Il documento, redatto da 38 esperti provenienti da diverse università, spiega tutte le ragioni del no alla realizzazione del ponte sullo Stretto.
Spiegare tutte le ragioni del “No” al progetto definitivo per la realizzazione del ponte sullo Stretto. Si sono incontrate questa mattina a palazzo Zanca le associazioni ambientaliste e i comitati No ponte che in un documento redatto da 38 esperti contestano la potenziale devastazione di Messina.
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L’incontro No ponte a palazzo Zanca
Nel corso dell’incontro No ponte sono state ripercorse alcune delle richieste di supplemento documentale formulate da parte della Commissione Via – Vas nei confronti della società Stretto di Messina Spa. Oltre 200, per l’esattezza, che la società ha già fatto sapere di essere pronta a fornire al Ministero dell’Ambiente entro i 30 giorni stabiliti per legge.
La paura delle associazioni ambientaliste e dei comitati no ponte resta la potenziale devastazione di Messina, che diventerebbe a tutti gli effetti una città cantiere. “Conoscendo la durata dei cantieri a queste latitudini – spiegano i comitati per tramite dei portavoce – il rischio è quello che un progetto da concludere entro il 2032 diventi un cantiere con fine lavori mai”.
Di base vi è la mancata fiducia nelle rassicurazioni fornite da parte della Stretto di Messina Spa, dal ministro Salvini che ha confermato di voler realizzare l’opera a tutti i costi e dal ministro Fratin, che ha smentito le voci di una bocciatura del progetto, così come fatto a più riprese anche da Ciucci.
Le associazioni presenti
A darsi appuntamento a Messina sono però stati i rappresentanti di Wwf, Legambiente, Italia Nostra, Lipu, Kyoto Club, Man, SdT Onlus e dei Comitati “Invece del Ponte” e “NoPonte Capo Peloro”. In discussione “gli effetti che l’opera produrrebbe alla città sulla salute dei cittadini, sul patrimonio artistico e i beni culturali, sull’ambiente e l’habitat dei luoghi interessati dai cantieri”, affermano i comitati.
“Che i cantieri del Ponte non interesserebbero solo la zona nord della città è evidente ormai a tutti – afferma il Comitato “Spazio No Ponte” –. La pubblicazione delle mappe e il lunghissimo elenco degli espropri hanno sconfessato gli eleganti “rendering” pubblicati ad arte per dare una rappresentazione edulcorata dell’impatto che l’infrastruttura avrebbe sul territorio. Gli abitanti di interi quartieri interessati dai cantieri si troverebbero per molti anni in una condizione di invivibilità”.
Nel frattempo, proprio in questi giorni, sono al lavoro giorno e notte i tecnici della Stretto di Messina Spa, chiamati a fornire alla Commissione Via – Vas tutti gli incartamenti richiesti per rispondere alle oltre 200 integrazioni documentali per ottenere il via libera riguardo l’impatto ambientale dell’opera. Per chiarire, ancora una volta, ogni singolo aspetto, dopo essere stato a Messina nel pomeriggio di ieri, Ciucci stamane ha partecipato a un incontro presso l’università Mediterranea, al forum “Il Ponte del Mediterraneo”, organizzato dai Distretti Rotary 2102 della Calabra, e 2110 di Sicilia e Malta.
“È un ponte del Mediterraneo, una parte strategica dell’itinerario che va da Helsinki fino a Palermo – ha spiegato il manager. Ci sono tre interruzioni tra Danimarca, Germania e lo Stretto di Messina. Le prime due opere sono in fase di realizzazione e anche il collegamento tra Danimarca e Germania. Per questo è necessario rispettare i tempi in modo da arrivare nel 2032 all’apertura del ponte”.
La questione degli espropri
Non sono dello stesso avviso gli espropriandi di entrambe le sponde dello Stretto. Nella zona di Contesse, a ben 25 chilometri di distanza da dove dovrebbero sorgere i piloni siciliani del ponte sullo Stretto, è andata in scena in contemporanea una raccolta firme promossa dal Movimento Cinque Stelle. La zona di Contesse, al pari di Torre Faro, è quella che ospiterà i principali cantieri della città. La paura degli abitanti è quella di vedere mutare per sempre due interi quartieri, compromettendone gli aspetti connessi con l’ambiente.
Giuseppe Magazzù, del Comitato “Invece del ponte”, si occupa delle relazioni possibili tra l’avvio della cantierizzazione e quelle che possono essere le ricadute mediche sulla salute della persone: “Esistono studi che dimostrano come possa esserci una forte correlazione tra patologie dovute all’inquinamento e l’eventuale inizio dei lavori in città, soprattutto tra quegli individui più fragili come i bambini e gli over 65”.
Presente all’incontro di Contesse il deputato regionale dei Cinque Stelle, Antonino De Luca: “Tantissimi cittadini hanno chiesto informazioni e hanno paura per le procedure di asservimento ed esproprio che potrebbero riguardare le loro abitazioni. Questo progetto fa paura a tanti, noi continueremo a informare i cittadini e svolgere un’azione politica per fermare quest’opera”.