Non solo tassi di interesse più alti per l’acquisto di immobili, ma anche tasse, spese condominiali e bollette
Sul mercato nazionale nel trimestre luglio-settembre 2023 sono state compravendute 157mila abitazioni, circa 18 mila in meno rispetto allo stesso periodo del 2022, con un calo tendenziale del 10,4%. Nelle Isole segno negativo del 6,3%: da 16.100 a 15.100. Il capoluogo siciliano, Palermo, registra un calo del 10,1%. I numeri sono stati resi noti dall’Osservatorio del mercato immobiliare pubblicato dall’Agenzia delle Entrate.
Criticità ben note a chi acquista
Gli acquisti delle persone fisiche hanno riguardato, nel terzo trimestre 2023, circa il 95% del totale delle abitazioni compravendute. Di queste circa il 62% è “prima casa”, ma era più del 65% nello stesso trimestre del 2022, e solo il 41% circa è stato acquistato ricorrendo a un mutuo ipotecario, rispetto ad una quota prossima al 50% rilevata lo scorso anno nell’omologo trimestre, si legge nel report. Il perché di tali numeri è da ricercare all’interno di criticità ben note a chi acquista: la quota di agenti immobiliari che segnalano difficoltà nel reperimento del mutuo da parte degli acquirenti è salita al 34,4%, il valore più alto dalla fine del 2014. E ancora: la quota di compravendite finanziate con mutuo ipotecario è scesa al 63,4 per cento dal 64,1 per cento, il valore più basso dal 2014. Il rapporto fra l’ammontare del prestito e il valore dell’immobile è invece rimasto su valori elevati (al 77,3 per cento). Un agente su due segnala un aumento dei canoni di affitto.
Tali riscontri hanno portato i volumi di scambio delle abitazioni ad una “contrazione accentuata diffusa in tutte le aree del paese, senza eccezioni”.
In tutte le grandi città gli acquisti di abitazioni sono in calo
Anche in tutte le grandi città gli acquisti di abitazioni sono in calo ovunque, con Firenze e Roma che mostrano i cali tendenziali maggiori, -17,9% e -13% rispettivamente. La diminuzione degli scambi coinvolge inoltre tutti i tagli dimensionali, risultando più accentuata al crescere della superficie delle abitazioni. Le abitazioni di nuova costruzione rappresentano circa l’8% delle abitazioni compravendute, quota ancora in flessione in questo trimestre. Infine, esaminando i dati sul mercato delle locazioni residenziali, nel 3° trimestre del 2023 sono state locate oltre 200 mila abitazioni, in calo tendenziale del 4,1% rispetto allo stesso periodo del 2022. In questo quadro generale, crescono in controtendenza le locazioni di breve periodo con contratti transitori (+4,3%) e per gli studenti (+6,5% per le locazioni di intere abitazioni, +15,5% per le locazioni di porzioni).
A livello nazionale, le compravendite di abitazioni diminuiscono maggiormente nei comuni non capoluogo, dove il calo è del 10,8% (circa 13 mila abitazioni scambiate in meno rispetto al terzo trimestre 2022), ma subiscono una decisa flessione anche nei comuni capoluogo, -9,5%. Al Nord Est e al Centro la variazione negativa è più marcata (rispettivamente -12,9% e -12,6%) mentre al Nord Ovest il calo si attesta a -10,3%, tasso trascinato dalle perdite registrate nei comuni non capoluogo (-11,1%). Al Sud si registra un calo del 7,3% equamente distribuito tra comuni minori e comuni capoluogo (rispettivamente -7,2% e -7,5%). Nelle Isole, come citato, si osserva la diminuzione più lieve, -6,3%.
