Il QdS incontra i candidati. Il deputato regionale La Vardera: “Se eletto propendo per lasciare l’Ars, in Europa si decide il futuro delle Isole”
Ismaele La Vardera, deputato dell’Assemblea regionale siciliana e vice presidente della Commissione regionale antimafia, è candidato alle prossime elezioni europee nella lista “Libertà”.
Onorevole, quali sono i motivi che l’hanno spinta a candidarsi alle prossime elezioni Europee?
“Sicuramente questa Europa, così com’è, a noi non piace. Abbiamo voluto mettere insieme più forze, anche con anime diverse rispetto a determinati temi italiani, e ci siamo federati sulla base di un comune denominatore, ‘meno Europa, più equità’. Siamo in presenza di un Europa che non mette al centro l’agricoltura, la pesca ma che dice all’Italia cosa deve fare. Anche alla luce delle guerre oggi in essere che minacciano la nostra pace e la nostra serenità, ricordiamo che l’Europa era nata sulle macerie della seconda guerra mondiale proprio per garantire pace e stabilità. Oggi non vedo più questi obiettivi ma una corsa agli armamenti come se possedere armi fosse segno del proprio peso nei tavoli di trattativa. Questa deriva guerrafondaia dell’Europa non ci piace. Sono questi i motivi che ci, e mi, hanno convinto di scendere in campo con un progetto che nasce con una forte trazione meridionale che parte proprio dalla Sicilia, dove siamo stati il primo partito alle scorse elezioni regionali. Non potevamo più rimanere a guardare, a fare i semplici spettatori e oggi abbiamo federato diverse forze in tutt’Italia e ora i sondaggi ci dicono che siamo una forza di respiro nazionale, che comprende anime del Nord e del Centro dell’Italia”.
Qualora dovesse essere eletto, abbandonerà la sua attuale carica all’Ars e siederà sullo scranno del Parlamento Europeo?
“Valuterò con la comunità che mi ha sostenuto, con i colleghi di partito, quale sarà la scelta migliore ma anticipo che io, personalmente, diffido da quanti si candidano con la c.d. candidatura di servizio e, se dovessi raggiungere il risultato, sarei molto propenso a chiudere la mia esperienza all’Ars e ad andare al Parlamento Europeo, anche per rispetto del lavoro che stiamo svolgendo e degli elettori che ci daranno fiducia”.
Lascerà, quindi, la Sicilia?
“In realtà rilancio, perché è proprio dall’Europa che passano il 70% delle questioni che riguardano la Sicilia e la Sardegna e, proprio da lì, vorrà dire poter portare avanti, con maggiore forza, il lavoro fatto nel Parlamento siciliano e darne continuità affrontando direttamente i temi riguardanti l’agricoltura, la pesca, le energie rinnovabili, il futuro delle nostre case, se ristrutturarle o meno”.
Cosa porta in dote Ismaele La Vardera in Europa?
“La gente mi ha conosciuto e ha apprezzato il lavoro che ho svolto in questi due anni nel Parlamento siciliano. Sa che sono un infaticabile lavoratore, sempre presente, non a caso ho il 95% di presenze in aula. Porto in dote la scelta e la capacità di vivere il proprio ruolo con grande responsabilità, non come una concessione ‘papale’. Continuerò a ‘fare scruscio’, come ho fatto in questi anni, facendo rumore là dove è necessario fare proposte concrete per cambiare questa Europa e raggiungere i risultati che mi sono prefisso”.
Tra le sue battaglie e il suo impegno, citerei il suo impegno di contrasto alla diffusione delle sostanze stupefacenti e quello in Commissione Antimafia…
“Il background che mi porto appresso è il lavoro partecipativo e propulsivo su alcuni tempi fondamentali cui aggiungerei la valorizzazione della politica, in un momento storico in cui questo termine è diventato desueto e alla luce di continui arresti, indagini e trattative tra politici e mafiosi in cui sono chiesti, e ottenuti, voti. Davanti a tutto questo non possiamo rimanere a guardare e non parlare di questione morale e lo faremo anche in Europa che, da tempo, è diventato un territorio in cui le mafie ridistribuiscono i loro proventi economici derivanti da attività criminose e malaffare. Devo riconoscere che anche in altre liste ci sono candidati che, proprio su questo tema, sono stati da esempio per tutti noi, come Giuseppe Antoci o Sonia Alfano, cui faccio i miei auguri per questa competizione, che potranno essere ottimi e solidi alleati in questa lotta”.
A proposito, invece, della pace che lei ha citato. Una delle prime cose che saranno sul tavolo per il nuovo Parlamento Europeo sarà la creazione di un esercito e una difesa comune europea. Qual è la vostra posizione?
“In questi anni l’escalation del conflitto in Ucraina e quello in Palestina ci racconta che le guerre non fanno bene a nessuno se non ai fabbricanti d’armi e lo dimostra il fatto che il business delle armi, proprio in questi ultimi anni, è cresciuto del 400%. Non si tratta solo di problemi legati alla geopolitica ma a enormi interessi economici. Oggi è necessario uno sforzo diplomatico internazionale enorme perché il baricentro deve essere il raggiungimento della pace, non gli interessi economici. Rispetto all’esercito unico europeo noi non siamo d’accordo perché riteniamo che ogni singolo Stato debba, nella propria autonomia, potersi difendere autonomamente e basarsi sul presupposto che, in caso di aggressione, la diplomazia può essere l’unica via”.
Parliamo di percentuali, ritenete di poter superare la soglia di sbarramento?
“Siamo un partito nazionale e abbiamo ramificazioni in tutte le Regioni italiane. La risposta che stiamo raccogliendo è straordinaria e questa è la c.d. ‘prova del 9’ e dimostreremo cosa ha prodotto, in termini di voti, tutto il nostro lavoro anche perché siamo l’unica forza politica in dissenso con questa Europa”.
A questo proposito, dando per scontato il vostro superamento della soglia di sbarramento, quale sarà la vostra casa, ossia quale sarà l’apparentamento che farete?
“Non ci asserviremo a questa Europa perché la vogliamo cambiare e quindi non possiamo entrare nelle fila degli europeisti convinti: pertanto la nostra area di riferimento sarà quella degli euroscettici. È chiaro che però questa scelta sarà oggetto di discussione con le forze politiche che ci hanno dato una mano a raggiungere questo risultato”.
Nella vostra lista non ci sono “ras delle preferenze” ma non ci sono nemmeno “big”…
“Non abbiamo mai aperto le porte a candidati uscenti, in quest’occasione abbiamo fatto una scelta, che potrà risultare impopolare, ma abbiamo scelto di candidare persone che hanno deciso di non fare politica per mestiere. Proprio per questo nella nostra lista c’è stato spazio per Sergio De Caprio, Piera Aiello ed Enrico Rizzi, solo per citarne alcuni. Per il resto la nostra storia e i risultati ottenuti là dove ‘Sud chiama Nord’ ha amministrato in questi anni parla per noi”.
Dove chiuderete la campagna elettorale?
“Là dove tutto è iniziato, ossia a Messina: il 6 giugno si terrà l’evento per la chiusura della campagna elettorale, quel luogo in cui la politica siciliana è stata rivoluzionata da Cateno De Luca”.