Dopo il dissequestro, la Regione ha annunciato di voler valutare il vecchio progetto di bonifica. Dure le parole del sindaco De Luca, che ha parlato di quattro anni di ritardi per “un nulla di fatto”
MESSINA – Da industria agrumaria, florida fino agli anni Sessanta, a deposito di rifiuti e bomba ecologia. L’ennesimo incendio di questa estate nell’area dell’ex Sanderson, Spa fondata nel 1895 da William Sanderson e Arthur Barrett, ha riportato alla luce i vecchi fantasmi delle occasioni perse e delle promesse mancate, innescando l’ennesimo scontro tra il sindaco Cateno De Luca e il presidente della Regione Nello Musumeci.
Nel 2015 si parlava di progetti di risanamento del sottosuolo già pronti, predisposti dal Dipartimento Acqua e Rifiuti dell’assessorato regionale dell’Energia. Ma a frenare tutto c’era la presenza nell’area di capannoni fatiscenti con tetti in eternit, che ponevano il problema di un secondo intervento in coordinamento con l’Ufficio amianto del Dipartimento regionale della Protezione civile. L’Esa assicurava che le risorse per avviare le bonifiche erano state intercettate, ma tutto era bloccato in attesa del dissequestro. Nel novembre 2012, infatti, la Procura di Messina aveva aperto un’inchiesta sullo stoccaggio di rifiuti per la differenziata. Nel mirino il presidente della Cooperativa Rete Abile che aveva stipulato con l’Esa un contratto di 15 mila euro l’anno per la custodia dei vecchi impianti. Senza dimenticare le indagini sullo sversamento di sostanze tossiche nel torrente Zafferia, proveniente da materiali depositati nel vecchio insediamento industriale o l’ulteriore filone (2013) sulle operazioni di bonifica effettuate, non proprio a regola d’arte, dall’Esa, con la richiesta della Procura di una proroga delle indagini, dopo aver iscritto nel registro degli indagati dieci persone tra funzionari regionali e tecnici.
I progetti di riqualificazione annunciati e poi stoppati puntavano a una Cittadella scientifica per la ricerca biotecnologica, o alla valorizzazione come bene di archeologia industriale da fare convivere con un rilancio economico della zona Sud, collegato alla realizzazione del porto di Tremestieri e alla connessa piattaforma logistica.
Nel 2012, inoltre, l’assessorato regionale dei Beni culturali aveva inserito quell’area nella Carta regionale dei luoghi e dell’identità della Memoria, decisione presa contro il rischio di speculazioni.
La riqualificazione dell’ex Sanderson è stata messa dal sindaco Cateno De Luca tra gli obiettivi che in questi suoi tre anni di mandato non è riuscito a raggiungere “non per colpa del mio Esecutivo – ha detto – ma della Regione, che non ha dato seguito a quanto stabilito da due articoli dell’esercizio provvisorio 2018-2020, da me proposti come deputato regionale”. Nella Finanziaria veniva previsto il passaggio della proprietà dell’ex Sanderson dall’Esa al Comune di Messina e stanziati 25 milioni di euro per la bonifica. Nel programma elettorale di De Luca è stata prevista la realizzazione, dopo la bonifica, di un parco tecnologico dedicato all’innovazione e pronto a inglobare start up e incentivare l’imprenditoria.
“Solo da alcuni giorni – ha fatto sapere in una nota della scorsa settimana il presidente della Regione, Nello Musumeci – la Magistratura ha dissequestrato l’area della ex Sanderson”, mentre l’Esa ha predisposto, dopo l’incendio, la sorveglianza dell’area e la pulizia delle superfici accessibili.
“Stiamo valutando con il presidente dell’Esa – ha aggiunto Musumeci – la validità del progetto di bonifica dell’area già redatto e le risorse necessarie, anche in relazione a quanto previsto dalla legge finanziaria del 2018. Subito dopo ci confronteremo con l’Amministrazione comunale per provare a trovare una convergenza sulla destinazione finale dell’area. Per Messina sarebbe un’ulteriore occasione di riqualificazione urbana, proprio come stiamo facendo con l’ex ospedale Margherita”.
Dura la reazione del sindaco De Luca: “Come si fa – ha replicato – a dire ai siciliani che un’area di proprietà dell’Esa, quindi della Regione, è stata lasciata lì come una bomba di veleno. Ho fatto inserire la cessione dell’area al Comune di Messina, ho fatto mettere 25 milioni di euro e dopo quasi quattro anni, ci troviamo ancora con un nulla di fatto, con i faremo e i valuteremo”.