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Italia insicura

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Italia insicura

Giovanni Pizzo  |
martedì 23 Maggio 2023

L’Italia è come una vecchia signora un tempo bellissima, con degli occhi ancora verdi come la sua bandiera, ma con i segni del tempo e dell’incuria, della trascuratezza con cui ha vissuto.

L’Italia è fragile come uno dei suoi affreschi rinascimentali esposti alle intemperie. Terremoti, frane, alluvioni, segni di dissesto idrogeologico ovunque a macchia di leopardo. È una terra vecchia geologicamente e geomorficamente, sdrucita, lesionata, ferita. L’Italia è come una vecchia signora un tempo bellissima, con degli occhi ancora verdi come la sua bandiera, ma con i segni del tempo e dell’incuria, della trascuratezza con cui ha vissuto. Ogni tanto tentiamo di tirarla su con opere di chirurgia estetica, come il Mose o il fantomatico Ponte dello Stretto, che ritorna come il reflusso gastroesofageo, ma ritualmente cede ovunque.

Governo dopo Governo hanno una sola ansia. Eliminare quello che ha messo in piedi quello precedente. Il risultato, soprattutto degli ultimi trent’anni, è il nulla prodotto su azioni concrete che riguardino terreni fragili, paludosi, sismici, su manutenzioni di boschi o di canali fluviali. Il nulla atomico. Se c’è caldo africano, cosa normale per posizione geografica, i boschi bruciano, se c’è pioggia, e il clima cambiato ne muta la composizione, l’Italia si allaga.

Ma non si sapeva del tempo avverso in Romagna? Non abbiamo meteorologi in Italia? Certo.
Non si poteva allertare le truppe, vigili del fuoco, esercito, schierarle sui luoghi prima del disastro, come fanno in America quando arriva un uragano, per diminuire quantomeno il calcolo delle vittime? Certo.
Non si può lavorare, vista la disoccupazione, il Reddito di Cittadinanza, la leva obbligatoria ma forse no, il destino cinico e baro, sulla prevenzione pulendo canali e scoli, sottoponendo a manutenzione argini, pulendo fogne, dragando fiumi e torrenti, palificando frane e smottamenti? Certo.

E perché non si fa? Perché si assiste sempre a scaricabarile continui alla prima conta di morti e danni? Quando c’era Zamberletti, con quella faccia mite e dolente, una maschera di dispiacere autentica, lui non scaricava colpe su nessuno, portava con dignità la sua croce come un Cireneo. Oggi nessuno previene o risolve, esercita solo il suo ruolo di scaricatore di colpe. Non sono stato io. Sono arrivato ora, non ho mezzi sufficienti. Non c’ero, e se c’ero dormivo. Ma perché ce l’ho io la delega alla protezione civile? Ne siete certi?

E così si inanellano drammi e morti, vite distrutte, attività che non riaprono, un territorio abbandonato ad un destino indegno di una Nazione civile. E vai con la prossima tragedia, magari una nuova guerra, un nuovo naufragio nel Mediterraneo di profughi, così l’opinione pubblica, questa scocciatura potente, ci lascia in pace. Mica è possibile vivere tranquilli se fai il ministro o il tecnocrate, o solo il funzionario, che diamine! Ma non si può avere un’altra delega? Che so, Affari inutili o Regie trazzere per esempio? Tanto lo stipendio è lo stesso, pure la segretaria e la macchina, ma almeno uno può continuare a fare quello che gli riesce meglio. Nulla.

Così è se vi pare.

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