Isole minori, sanità a mezzo servizio: l’emergenza silenziosa fatta di disagi e costi enormi - QdS

Isole minori, sanità a mezzo servizio: l’emergenza silenziosa fatta di disagi e costi enormi

Roberto Pelos

Isole minori, sanità a mezzo servizio: l’emergenza silenziosa fatta di disagi e costi enormi

giovedì 27 Luglio 2023

A Levanzo e Marettimo infermieri "a tempo". Un figlio a Lipari? Un incubo. Grido d’allarme dei sindaci: “Noi cittadini di serie b”. Ma è tutto il sistema ad essere in sofferenza

Isole minori e sanità di frontiera: è un’emergenza nell’emergenza quella vissuta quotidianamente dai suoi abitanti costretti a fare i conti, in tutti gli aspetti della vita quotidiana, con l’isolamento, spesso anche pagando un prezzo alto in termini di tutela del diritto della salute a causa della lontananza dai grandi centri abitati e della carenza di personale specializzato.

A Panarea e Filicudi (Isole eolie, Messina) da qualche settimana sono già operative per la prima volta due ambulanze, mentre la postazione del 118 già esistente a Lipari può contare anche su un secondo mezzo di soccorso. Il provvedimento è stato disposto dall’assessorato regionale alla Salute e concertato con la Seus 118 e l’Asp di Messina. Certamente una buona notizia. Ma nelle Isole minori permangono i problemi di cui abbiamo fatto cenno all’inizio e a tal proposito, il Quotidiano di Sicilia ha intervistato Francesco Forgione e Riccardo Gullo, sindaci rispettivamente di Favignana (Tp) e Lipari (Me) per conoscere più da vicino le criticità di quei territori.

Sindaco Forgione, quali sono le criticità del vostro territorio dal punto di vista sanitario?
“Le criticità stanno nella difficoltà nel rispettare la Costituzione nel diritto alla salute perché da noi è tutto più complicato, tranne per il pronto soccorso a Favignana. A Levanzo e Marettimo c’è una guardia medica dove per tutto l’anno è presente solo un medico e neanche un infermiere, in servizio solo da maggio ad ottobre. I collegamenti sono garantiti soltanto con l’elisoccorso che trasferisce i casi d’urgenza a Trapani o a Palermo e da un idroambulanza in estate. Abbiamo anche un piccolo poliambulatorio a Favignana ma si opera in condizioni di grandi difficoltà”.

Fino ad oggi c’è stata disponibilità dei governi nazionale e regionale a venirvi incontro?
“Abbiamo un buon rapporto con la Asp di Trapani ma chiediamo più servizi almeno per il piccolo poliambulatorio di Favignana soprattutto a vantaggio delle persone anziane e dei bambini che hanno maggiori difficoltà specie in inverno quando siamo più isolati a causa delle condizioni meteo-marine. Dal Governo Regionale ci aspettiamo che un infermiere nei nostri presidi ospedalieri sia garantito tutto l’anno e che lo stesso si faccia per i servizi di assistenza a Favignana”.

Da Favignana a Lipari: anche qui cittadini di serie B, privati dei servizi essenziali

Sindaco Gullo, lei ha recentemente sottolineato la necessità di un ospedale che sia realmente in grado di rispondere alle esigenze di salute degli eoliani. Cosa vi manca nello specifico?
“La struttura sanitaria che abbiamo manca di molti servizi essenziali e la popolazione è costretta ad usare gli elicotteri. Non ci sono posti adeguati in chirurgia e ci è stato tolto il reparto maternità con conseguenti enormi disagi, per quello che dovrebbe essere invece un lieto evento, a causa soprattutto dei trasferimenti molto costosi a cui si è costretti in questi casi”.

Il percorso di ricostituzione del centro nascite non è ancora stato avviato?
“Non è stato ancora avviato: il centro nascite, avendo un numero limitato di nascite come altri che versano nelle medesime condizioni, va proposto al ministero e va autorizzato. L’ospedale di Lipari va rimesso al centro dei bisogni della popolazione e riorganizzato affinché corrisponda pienamente alle necessità dell’intera popolazione e non solo quella residente considerando il gran numero di persone presenti nell’arcipelago durante l’estate”.

Sono state attivate negli ultimi anni delle iniziative per incentivare la presenza dei medici?
“Come è emerso da una riunione, in tutta Italia c’è carenza di medici a causa della riforma universitaria che ha imposto il numero chiuso. Se non si reperisce il personale medico bisogna pensare a delle forme di mobilità o ad incentivi facendo in modo che il personale previsto nella pianta organica sia realmente assunto”.

