Minori siciliani abbandonati, facili prede della mafia - QdS

Minori siciliani abbandonati, facili prede della mafia

Minori siciliani abbandonati, facili prede della mafia

venerdì 01 Aprile 2022

Presentata la relazione finale dell’indagine sulla condizione minorile approvata dalla commissione Antimafia. Cresce l’allarme per la dispersione scolastica

PALERMO – Presentata a Palazzo dei Normanni la relazione finale dell’indagine sulla condizione minorile in Sicilia, approvata nei giorni scorsi dalla Commissione antimafia presieduta da Claudio Fava. Al termine di un lavoro lungo sette mesi, con 65 audizioni svolte in diverse realtà della Sicilia, la Commissione ha elaborato una indagine di oltre 100 pagine, nella quale si cerca di “dare una risposta alle preoccupazioni manifestate in più occasioni da parte dei Procuratori del Tribunale dei Minori oltre che da operatori scolastici, socio-assistenziali, socio-sanitari e del Terzo settore a fronte dei dati sempre più allarmanti sulla dispersione scolastica in Sicilia e, più in generale, sulle condizioni di estremo disagio sociale in cui versano i minori delle aree periferiche delle città siciliane”.

Per i Commissari, queste criticità discendono da un intreccio di cause, nei quali spiccano le responsabilità di molte istituzioni: le incertezze amministrative e burocratiche nella risposta di sostegno, la perpetua carenza di risorse, la frammentarietà e la lentezza degli interventi, l’assenza di sinergia istituzionale, l’assenza di spazi di socialità, l’insidia dei “modelli culturali” proposti dalla criminalità organizzata.

L’insidia dei “modelli culturali” proposti dalla criminalità organizzata

Proprio quest’ultimo punto rappresenta uno degli snodi dell’indagine svolta: di fronte alle gravi criticità vissute dai giovani nell’accedere a servizi essenziali, alla cronica carenza di personale dei servizi sociali, alla inconsistenza degli spazi aggregativi e sportivi, “se le scuole resteranno l’unico presidio isolato e malvisto, se le associazioni si vedranno chiudere i programmi di accompagnamento sociale per ragioni di bilancio e di burocrazia amministrativa rinunziando a dare continuità di intervento al loro lavoro… se questa resterà la pubblica risposta per i quartieri in cui la condizione minorile è sinonimo di vulnerabilità e disagio, non stupiamoci quando mafie e criminalità avranno vita facile a reclutare, a trasformare adolescenti in carne da cannone”. In conclusione, per i Commissari, “l’ascensore sociale nelle periferie siciliane si è fermato ai piani alti. Ma si tratta di un esito che non può essere accettato o, ancor peggio, passivamente subito”.

Le proposte della Commissione antimafia

Dalla Commissione quindi alcune proposte: la necessità di una legge regionale che raccolga e coordini le buone prassi esistenti; l’urgenza di dotarsi di un’anagrafe scolastica e di un piano dell’infanzia regionali; l’importanza di ricostituire la Commissione regionale per i problemi della devianza e della criminalità; l’imprescindibile valorizzazione delle figure dei garanti locali.

Soprattutto, sottolinea il Presidente Fava “occorre valorizzare la generosità e la professionalità del mondo della scuola e delle realtà dell’associazionismo e del sociale.” Problemi e proposte che la Commissione intende discutere nei diversi territori, organizzando nelle prossime settimane dei momenti di confronto in diversi quartieri di Catania, Messina e Palermo.

Evasione scolastica, in Sicilia punte del 60%

PALERMO – In Sicilia ci sono punte di evasione scolastica anche del 50-60% in alcuni quartieri periferici in un contesto di “assenza di spazi di socialità, famiglie rassegnate, devastanti modelli culturali proposti dalla mafia”. Questo uno dei dati che emergono dall’inchiesta sulla condizione minorile condotta dalla Commissione regionale Antimafia che ha ascoltato 65 persone in otto mesi di lavoro tra luglio scorso e febbraio. “La condizione minorile nelle periferie siciliane è ostaggio di un disagio antico e irrisolto. Ragazze e ragazzi che vivono la propria vulnerabilità potendo contare solo sulla presenza della scuola: a volte accettata, a volte subita, spesso rifiutata”, si legge nella introduzione della relazione. Gli indici di dispersione riferiti dai Tribunali per i minori restano tra i più alti d’Europa, “con un picco drammatico nel passaggio tra la scuola media e le superiori”.

E con un vulnus ulteriore: “Dove non arriva l’offerta formativa ed educativa dello Stato spesso arriva la criminalità organizzata, con un sistema di seduzioni, valori e reclutamenti che segna per sempre il destino di questi minori”. “Temiamo che questi ragazzi diventino carne da macello per guerre altrui e che spesso le periferie diventino luogo di disagio dove e vulnerabilità sociale non c’è capacità di rimedio”, ha detto Claudio Fava, aggiundendo che “la capacità di reclutamento delle organizzazioni criminali attingendo da questo disagio è nota. Sono tutti temi che collegati tra loro pretendevano uno sguardo più attento e lungo, sulle cause ma anche sui possibili rimedi”.

Proprio per questo raccogliendo la preoccupazione di operatori scolastici, socio-assistenziali, sociosanitari, del Terzo settore e giudiziari, la Commissione Antimafia dell’Ars si è impegnata a ricostruire le condizioni e le ragioni di questa vulnerabilità sociale. “Ad arginare un bilancio sostanzialmente negativo resta il lavoro – in alcuni casi quasi eroico – dei presidi scolastici e l’impegno di molte esperienze del terzo settore”, si legge nella relazione.

Ci sono migliaia di ragazzi tra i 6 e 16 anni che non vanno a scuola a Catania con una dispersione che si attesta tra il 21 e il 22%”, ha raccontato Roberto di Bella, presidente del Tribunale dei minori di Catania, “nella migliore delle ipptesi questi ragazzi alimentano il mercato nero del lavoro ma nei quartieri storici del degrado catanese questi ragazzi alimentano le fila della criminalità organizzata, vengono utilizzati per il controllo delle piazze di spaccio come vedette o pusher in età sempre più precoce spesso approfittando della loro non punibilità essendo minori di 14 anni”.

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