I dati delle compravendite di abitazioni, nel terzo trimestre del 2023, relativi alle otto principali città italiane per popolazione evidenziano una variazione tendenziale annua negativa del 10,3%, in linea con dato nazionale. I tassi di variazione tendenziale, sottolinea il report, sono negativi per tutte le città, con Firenze e Roma che mostrano i cali più elevati, -17,9% e -13% rispettivamente; si accodano Torino e Palermo con una diminuzione del 10% circa. A Bologna si osserva un decremento del 9,6%, a Milano e Genova la diminuzione è rispettivamente dell’8,5% e del 7,9%, infine, più contenuta è la decrescita a Napoli, che registra una variazione del -1,9%.
Una casa tutta per sé, valore ritenuto fondamentale dall’83% degli italiani
La casa di proprietà continua a rappresentare uno spazio vitale irrinunciabile per molti italiani. Viene percepita come un ambiente dove vivere a pieno la propria quotidianità e come fattore di garanzia di sicurezza e stabilità. Lo rivela il secondo rapporto Federproprietà-Censis “La casa nonostante tutto” che va ad analizzare il rapporto tra i cittadini e la proprietà immobiliare, in un contesto abitativo che è mutato non poco nel corso di questi anni.
La casa di proprietà fondamentale per l’83,2% degli italiani
Il valore della casa di proprietà risulta essere fondamentale per l’83,2% degli italiani. Si tratta di un dato che risulta essere già particolarmente consolidato nella fascia d’età 18-34 anni con il 76,9% delle preferenze e che tende a cresce con l’innalzamento dell’età. Avere una casa tutta per sé si configura come un fattore di solidità anche per l’82,4% dei 35-64enni e per l’89,2% dei soggetti con 65 anni e oltre. Sotto altri aspetti, tuttavia, i proprietari di una casa devono fare i conti con una serie di componenti che rendono decisamente più complessa l’esperienza abitativa rispetto al passato. Basti pensare ai costi onerosi da affrontare che sono determinati dalla crescita smisurata dell’inflazione, dall’incremento dei tassi di interesse e dai mutui sempre più salati che hanno contribuito a porre un freno al mercato immobiliare. Con un’inflazione di fondo del +4,2% a ottobre 2023, il tasso medio praticato sui nuovi prestiti per l’acquisto di un’abitazione è cresciuto dal 2,26% dello scorso anno al 4,21% del periodo corrispondente nel 2023. I tassi più cari hanno reso maggiormente difficoltoso il pagamento delle rate.
A farne le spese sono stati in particolare i più giovani
La fascia più vessata è quella dei 18-34enni nel 42,6% dei casi rispetto al 39,5% dei 35-64enni e al 26,1% dei soggetti con 65 anni e oltre. Le difficoltà con i pagamenti si riflettono anche nelle differenti aree territoriali del Paese. Onorare il pagamento di una rata rappresenta un ostacolo nelle Regioni del Centro (41,4%) e del Sud e Isole (37,2%). “Leggermente” meno gravoso l’impegno per chi vive nelle aree del Nord del Paese (32,2% in difficoltà nel Nord-Ovest e 33,4% nel Nord-Est). Anche i rincari delle bollette di acqua, luce e gas rappresentano un elemento di difficoltà per i proprietari delle case, così come le voci di spesa relative al condominio e alle tasse. Per il 75,5% degli intervistati questa commissione va a gravare pesantemente sul budget familiare. Una percentuale che sale fino all’80% per tutti quei nuclei che presentano un reddito annuo non superiore ai 30mila euro o che risiedono nel Centro-Sud del Paese, mentre risulta essere meno “stressante” per chi risiede in altre aree. Per quanto riguarda l’acquisto di una casa, gli italiani considerano la classe energetica un requisito fondamentale. Per il 64,6% essa rappresenta una discriminante da tenere in seria considerazione.
Restando in tema, la direttiva europea sulle case green per l’efficientamento energetico delle abitazioni sta diventando sempre più un argomento ‘caldo’ tra i proprietari delle abitazioni. Vi è una percentuale di cittadini – pari al 22% – che si dice preoccupato per i possibili costi aggiuntivi di gestione degli immobili. Il 90,2% degli italiani ritiene, infine, che gli interventi a tutela dell’efficientamento energetico delle case debbano essere affiancati da aiuti economici da parte dello Stato (detrazioni, incentivi, etc) per riuscire a sostenere gli interventi dei proprietari.
