Ocse stima il danno in 80 mld
In Italia la provincia regionale in cui la burocrazia funziona meglio è Trento, dove tutte le incombenze vengono svolte in tempi europei e quei/quelle fortunati/e cittadini/e hanno risposte ai loro servizi quasi in tempo reale. Ciò accade perché in quella provincia il sistema pubblico si è quasi interamente digitalizzato e tutti i pubblici dipendenti, dai dirigenti in giù, hanno fatto corsi di formazione continua, per cui funzionano in modo organizzativamente ineccepibile. Vedi caso, le province siciliane si trovano agli ultimi posti di questa graduatoria, formulata per efficienza.
La questione non riguarda solo le burocrazie locali, ma anche quelle dello Stato e delle Regioni, con accentuate differenze fra il nord e il sud. Nella parte meridionale l’inefficienza è elevata e le risposte ai bisogni sono modeste.
Qual è il riflesso di questa inefficienza, che con una parola si traduce in “lentocrazia”? Un ritardo nelle risposte dei procedimenti burocratici e quindi nelle autorizzazioni, nei pareri e in quant’altro serva per far girare l’economia.
In ogni Paese, la burocrazia è presente in ogni ramo economico perché chiunque voglia fare impresa deve necessariamente ottenere autorizzazioni e simili rilasciate dalla Pa. Non c’è dubbio che quando tali autorizzazioni e altri atti ritardano, per un verso o per l’altro, a loro volta rallentano tutte le procedure e per conseguenza le attività.
Se tutto il sistema pubblico funzionasse con i criteri di efficienza e di efficacia, dice appunto l’Ocse (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico), l’economia nazionale avrebbe un beneficio di ottanta miliardi, cifra non trascurabile.
Perché vi è questo endemico difetto che crea il danno indicato nel nostro Paese? Perché la Pa non funziona in base a criteri organizzativi di efficienza, bensì in essa è prevalente la cultura del favore, il menefreghismo, l’andare a lavoro tanto per andarci e non per raggiungere risultati.
Nella nostra burocrazia sono assenti i valori di merito, produttività ed organizzazione ed è soprattutto assente il processo che riguarda la formazione continua.
Tutti si lamentano che nella sanità vi sono le cosiddette prenotazioni a mesi o ad anni, per esami e visite, e cercano la responsabilità nel basso numero di medici e di infermieri, il che è solo parzialmente vero in quanto tutti costoro non lavorano per modelli organizzativi efficienti e digitalizzati, ma un po’ alla “sans façon”, vale a dire vada come vada.
Quanto precede è dimostrato dal fatto che il Fondo nazionale sanitario è diviso in base a criteri imparziali fra tutte le Regioni e le Province autonome.
Perché nel Nord la sanità funziona nettamente meglio che nel Sud? La risposta è insita negli argomenti che precedono e cioé che nel Settentrione vi sono organizzazione ed efficienza, conseguenti a digitalizzazione e formazione, mentre nel Meridione questi requisiti sono abbastanza allentati.
“Lentocrazia”, ecco il male che ha sempre colpito il nostro Paese e che continua a colpire, anche con un riflesso economico oltre che nella carenza di qualità dei servizi pubblici.
Perché un/a cittadino/a svizzero/a può andare presso il suo Comune a chiedere un qualunque documento ed ottenerlo in tempo reale, mentre un/a cittadino/a italiano/a deve attendere settimane e forse anche mesi? E perché a Verona o a Milano le risposte a visite mediche o ad analisi di vario tipo vengono date in tempi ragionevoli e nel Sud possono passare mesi e in qualche caso anni?
Sembrano domande retoriche, ma sono fatte tutti i giorni dai/dalle cittadini/e, i/le quali sentono sulla propria pelle questo riflesso negativo.
Sono soprattutto colpiti tutti coloro che fanno impresa o che fanno consulenze o che agiscono nel lavoro autonomo perché proprio in questi comparti l’inefficienza pubblica pesa di più in maniera tutt’altro che irrilevante.
C’è un rimedio a tutto questo? Dipende dalla testa: se continua a puzzare, rimedio non ce n’è; se diventa sana e capace di guidare, il rimedio si trova. In atto manca la volontà per acquisire tale capacità.