Un dato che, vista la sensibile perdita di fatturato (60% circa), rischia di aumentare nel giro di pochi mesi. Ecco le proposte della categoria per venire fuori da questo momento di crisi nera
MESSINA – Chiusure, crolli di fatturato, perdite occupazionali. Gli operatori commerciali messinesi sperano di resistere, con gli aiuti erogati, fino alla fine di questa emergenza sanitaria. E il web comincia ad apparire sempre più come un’opportunità da cogliere.
Gli aiuti nazionali, regionali e locali sono arrivati un po’ in ordine sparso e senza un coordinamento, creando spesso confusione. “In questo modo – afferma Carmelo Picciotto, presidente di Confcommercio – non è stato possibile fare programmazione, fondamentale per ogni azienda. Era necessario un maggiore raccordo tra le istituzioni, invece si è navigato a vista. Le attività commerciali hanno dovuto fare investimenti per adeguarsi alle disposizioni anti Covid indebitandosi. Ma tutto questo si è scontrato con le chiusure e le semichiusure imposte e con l’atteggiamento cauto dei cittadini che preferivano stare a casa e comprare dalle piattaforme online. L’investimento in sicurezza e le restrizioni sugli orari dei negozi non hanno fermato il contagio purtroppo, ma sicuramente hanno dato un duro colpo a molte attività locali”.
Si stima una chiusura del 20% di esse, ma il dato è destinato a salire nei prossimi mesi, visto che la perdita di fatturato supera il 60%. Il rischio, da non sottovalutare, è che abbassandosi il loro valore, le imprese diventino facili prede della criminalità organizzata.
Anche per questo le associazioni di categoria – Confcommercio, Confesercenti, Cna, Confartifianato, Confinprese – hanno costituito un Tavolo per il commercio al fine di affrontare l’emergenza economica, che corre su un binario parallelo a quella sanitaria. “Credo che a livello nazionale – afferma Picciotto – non ci sia abbastanza attenzione per le piccole e medie imprese, che costituiscono l’impalcatura del nostro sistema economico. La vivibilità delle città è legata ai piccoli negozi che danno decoro a intere strade. Attraverso il Tavolo per il commercio abbiamo fatto delle richieste al sindaco e alla fine abbiamo ottenuto una serie di agevolazioni. Abbiamo pressato anche a livello nazionale, ottenendo che fino al 2021 non ci siano tasse di occupazione suolo. Gli aiuti locali sono una goccia positiva in un mare negativo, un po’ di ossigeno per resistere”.
Dopo le agevolazioni Amam e Tari, il Comune si appresta a erogare un contributo fino a tremila euro a tutte le imprese danneggiate dal Covid. Sono complessivamente 10.580.000 gli euro suddivisi tra tutte le realtà che presenteranno domanda. “Un’opportunità potrebbe venire dall’online- sottolinea il presidente di Confcommercio – con iniziative che oltre a creare posti di lavoro possono incrementare le vendite di prossimità. Smart shop è un’app fatta da giovani, con un sistema di premialità per cui se si acquista in un negozio viene creato un portafoglio virtuale per spendere in altri punti vendita associati”.
A risentire particolarmente della crisi sono le piccole realtà artigiane della vasta provincia messinese, dove accanto alle eccellenze che sono già sbarcate sul web ci sono le resistenze delle vecchie generazioni. “In occasione delle festività – sottolinea Carmen Cicero, presidente di Confartigianato Messina – Confartigianato Sicilia ha puntato su una campagna di acquisto di artigianato locale. ‘Io compro artigiano’ vuole indirizzare verso i piccoli imprenditori locali, verso attività che sono tra le più significative di ogni territorio. Tutti i piccoli imprenditori artigiani si sono adeguati ai vari decreti, ma c’è un crollo delle entrate a cui non sono seguite sufficienti agevolazioni per fare fronte agli oneri fiscali e tasse locali. In più ci sono le solite difficoltà di accesso al credito. In alcuni Comuni ci sono stati degli sgravi ma resta l’incertezza”.
Il futuro, anche per Confartigianato, è l’e-commerce. “Stiamo indirizzando i nostri associati all’online – conclude Cicero – proprio per fare conoscere le produzioni del territorio su larga scala. Ci sono ancora alcune resistenze, ma c’è una fascia di imprese che comincia ad aprirsi. Lo store che abbiamo a Roma, vetrina soprattutto del nostro agroalimentare, sta incentivando questo nuovo approccio”.