La manutenzioni delle caditoie vengono effettuate con regolarità, ma l’eccessiva urbanizzazione della città ha creato condizioni ormai difficili da gestire. Servono progetti e risorse per realizzarli
MESSINA – Gli eventi meteo sempre più estremi stanno mettendo in evidenza le fragilità di una città che negli ultimi decenni è stata urbanizzata in modo incontrollato, anche in considerazione di sottoservizi ormai insufficienti.
Davanti alle bombe d’acqua non ci sono caditoie che tengano
Il problema, però, è che in alcuni punti della città anche dopo un semplice acquazzone le strade si allagano creando disagi. Le segnalazioni da parte di consiglieri comunali e di Circoscrizione sono state molte in questi anni. In passato si è detto anche che la manutenzione di tombini e caditoie a Messina veniva fatta solo sulla carta, anche se il Comune ogni anno registrava la spesa. Solo una leggenda metropolitana, forse.
Negli ultimi anni l’Amministrazione, attraverso l’Amam, ha messo in atto un piano di interventi per una pulizia costante dei canali di deflusso, alcuni problemi però persistono, come evidenziato giorni fa dal consigliere comunale di FdI Dario Carbone, che chiede se siano stati fatti tutti gli intertventi di pulizia e un coinvolgimento del Civico consesso e delle sei Municipalità. “Sarebbe importante sapere – sottolinea – se esiste una mappatura aggiornata di tutti i tombini e di tutte le caditoie presenti sul territorio che permetta di conoscere se ve ne sono di malfunzionanti”.
Il problema per alcune parti della città è strutturale
Il problema per alcune parti della città è strutturale, come spiega al QdS Salvo Puccio, geologo e direttore generale di Amam, ma ci sono anche dei progetti finanziati che dovrebbero risolvere alcune criticità. “Stiamo pulendo tutte le caditoie in città – afferma Puccio – abbiamo un piano da due anni che funziona, facciamo undicimila caditoie l’anno e lo facciamo a ripetizione, tenendole costantemente pulite. Anche se si verifica qualche allagamento vediamo che dopo la pioggia l’acqua defluisce più velocemente rispetto a quando non c’era una pulizia costante. Il problema degli allagamenti per le strade si verifica in tutte le città e questo perché se si impermeabilizza una superficie e non si permette che le acque si infiltrino in profondità, come avveniva prima, quando ancora non c’era questa urbanizzazione, è chiaro che l’acqua arriverà sempre nelle parti più basse della città, che a Messina vuol dire viale della Libertà, via La Farina, lungo lago Ganzirri”.
“È chiaro – aggiunge – che se voglio risolvere il problema devo localizzare in alcuni punti particolari delle opere infrastrutturali che poco hanno a che vedere con la griglia di scolo delle acque di prima pioggia. Si deve fare uno scolmatore per permettere che quelle acque vengano pompate fuori dalla sede stradale con velocità almeno pari a quella della pioggia e questo intervento è previsto sul viale della Libertà dove il problema è derivato dai lavori del tram, che hanno tranciato le bocche di lupo. Il tram ha una trave profonda un metro e mezzo, i tubi che erano a un metro e portavano l’acqua al mare sono stati tranciati ed è stata poi realizzata una tubazione che doveva fare defluire l’acqua, ma è stata realizzata a un’altezza sbagliata, si è interrata e non funziona più. Qui si deve realizzare un sistema di pompaggio che porti l’acqua all’impianto della Rada San Francesco e la versi in mare”.
Questa soluzione tecnica, come spiegato da Puccio, “è inserita nel progetto dell’Atm sulla riqualificazione della linea tramviaria, che prevede anche la correzione dei sottoservizi, finanziato nel Masterplan con 25 milioni di euro. Per Ganzirri si è progettato un sistema che ha la stessa funzionalità, per il lungolago, che è il punto naturale di defluizione. Solo che ci abbiamo messo la strada intorno e l’impianto fognario. Quando arriva una pioggia abbondante la fognatura si solleva e si allaga tutto con acqua mista a reflui. Anche li è stato finanziato un progetto di oltre tre milioni e mezzo di euro che dopo vari intoppi su pareri e vincoli ambientali, forse verrà appaltato entro la fine dell’anno: è previsto un canale che capterà le acque e le pomperà al Papardo”.
“In via La Farina – conclude il direttore generale di Amam – la rete delle acqua bianche era sbarrata, ma con i lavori di captazione fatti nel corso della realizzazione della via Don Blasco la situazione sembra migliorata. I problemi sono noti e anche le soluzioni: ci vogliono progetti e soldi per realizzarli, almeno per mitigare, perché ci sarà sempre una pioggia superiore alla capacità di captazione”.