Mestieri introvabili, metà dei posti di lavoro è vacante - QdS

Mestieri introvabili, metà dei posti di lavoro è vacante

Michele Giuliano

Mestieri introvabili, metà dei posti di lavoro è vacante

venerdì 24 Novembre 2023

Secondo Unioncamere, quasi il 41% delle entrate previste nel mondo del lavoro non verrà coperta. Situazione drammatica in Sicilia, eppure le opportunità di assunzione continuano a crescere

PALERMO – Tanti posti di lavoro disponibili in Sicilia, eppure quasi la metà rimangono scoperti. Secondo i dati raccolti dal sistema Excelsior di Unioncamere, il 40,9% delle entrate previste nel mondo del lavoro per il mese di novembre in corso non verranno coperti, in una regione in cui la disoccupazione è altissima e soprattutto i giovani non riescono a trovare la propria strada per costruirsi un futuro.

La risposta a questo paradosso è complessa ma allo stesso tempo intuibile. Su un totale di 23.110 entrate previste nel mese di novembre, il 38,2% è ascrivibile alla categoria degli impiegati, delle professioni commerciali e dei servizi, mentre il 31,6% è destinato agli operai specializzati e ai conduttori di impianti e macchine. Soltanto l’11,7% del totale è riferibile a professioni non qualificate, mentre il 18,4% va al gruppo professionale dei dirigenti, delle professioni specializzate e dei tecnici.

Necessaria una sempre maggiore specializzazione

È necessario, quindi, una sempre maggiore specializzazione e preparazione per accedere al nuovo mondo del lavoro, che necessita di competenze che solo una formazione mirata può offrire. Rispetto alla media nazionale, in Sicilia le categorie maggioritarie guadagnano almeno 5 punti percentuali, strappati proprio alle professioni non qualificate.

Per provincia, la maggiore richiesta di dirigenti si registra in provincia di Catania, con il 20,3%, mentre impiegati e professioni commerciali e nei servizi salgono al 47,6% in provincia di Trapani. Operai specializzati e conduttori di macchine e impianti salgono al 45% a Caltanissetta, mentre le professioni qualificate arrivano al 16,4% in provincia di Siracusa. Per settore lavorativo, in Sicilia il 70,2% delle entrate sono previste nei servizi, mentre il 29,8% va all’industria.

I valori si allontanano in modo significativo dalla media regionale solo nel territorio di Caltanissetta, dove la percentuale dell’industria sale al 48,1% e in provincia di Siracusa, dove si arriva al 40,2%. I dati regionali, nonostante evidenzino lo sfacelo di un mercato che non riesce a trovare le risorse adeguate per crescere e migliorare, non sono dei peggiori nel quadro nazionale, anzi: la Sicilia è la penultima tra le regioni per difficoltà di reperimento del personale necessario alle aziende, superata in positivo solo dalla Puglia, che registra una percentuale del 39,8%.

Al terzultimo posto, la Campania, con il 41,1%. In cima alla classifica, il Trentino Alto Adige, al 60,3% di difficoltà di reperimento del personale, seguito dal Veneto, al 55,6%, e dalla Toscana, al 54,6%. La media nazionale, quindi, si colloca al 48,5%. Nota positiva, la crescita in termini assoluti delle possibili entrate sul mercato.

A novembre 2023 previste in Sicilia 2.490 assunzioni in più

A novembre 2023, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, sono previste in Sicilia 2.490 assunzioni in più, e 3.860 in riferimento al trimestre che va da novembre a gennaio. In questo periodo, infatti, sono previste un totale di 66.010 nuove possibilità lavorative. In tutta la penisola sono previste, tra novembre 2023 e gennaio 2024, oltre un milione e 300 mila entrate.

Positiva soprattutto la dinamica del turismo, con 66 mila entrate nel mese (+14 mila rispetto a 12 mesi fa; +28,3%) e del commercio, con 68 mila assunzioni a novembre (+8 mila; +13,2%). I contratti a tempo determinato sono la forma maggiormente proposta con circa 228 mila unità, pari al 52,9% del totale, a cui seguono i contratti a tempo indeterminato (93 mila unità, 21,7%).

Rispetto a novembre 2022, i dati di questo mese mostrano comunque un incremento dei contratti a tempo indeterminato. A novembre 2023, infatti, rappresentano il 21,7% mentre l’anno scorso erano il 20,2%.

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