Dopo l’inchiesta giudiziaria sulla gestione dei corsi di formazione che ha messo in crisi movimenti e nomi noti dei partiti, la città si prepara al prossimo voto comunale in un clima di incertezze
MARSALA – La politica marsalese è dantesca. Suo malgrado, l’ha resa così l’ultima inchiesta giudiziaria sulla gestione dei corsi di formazione che ha spazzato il movimento Via, poi Mpa, che ha sempre avuto basi solide in città. Ma è dantesca anche per sua responsabilità. Perché gli errori, prima o poi, si pagano. Dantesca sì. Destra, centro e sinistra sono infatti come “color che son sospesi”.
E non soltanto perché il nuovo voto comunale si avvicina a grandi passi. Quel che frena è l’incertezza sugli sviluppi dell’indagine, quattro consiglieri di maggioranza coinvolti, tante intercettazioni che girano, il dubbio che vi possa anche essere altro nell’operazione della Guardia di Finanza. E così, forse, senza l’inchiesta in corso il sindaco Massimo Grillo avrebbe già la tessera di Fratelli d’Italia. Pratica che rimane sul tavolo del partito ma decisione che impone una pausa di riflessione. Anche perché, fuori dalle vicende giudiziarie – il sindaco non ha nulla da cui difendersi ma si è difeso a spada tratta per fermare facili strumentalizzazioni -, le indiscrezioni sull’adesione di Grillo avevano diviso, in tempi non sospetti la destra trapanese. Come dire, maggioranza interna pronta ad aprire le porte, sicuramente dialogante con il suo presidente Maurizio Miceli. Minoranza interna pronta alla pugna, con la “dichiarazione di guerra” – seppure soft e garbata – dell’onorevole Giuseppe Bica. Che nel frattempo i suoi amici, nel centenario dalla nascita di Dino Grammatico, hanno voluto simbolicamente indicare come l’erede del leader della destra sociale trapanese e siciliana. Meglio, dunque, fermare le macchine. La pratica Grillo non è più al centro del tavolo ma è stata messa in un angolo, anche se rimane visibile. Il resto del centrodestra non sfugge alla regola di “color che son sospesi”.
Anche in Forza Italia c’è maretta interna. Il capogruppo all’Ars Stefano Pellegrino (marsalese doc) da un lato, dall’altro il coordinatore provinciale Toni Scilla (mazarese doc). Il primo ha “benedetto” l’adesione di alcuni consiglieri, l’altro li ha “scomunicati”. La Lega invece sembra stare meglio degli altri. La sua commissaria provinciale Eleonora Lo Curto (anche lei marsalese doc), all’indomani del caso politica-formazione professionale, ha lanciato una nuova questione morale, ma ci ha tirato dentro anche gli elettori. Troppo comodo sparare sulla politica. Ma chi li ha votati questi politici? La domanda, oltre a sorgere spontanea, porta la firma dell’ex europarlamentare. La commissaria Lo Curto non accusa nessuno ma invita a discutere senza ipocrisie. E soprattutto a pensare alle prossime elezioni che per lei partono già da un no secco, quello alla riconferma di Grillo.
Il centro, almeno una sua parte rilevante, quella autonomista più che sospeso è schiacciato. Il macigno che è rotolato addosso al leader Nino Papania, e che lascia intravedere un sistema che andava oltre le regole, sarà duro da spostare. Rimangono invece sospesi quelli che vorrebbero aggredire questo spazio politico, fatto di elettori in carne e ossa. Sospeso, anzi più che sospeso, meglio dire fermo, il centrosinistra. Perché ufficialmente non c’è. Il Pd cerca disperatamente l’occasione buona per celebrare il suo congresso comunale. È senza segretario e senza gruppo dirigente da tanto, troppo tempo. Ma anche qui le vicende marsalesi s’intrecciano con quelle di fuori confine, con lo scontro in atto tra il deputato regionale Dario Safina e il segretario di federazione Domenico Venuti. Il Pd marsalese dovrebbe guidare la coalizione ma non ha ancora chi lo guida. Rimanere sospeso è quasi un obbligo, sicuramente una condizione di sopravvivenza.
Tra i progressisti si dà un gran da fare il Psi. È forse il partito con le idee più chiare nel fronte progressista. Punta ad unire tutti quelli che non stanno nel centrodestra: è l’unico modo per essere competitivi. Il suo segretario Antonino Consentino ha il sigillo politico del leader siciliano e vicesegretario nazionale Nino Oddo, che non sta simpatico ai democratici, ma che i democratici dovranno in qualche modo “digerire”, perché i voti socialisti non possono essere lasciati alla mercé di altre coalizioni. Sospesi, ed hanno tutti i motivi per esserlo, i pentastellati. Vogliono la coalizione progressista, provano a rimanere a distanza di sicurezza dalle polemiche nazionali, ma al momento essere un dirigente o anche solo un militante dei Cinque Stelle è cosa assai impegnativa. Loro, comunque, almeno a Marsala, ci sono e non sembrano intenzionati a porre veti. L’ha spiegato il loro coordinatore Franco Rapisarda.
Il problema Italia Viva non esiste perché i renziani sono già fuori dalla costituenda coalizione. Verdi e Sinistra devono necessariamente rimanere sospesi. Il loro percorso è quello progressista. Quello autonomo sarebbe impossibile. Schieramenti dunque tutti in purgatorio. Da un lato c’è il paradiso che sembra davvero lontano. Dall’altro c’è l’inferno che fa sentire le sue fiamme. Scenario tuttavia che non ferma il toto-candidati a sindaco. Ce n’è per tutti i gusti! Grillo perché ha il diritto di ambire ad un secondo mandato, la “tecnica” Andreana Patti, che piace al centrosinistra ma non a tutto, il riformista Nicola Fici, con esperienza consiliare in corso. La dem Linda Licari, che è sempre pronta a dare il suo contributo. è tornata in pista anche l’ex presidente della Provincia, ex deputata regionale ed ex sindaca Giulia Adamo, con il suo movimento “Coraggio e passione”. Proprio quello che ci vuole per affrontare questa fase politica in città. E poi ci sono i nomi di quelli di cui non si fanno i nomi. Per non bruciarli.