Una mafia ad assetto variabile e i “dialoghi” con i clan di Messina e Siracusa: la struttura del potere mafioso a Catania - QdS

Una mafia ad assetto variabile e i “dialoghi” con i clan di Messina e Siracusa: la struttura del potere mafioso a Catania

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Una mafia ad assetto variabile e i “dialoghi” con i clan di Messina e Siracusa: la struttura del potere mafioso a Catania

Roberto Greco  |
domenica 23 Giugno 2024

La Relazione della Divisione investigativa Antimafia relativa al periodo gennaio-giugno 2024 e i clan di Catania. I dettagli.

Secondo la Relazione della Divisione investigativa Antimafia relativa al periodo gennaio-giugno 2024, nelle province orientali si registra anche la presenza di organizzazioni criminali di tipo mafioso diverse da Cosa nostra. L’analisi delle evoluzioni del fenomeno criminale nel periodo in riferimento evidenzia un quadro di situazione sostanzialmente immutato, confermando le caratteristiche strutturali e operative delle consorterie presenti nel territorio nonché la loro composizione organica. In questo quadrante della Sicilia, cosa nostra continua a essere rappresentata dalle storiche famiglie SANTAPAOLA-ERCOLANO e MAZZEI a Catania, LA ROCCA a Caltagirone, nel comprensorio “Calatino – Sud Simeto”, mentre a Ramacca (CT) si riscontra l’operatività dell’omonima famiglia. A queste si aggiunge la presenza degli storici clan CAPPELLO-BONACCORSI, LAUDANI, PILLERA-DI MAURO, SCIUTO (Tigna), CURSOTI, PIACENTI e NICOTRA che, sebbene declinati secondo il modello tipico mafioso, risultano ben distinti da cosa nostra.

I vari legami emersi

Il bagaglio informativo che si ricava dai provvedimenti cautelari emessi negli ultimi anni evidenzia, inoltre, una forte relazione fatta di rapporti di equilibrio e di forza tra le famiglie e l’alleato clan NARDO attivo a Siracusa. La georeferenziazione delle presenze mafiose fa emergere dunque la principale peculiarità del fenomeno mafioso catanese: una mafia ad assetto variabile che vede la coesistenza di più sodalizi criminali, spesso nei medesimi spazi territoriali, funzionale alla realizzazione di affari illeciti con interazioni non necessariamente violente. Tale aspetto trova conferma negli esiti delle investigazioni concluse nel semestre come in “Slot Machine” e “Car Back” in cui si riscontra l’interazione, rispettivamente, tra la famiglia SANTAPAOLA-ERCOLANO e il clan CAPPELLO e tra questi ultimi e i CURSOTI MILANESI.
Le molteplici azioni investigative e le condanne comminate nel corso del tempo hanno determinato una ricorrente capacità di ricambio delle posizioni apicali che consente di mantenere elevata la capacità offensiva dei clan. Peraltro il panorama criminale extra cosa nostra ha, in parte, gli stessi caratteri strutturali delle famiglie di Catania, in altri casi alterna una matrice banditesca a formule adattive e fluide tipiche dei quartieri in cui i gruppi insistono.

Le infiltrazioni mafiose

Gli esiti giudiziari succedutisi nel corso degli anni hanno altresì disvelato l’interesse delle famiglie mafiose a prediligere forme d’infiltrazione nel tessuto economico-imprenditoriale e politico-amministrativo attraverso la ricerca e l’inclusione di figure di riferimento utili a garantire la duale strategia di cosa nostra etnea volta sia al controllo quasi totale delle attività economiche e delle gare pubbliche sia al condizionamento dei processi decisionali pubblici. Tuttavia, da non sottacere è l’ancora attuale potenzialità offensiva delle consorterie che, parallelamente alle “attività d’impresa”, continuano a esercitare il controllo del territorio mediante le tradizionali attività criminali, considerato “elemento fondamentale per la loro stessa sopravvivenza e condizione imprescindibile per qualsiasi strategia criminale di accumulo di ricchezza”. Sembrerebbe inoltre consolidata la tendenza di cosa nostra a delegare a strutture satelliti, dal profilo operativo meno evoluto, le attività criminali secondarie, riservando per sé la gestione di interessi strategici nei settori ritenuti più remunerativi.