Salvatore Malandrino, Presidente Abi Sicilia
“Nell’Isola tassi di interesse al 4,49%, in linea con il dato nazionale”
L’Associazione bancaria italiana (Abi) ha recentemente diffuso la nota mensile che registra un incremento del 4,37% del tasso d’interesse per l’acquisto della casa nel mese di ottobre contro il 4,21% del mese precedente. Sempre secondo l’Abi, il tasso medio sulle nuove operazioni di finanziamento alle imprese, è stato del 5,45%, mentre a settembre era del 5,35%. I prestiti alle famiglie e alle imprese, ad ottobre, sono scesi del 3,6% rispetto ad un anno prima per il rallentamento della crescita economica, come spiega la nota dell’Abi e, secondo il Presidente dell’Associazione, Antonio Patuelli, anche a causa della politica monetaria. La nota segnala, tra le altre cose, come siano tornati a diminuire le consistenze sui depositi dei conti correnti delle imprese, mentre incrementi si registrano nella raccolta indiretta, tra settembre 2022 e lo stesso mese del 2023 (quasi 229 miliardi) e in quella a medio e a lungo termine tramite obbligazioni nel mese di ottobre rispetto ad un anno prima.
Su questi temi il Quotidiano di Sicilia ha intervistato il numero uno di Abi Sicilia, Salvatore Malandrino.
Presidente Malandrino, qual è l’andamento dei mutui e dei tassi d’interesse in Sicilia rispetto alla media nazionale?
“Osservando gli ultimi dati forniti dalla Banca d’Italia relativi al secondo trimestre del 2023, si è assistito sia a livello nazionale sia a livello regionale ad una riduzione della domanda di prestiti per l’acquisto di abitazioni dovuta principalmente alla politica monetaria adottata dalla Bce che ha alzato i tassi di riferimento. Inoltre, in base ai dati dell’Osservatorio del mercato immobiliare (Omi) dell’Agenzia delle Entrate, le compravendite di abitazioni in Sicilia, nello stesso periodo, sono diminuite del 3,3%. Tuttavia, l’andamento dei mutui nella regione si è mantenuto positivo facendo registrare, a giugno 2023, un aumento dell’1,5% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente; dato di poco inferiore rispetto a quello nazionale (+1,7%). Anche i tassi di interesse sui mutui risultano sostanzialmente in linea col dato nazionale: 4,49% in Sicilia, 4,43% per l’Italia”.
Di quanto è scesa la consistenza dei fondi sui depositi dei conti correnti delle imprese siciliane?
“Date le attuali condizioni di mercato e di offerta concorrenziale tra le banche, si sta registrando a livello generale una scelta della clientela verso forme più remunerative di investimento della liquidità. In tale contesto, a giugno 2023, i depositi in conto corrente delle imprese siciliane ammontavano a 13,2 miliardi di euro, solo in lieve diminuzione rispetto ad un anno prima (-0,4%)”.
Secondo il rapporto, sia la raccolta indiretta (che riguarda gli investimenti sui titoli), che quella a medio e a lungo termine, tramite obbligazioni, sono cresciute tra il 2022 e il 2023. A quanto ammontano gli importi in Sicilia? C’è divario con altre realtà?
“Sempre sulla base dei dati forniti da Banca d’Italia si può rilevare che a giugno 2023 la raccolta indiretta in Sicilia è aumentata del 22% rispetto ad un anno prima, passando da 22 a quasi 27 miliardi. L’incremento è in linea con quanto accade nel Mezzogiorno (+23%) e molto superiore alla variazione nazionale (+8%). La quota maggiore della raccolta indiretta è rappresentata da titoli in custodia (circa il 97% in Sicilia; 95% sia nel Mezzogiorno sia a livello nazionale)”. (rp)