L’arrocco meloniano - QdS

L’arrocco meloniano

Antonino Lo Re

L’arrocco meloniano

Giovanni Pizzo  |
martedì 29 Agosto 2023

Quando il Re, pedina fondamentale del gioco degli scacchi, va in difficoltà, il giocatore avveduto, o spaventato, muove l’arrocco

Quando il Re, pedina fondamentale del gioco degli scacchi, va in difficoltà, il giocatore avveduto, o spaventato, muove l’arrocco, mossa nella quale la Torre difende il Re. La Meloni ovviamente si intende Re, e non Regina, come ha preteso fin dal suo insediamento. Oggi, davanti al caldo autunnale, è tornata dalla lunga riflessione estiva con presagi di battaglia, pertanto ha mosso l’arrocco mettendo sua sorella  Arianna a capo della segreteria politica, sovrintendendo al tesseramento e alle liste elettorali. Ha poi riservato la comunicazione di tutto il governo, non si sa se compreso Salvini o meno, nelle mani del fido famiglio Fazzolari.

Questa mossa è tipicamente difensiva, non offensiva o inclusiva, come si suggerirebbe ad un partito forte, in crescita. La Meloni è un Re prudente, non ha paura delle opposizioni, se l’avesse, considerando l’inconsistenza di Schlein e soci, sarebbe preoccupante e poco credibile. Ma allora perché lo fa?

Si ricorda l’alta marea, quella risacca di insoddisfazione di reflusso che contraddistingue l’opinione pubblica Italiana. Sa benissimo che le promesse elettorali, urlate a gran voce, non saranno mantenute. Ha più paura di una crescita reazionaria alla sua destra che quella senza alcuna speranza della sinistra.

Ma soprattutto teme le problematiche internazionali, l’inflazione ed il carovita che porterà gli italiani sull’orlo di una crisi di nervi, da cui la mossa dell’attacco, impraticabile, al nemico più temibile. Il sistema finanziario.

Giorgia ha la febbre da tutela di un modello politico, prevalentemente familiare, a cui ha dedicato tutta la vita. E non intende mandarlo a ramengo perché gli italiani sono quelli che sono, inaffidabili. Sono come l’Alberto Sordi di un Americano a Roma, prima attaccano i maccaroni e poi se li magnano, per fame. È la Fame degli italiani, come il Cavaliere della Apocalisse del film sulla guerra di Vincent Minnelli, il vero terrore della Meloni. Per cui la frase del cognato in cui i poveri mangiano meglio, più sano, dei ricchi. A Palermo si sa da secoli, se non puoi far mangiare al popolo la costosa cacciagione, deputata ai ricchi, fagli mangiare le sarde a beccafico, che assomigliano alle quaglie ma costano un decimo.

L’autunno sarà caldo, caldissimo, per cui si paventano nubifragi quando ancora quelli romagnoli non si è cominciato a risolverli. La Digos avrà informato il sottosegretario Mantovano ed il piantone Piantedosi di un clima del Paese ostile, per perdita di redditi e di potere d’acquisto. Magari Lollobrigida avrà pensato ad una tessera annonaria, da dare ai supermercati che difendono il prodotto Nazionale, se potesse senza incorrere in sanzioni Europee.

Il limite dell’arrocco, nella tecnica scacchistica, è la capacità, o meno, corsara e tutelante della Regina in difesa del Re. Soltanto che la Regina della maggioranza di destra è Salvini, che ha tutti i vantaggi dallo scacco al Re Meloni. Difatti Salvini, mossa di sostegno a Vannacci compresa, ha da tempo cominciato a cercare di intercettare lo scontento sui temi più reazionari e controversi, che Draghi gli impediva. Di facciata, cenette familiari e compleanni per i selfie, Re e Regina sono amici. Ma in Sicilia c’è un detto, Amici e guardati.

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