Intanto, con riferimento all’ospedale di Lipari, il coordinamento Eolie Sanità riferisce che “a seguito dell’audizione all’Ars dello scorso 21 giugno si è tenuto l’annunciato tavolo tecnico convocato dal Dirigente Generale del Dipartimento Regionale per la Pianificazione Strategica dell’Assessorato alla Salute della Regione Siciliana, Salvatore Iacolino. Un tavolo tecnico opportuno e necessario per capire almeno come tamponare l’evidente carenza di medici dell’Ospedale di Lipari. Il Coordinamento Eolie Sanità nell’esprimere apprezzamento per l’avvio di questo processo di verifica e riorganizzazione delle risorse, evidenzia come lo stesso debba però condursi in modo continuativo e regolare così da monitorare i progressi e adeguare di volta in volta l’offerta alle reali esigenze del territorio”.

Silenzio dall’assessore Volo, domande senza risposta e problemi senza soluzioni

Non è possibile accettare che il grido d’allarme lanciato dai sindaci isolani attraverso le colonne del QdS cada nel vuoto. Ecco perché abbiamo provato a metterci in contatto, senza però riuscirci, con l’assessore regionale alla Sanità, Giovanna Volo.

Nostro preciso intento era fare il punto con l’esponente del Governo Schifani per capire quali provvedimenti l’Assessorato è intenzionato a prendere per sopperire alle carenze emerse dai racconti dei primi cittadini, se ci sono iniziative in serbo per incentivare la presenza dei medici nelle stesse isole (e se in tal senso ci sono interlocuzioni con Roma) e quali risposte dare, più nello specifico, al comune di Favignana che alla Regione siciliana ha chiesto espressamente più servizi per il piccolo poliambulatorio e un infermiere che sia sempre presente nei presidi come Levanzo e Marettimo.
Domande che restano senza risposta e problemi che restano senza soluzioni.

Anche perché le criticità non riguardano solo la sanità di frontiera ma tutto il comparto. Dall’ultimo rapporto del Centro per la ricerca economica applicata alla sanità (Crea Sanità) su “Le performances regionali”, emerge come la nostra regione risulti avere livelli di performances peggiori, inferiori al 32%, insieme a Puglia, Sardegna, Campania, Basilicata e Calabria, mentre i migliori risultati si registrano in Veneto, Provincia Autonoma di Trento e Provincia Autonoma di Bolzano che superano la soglia del 50% (rispettivamente 59%, 55% e 52%).

Sul rapporto Crea Sanità è intervenuto il capogruppo del Movimento 5 Stelle all’Ars e componente della commissione Salute a Palazzo dei Normanni, Antonio De Luca.

“Tra le altre cose – afferma De Luca – questo report mette in evidenza deficienze che denunciamo da sempre: lunghissime liste d’attesa, siciliani che rinunciano alle cure, scarsa assistenza domiciliare ai disabili e via discorrendo. E siccome al peggio non c’è mai fine, – continua il capogruppo del M5S all’Ars – la situazione potrebbe addirittura diventare catastrofica con il regionalismo differenziato che contribuirebbe ad allargare ancora di più il divario tra Nord e Sud”.

Cure essenziali, Sicilia tra regioni inadempienti

Solo 14 Regioni promosse, nel 2021, per l’erogazione delle cure essenziali, i Lea: Abruzzo, Basilicata, Emilia-Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Lombardia, Marche, Provincia Autonoma di Trento, Piemonte, Puglia, Toscana, Umbria, Veneto.
In aumento, comunque, rispetto alle 11 del 2020. In particolare, dal 2020 al 2021 tre Regioni diventano adempienti: Abruzzo, Basilicata e Liguria. Rimangono inadempienti in 7: Campania, Molise, Provincia Autonoma di Bolzano e Sicilia, con un punteggio insufficiente in una sola area; Sardegna con un punteggio insufficiente in due aree; Calabria e Valle D’Aosta insufficienti in tutte le tre aree. Si conferma anche per il 2021 il gap Nord-Sud: solo Abruzzo, Puglia e Basilicata si trovano tra le 14 Regioni adempienti, peraltro con i punteggi più bassi tra quelle ‘promosse’.

Questa la fotografia scattata dalla Fondazione Gimbe, che ha effettuato alcune analisi del ‘Monitoraggio dei Lea attraverso il nuovo Sistema di garanzia’, di recente pubblicato dal ministero della Salute.

L’obiettivo, spiega il presidente della Fondazione Gimbe, Nino Cartabellotta, è “stimare l’entità dell’attuale frattura Nord-Sud nel garantire il diritto costituzionale alla tutela della salute e dei conseguenti rischi della ‘sanatoria’ proposta dal Comitato Lep”, che per l’autonomia differenziata non riterrebbe necessario definire i Livelli essenziali delle prestazioni in quanto già esistono i Lea, “oltre che per valutare la resilienza e la capacità di ripresa dei servizi sanitari regionali nel secondo anno della pandemia”.

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