La famiglia SANTAPAOLA-ERCOLANO

Egemone nel centro città, la famiglia SANTAPAOLA-ERCOLANO continua a essere suddivisa in gruppi o squadre che assumono la denominazione del quartiere di riferimento e ai quali viene riconosciuta una certa autonomia organizzativa e decisionale. Nel resto della provincia si impone sul territorio grazie a gruppi e clan locali che garantiscono una pluralità d’interessi criminali e un sempre più capillare controllo del territorio. La famiglia SANTAPAOLA-ERCOLANO, inoltre, esercita la propria influenza anche sulle organizzazioni peloritane, mantenendo consolidati e funzionali rapporti con le famiglie di Mistretta, Barcellona Pozzo di Gotto e con quelle operanti nel quadrante nebroideo.

Sebbene severamente colpita dalla sempre più incisiva azione di contrasto istituzionale, la consorteria dei SANTAPAOLA-ERCOLANO rappresenterebbe la massima espressione di cosa nostra nel territorio catanese, dotata di spiccate e lungimiranti capacità evolutive, soprattutto avuto riguardo le regole di affiliazione. Le strategie operative sono sempre rivolte alla ricerca di capitali utili al sostentamento dell’organizzazione come quelli derivanti dall’imposizione del “pizzo” e dalla gestione del traffico di stupefacenti, peculiarità, queste, congeniali a tutte le consorterie criminali. Tale assunto emerge dagli esiti delle operazioni poste in essere dalle Forze di polizia nel semestre in esame.

Mafia ed Enti locali

Non va sottaciuta, inoltre, la capacità mafiosa di condizionare gli apparati amministrativi degli Enti locali. Resta alta l’attenzione verso episodi che possano far ipotizzare un’infiltrazione mafiosa negli apparati della pubblica Amministrazione spesso perpetrata attraverso la corruzione di pubblici funzionari che all’uopo fungono da trait d’union tra le compagini criminali e gli Enti pubblici. Al riguardo, a causa di verificate infiltrazioni mafiose, permane il “commissariamento” del Comune di Calatabiano (CT). In tale ottica l’accesso ispettivo, disposto lo scorso semestre dal Prefetto di Catania presso il Comune di Castiglione di Sicilia, e concluso il 28 febbraio 2023, ha evidenziato “la sussistenza di concreti, univoci e rilevanti elementi su collegamenti diretti e indiretti degli amministratori locali con la criminalità organizzata di tipo mafioso e su forme di condizionamento degli stessi”. L’attività prefettizia è proseguita nel semestre con l’accesso ispettivo disposto presso il Comune di Randazzo, al fine di “verificare l’eventuale sussistenza di elementi concreti, univoci e rilevanti su collegamenti diretti o indiretti con la criminalità organizzata di tipo mafioso”. Il 21 aprile 2023, infine, è stato depositato l’esito dell’accesso prefettizio presso il Comune di Palagonia, anch’esso già disposto lo scorso semestre dal Prefetto di Catania al fine di verificare eventuali ingerenze mafiose.

La prevenzione amministrativa

L’attività di contrasto alla criminalità organizzata si è sviluppata, inoltre, sul fronte della prevenzione amministrativa. Nel semestre, il Prefetto di Catania ha emesso 9 provvedimenti interdittivi nei confronti di società per le quali sono stati rilevati elementi sintomatici di un condizionamento mafioso.
Particolare attenzione merita la presenza nel territorio catanese di gruppi criminali stranieri prevalentemente dediti allo sfruttamento della prostituzione, del lavoro nero e del caporalato, nonché al commercio di prodotti contraffatti e allo spaccio di droga. Sodalizi più strutturati risultano invece quelli di matrice nigeriana, basati sul cultismo e identificati da varie sigle, la cui operatività era stata riscontrata dagli esiti dell’operazione “Family Light House of Sicily” del 2020 e confermata, lo scorso semestre, dall’arresto di un nigeriano responsabile di associazione mafiosa finalizzata al traffico di droga e di aver agevolato il sodalizio mafioso denominato EIYE o The Supreme Eiye Confraternity (SEC). Nel periodo in esame, invece, è stata appurata la presenza e l’operatività di alcune cellule criminali africane, maggiormente della fascia del Sahel, ritenute coinvolte in un traffico di esseri umani.

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