Il Mezzogiorno continua a perdere residenti. Senza investimenti al Sud aumenta il sottosviluppo - QdS

Il Mezzogiorno continua a perdere residenti. Senza investimenti al Sud aumenta il sottosviluppo

Roberto Pelos

Il Mezzogiorno continua a perdere residenti. Senza investimenti al Sud aumenta il sottosviluppo

venerdì 07 Giugno 2024

Istat: nel biennio 2022/2023 è stato registrato il tasso di migrazione più alto in Campania, Sicilia e Calabria.

PALERMO – Si attesta al 24,1% la percentuale di partenze dalla Sicilia, secondo l’ultimo rapporto dell’Istituto nazionale di statistica (Istat) dal titolo: “Migrazioni interne e internazionali della popolazione residente anni 2022/2023”. L’Isola si piazza al secondo posto dopo la Campania, in cui si registra il 28,8% di cancellazioni dal Mezzogiorno, mentre al terzo posto troviamo la Puglia (18%).

Un trend che rischia di condannare il meridione del Paese e dunque le regioni maggiormente in difficoltà, che senza una politica di investimenti capace di rivoluzionare questo stato di cose sembra essere destinato a un sottosviluppo sempre più marcato.

Spopolamento, dato allarmante

Un tema denunciato recentemente anche dall’Anci Sicilia e che abbiamo voluto affrontare con Maurizio Zingales, sindaco di Mirto (Messina) e numero uno del Coordinamento dei piccoli Comuni per l’associazione degli Enti locali siciliani. “Come Anci – spiega – abbiamo registrato, dal 2019 al 2023, 94 mila 532 unità in meno in Sicilia. Un dato allarmante. Passiamo da 4 milioni 908 mila abitanti a 4 milioni 814 mila. È una situazione complicata e non ci può fare stare bene il fatto che il trend riguardi anche altre regioni del Sud Italia, come riportato nell’indagine dell’Istat citata. Ci sono differenze anche tra le Città metropolitane della Sicilia: c’è un più soltanto in provincia di Catania e in provincia di Ragusa, per il resto il trend è negativo in tutte le altre province”.

Non ci sono ancora dati relativi ai primi mesi del 2024, ma non ci si aspetta nulla di diverso rispetto a quanto registrato fino a ora. “Due settimane fa – afferma Zingales – abbiamo messo in atto un’importante iniziativa organizzando un convegno a San Marco d’Alunzio, nel messinese, e abbiamo coinvolto importanti personalità di altre regioni d’Italia come per esempio Luciano Caveri, assessore in Val d’Aosta, che si occupa proprio di spopolamento. Abbiamo discusso di questo problema e delle potenziali soluzioni da mettere in campo, che non sono semplicissime”.

Le strategie da mettere in atto

Le strategie da mettere in atto sono quindi state individuate, ma come spesso accade fra la teoria e la pratica c’è un abisso da colmare. “Intanto – sottolinea il sindaco di Mirto – è stato già importante confrontarsi con altre realtà del resto d’Italia, perché il fenomeno riguarda in maniera forte le regioni del Sud ma anche alcune realtà del Nord. Il trend è negativo perché le mortalità sono superiori di gran lunga rispetto alle nascite. Prendendo spunto da altre realtà, come per esempio dall’Anci Lombardia, stiamo vagliando quello che possiamo fare in Sicilia tenendo conto che l’aspetto più importante, che è stato focalizzato, è garantire per chi volesse tornare nella nostra terra, dei servizi importanti, considerando la carenza in termini di infrastrutture, viabilità, sanità, scuole”.

Servono investimenti adeguati

Servono quindi investimenti adeguati per rendere il Mezzogiorno appetibile da un punto di vista economico e sociale. “Vanno considerate le varie realtà provinciali – conclude Zingales – perché ognuna di esse possiede peculiarità importanti. Occorre partire dall’agricoltura e dall’industria di trasformazione dei prodotti agricoli e puntare sulle nostre eccellenze, supportando le imprese. C’è però bisogno di infrastrutture, di banda larga e così via. I problemi sono legati a una programmazione territoriale importante, che fino a oggi è stata carente”.

