Torna a parlare Lucia Borsellino: "Fare luce su mio padre"

Torna a parlare Lucia Borsellino: “Necessario fare luce sulla solitudine di mio padre in Procura”

Torna a parlare Lucia Borsellino: “Necessario fare luce sulla solitudine di mio padre in Procura”

Redazione  |
martedì 15 Ottobre 2024

La donna, insieme ai fratelli Fiammetta e Manfredi, non si è mai arresa a quanto accaduto il 19 luglio del 1992, quando venne ucciso il padre e i cinque agenti della scorta.

Nelle scorse ore – attraverso le pagine di “Repubblica” – è tornata a parlare Lucia Borsellino, figlia di Paolo. La donna, insieme ai fratelli Fiammetta e Manfredi, non si è mai arresa a quanto accaduto il 19 luglio del 1992, quando venne ucciso il padre e i cinque agenti della scorta.

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Lucia Borsellino: “Questo Paese spesso dimentica”

“I processi di questi ultimi anni hanno disvelato il più grave depistaggio della storia giudiziaria italiana, in questo momento penso sia ancora più doveroso non trascurare alcun ambito di indagine, soprattutto per fare luce sulla solitudine di mio padre all’interno di quello che lui chiamava il covo di vipere, la Procura di Palermo. Confidò pure che un amico l’aveva tradito. Chi è questo amico? Il diritto alla verità è imprescrittibile”. Questo quanto ribadisce Lucia Borsellino ai microfoni di “Repubblica”. Poi, prosegue la figlia di Paolo Borsellino. “Questo Paese spesso dimentica e invece noi dobbiamo continuare a ricordare: si chiamavano Agostino Catalano, Walter Eddie Cosina, Emanuela Loi, Claudio Traina e Vincenzo Fabio Li Muli”.

Lucia Borsellino: “Rispetto nella procura di Caltanissetta”

“Noi ancora attendiamo – prosegue Lucia Borsellino – a oltre trent’anni di distanza dalla strage, di conoscere le ragioni che spinsero nostro padre, poche settimane prima della morte, ad affidare a dichiarazioni pubbliche le sue inequivocabili parole di accusa per i tradimenti fino a quel momento consumati ai danni dell’amico e collega Giovanni Falcone e ai suoi. È a tutti noto lo stato di prostrazione che lo ha accompagnato dal 23 maggio 1992 fino alla morte, culminato pochi giorni prima del 19 luglio nello sfogo raccolto dai suoi colleghi Massimo Russo e Alessandra Camassa: nel suo ufficio, nostro padre usò espressioni come “nido di vipere” e “un amico mi ha tradito”. Infine, sottolinea Lucia Borsellino: “La Procura di Caltanissetta sta impegnando tutte le proprie forze in questa direzione e ad essa vanno il nostro rispetto e la nostra fiducia incondizionati”.

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