Salvare il Popolo ucraino
Alla Federazione Russa compete il turno di presidenza dell’Onu e Vladimir Putin ha incaricato il suo ministro degli Esteri, Sergej Lavrov, di sedere su quel seggio.
Mugugni dall’Occidente, che vorrebbe cambiare le regole mentre il treno è in corsa, non rendendosi conto che è primaria necessità di tutta l’Umanità la convivenza fra diversi modi di intendere la civiltà.
Vogliamo precisare che noi siamo profondamente democratici e quindi non approviamo alcuna dittatura, come quella cinese, l’altra turca, l’altra ancora algerina e, perché no, quella simil-democratica russa.
Tuttavia, l’Occidente tratta con questi Paesi, nonché con quelli arabi, ove la dittatura è mascherata dal governo delle Casate, cioè dei monarchi assoluti.
L’Occidente tratta con la simil-democrazia dell’Iraq, in qualche modo con l’Iran, con il Marocco (monarchia assoluta) e con altri Paesi che certamente non seguono le linee democratiche dell’Occidente.
Si tratta appunto di realpolitik.
Cosa significa? Significa che la necessità di convivere è primaria perché vi sono ragioni umanitarie ed economiche che stanno al di sopra di tutte le esigenze e di tutti gli egoismi. Per cui, ognuno deve mettere i suoi buoni uffici con pazienza e tenacia, per realizzare obiettivi e interessi per l’intera umanità.
Hanno sbagliato gli Stati Uniti quando hanno invaso l’Iraq spiegando al mondo che volevano portarvi la democrazia; obiettivo non centrato. Ha sbagliato la Francia quando ha ribaltato il dittatore Gheddafi, anche lì spiegando che voleva portare in Libia la democrazia; obiettivo fallito.
La democrazia è un sentimento che deve nascere dal basso, non si può imporre dall’alto; il ribaltamento del percorso non è mai efficace e non funziona.
In questo quadro, il ritorno alla Guerra Fredda dell’Occidente nei confronti della Russia è un arretramento sul piano del buonsenso, che deve sempre guidare le azioni.
Si obietterà: è stata la Russia a invadere l’Ucraina. Sicuro! Ma oggi la realpolitik impone di raggiungere un punto d’intesa e firmare la pace, pensando che Putin non ritornerà ai suoi confini come se nulla fosse stato.
La guerra ucraina nel cuore dell’Europa è un danno per tutta l’Unione, di cui si stanno scontando le conseguenze in termini dell’enorme inflazione, della decurtazione del valore reale dei beni e dei compensi fissi e variabili, nonché il rinvio delle politiche ambientali volte alla transizione ecologica. Insomma, un danno per tutti.
È il momento – auguriamoci anche con la presidenza di Lavrov al seggio dell’Onu – di impostare una via che porti alla conclusione di questa guerra che sta facendo soffrire la metà del Popolo ucraino, con privazioni di ogni genere, soprattutto della cosiddetta normalità.
Purtroppo questa guerra comincia a passare nelle terze e quarte pagine dei giornali e nelle terze e quarte posizioni di radio, televisioni e siti, come se perdesse d’importanza per l’opinione pubblica europea e mondiale. Invece non è così perché non si possono perdere di vista, ripetiamo ancora una volta, le enormi sofferenze del Popolo ucraino.
Ecco cosa dovrebbero pesare e cosa dovrebbero mettere al primo punto all’ordine del giorno tutti i contendenti: il Popolo ucraino. Mentre non sembra che nessuno di essi ne abbia consapevolezza e in particolare il presidente di quel Popolo, Volodymyr Zelensky.
Quest’ultimo, anziché continuare a chiedere armi offensive che mai gli daranno, dovrebbe chiedere l’appoggio di tutte le parti internazionali per aprire il tavolo delle trattative, confermando la sua partecipazione a quel tavolo offerto da Papa Francesco.
L’uccisione reciproca in atto fra russi e ucraini è un delitto umano che dovrebbe cessare il prima possibile. L’unico modo perché ciò avvenga è appunto la pace, la quale – inutile illudersi – può realizzarsi con un punto di incontro fra le due parti.
Nessuno può vincere, nessuno deve perdere, ma bisogna trovare un’equa soluzione a tutti i costi, per mettere fine a questo disastro umanitario sulla pelle dei poveri ucraini, che lo stanno subendo in maniera violenta e inumana.