Restare o tornare con l’obiettivo di costruire un futuro migliore

Gabriella Messina, segretaria confederale della Cgil Sicilia

“La recente indagine del Sole 24 ore sul benessere territoriale in Italia, presentata al Festival dell’Economia, conferma una situazione disastrosa per quanto riguarda i giovani”. Lo ha detto Gabriella Messina, segretaria confederale della Cgil Sicilia.

“Considerando i parametri delle residenze – ha aggiunto – dei canoni di locazione, della disoccupazione e della trasformazione tempo indeterminato dei contratti, le province siciliane si collocano tra le ultime d’Italia. Sul totale di 110 Messina è 102esima, Caltanissetta 101esima, Palermo in posizione 97, Catania 94, Siracusa 88, Ragusa 85, Trapani 84, Agrigento 82, Enna 81”.

I temi snocciolati da Messina sono stati al centro di un incontro svoltosi di recente ad Agrigento, nel centro culturale Pasolini, che ha visto insieme il Forum giovani siciliani e la Cgil regionale, che ha dato voce alle esigenze e alle problematiche delle nuove generazioni della nostra terra, spesso costrette a emigrare per motivi di studio e di lavoro. Al confronto hanno preso parte, tra gli altri, la già citata Gabriella Messina e Lara Ghiglione, segretaria confederale della Cgil nazionale.

“In questo contesto restare è difficile, ma la possibilità di restare o tornare è quello che vogliamo. Chiediamo dunque che la situazione cambi per potere contribuire allo sviluppo della nostra terra”. Così recita il “Manifesto delle giovani e dei giovani siciliani”, redatto dalle associazioni facenti parte del Forum, che include numerose richieste al governo regionale.

“Gli elementi di criticità – ha spiegato Messina – riguardano lo studio, l’accesso al mercato del lavoro, il lavoro precario, la salute, la parità di genere, l’ambiente, l’energia, l’abitazione estiva in relazione alla residenza universitaria, in relazione alla condizione abitativa e alle offerte abitative anche per quello che riguarda il caro-prezzi. I giovani partono da un principio: ‘La mia vita conta, la nostra terra conta’. Invece, nella nostra terra il lavoro è sempre più precario e sempre più povero e soprattutto non riparte dei giovani”.

“Il lavoro buono, tutelato, a tempo indeterminato e con le giuste retribuzioni – ha sottolineato Lara Ghiglione – è al centro dei referendum su cui stiamo raccogliendo le firme, che parlano soprattutto ai diritti e al futuro delle giovani generazioni”.

Le richieste del “Manifesto” sono tante e qui ne riportiamo alcune per ogni tema. Sul fronte del diritto allo studio si chiede, tra l’altro, che lo stesso valga per tutte e tutti con una programmazione strutturale e misure strutturali destinate specificatamente all’istruzione che metta a valore le risorse necessarie. Occorrono anche la rimozione degli ostacoli allo studio, lo stop al numero chiuso dei corsi di laurea e l’incremento della spesa pubblica per l’istruzione.

Sul fronte occupazionale le associazioni chiedono provvedimenti come un Piano straordinario per l’occupazione giovanile e femminile, la condizionalità nei bandi per l’assunzione dei giovani e la parità salariale. Sul piano del diritto alla salute sono per esempio ritenuti necessari presidi sanitari diffusi capillarmente su tutto il territorio siciliano, mentre, riguardo alla parità di genere il Forum chiede, tra le altre cose pari opportunità sociali, economiche e politiche. Le altre richieste sono attinenti al diritto alla protezione e alla salvaguardia ambientale e al diritto alle infrastrutture e alla mobilità: per esempio, la salvaguardia ambientale con il coinvolgimento degli enti del terzo settore e l’istituzione del biglietto unico per tutti i giovani.

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