile sulla nostra comunità e ciascuno di noi, nel suo piccolo, è chiamato a dare il suo contributo affinché sia cancellata per sempre”.
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