Sicilia "patria" dei Neet, tra formazione debole e disoccupazione

Sicilia “patria” dei Neet, un universo complesso e spaventoso: il disastro certificato dall’Istat

Sicilia “patria” dei Neet, un universo complesso e spaventoso: il disastro certificato dall’Istat

Michele Giuliano  |
lunedì 07 Agosto 2023

Un universo estremamente variegato e un dato sconvolgente: un giovane siciliano su tre non studia e non lavora, per varie ragioni. Ecco i dati

Un giovane siciliano su tre non studia e non lavora, senza alcuna prospettiva per un futuro che si fa sempre più incerto. Sono i cosiddetti “Neet”, acronimo di Not in education, employment or training, i ragazzi tra i 15 e i 29 anni che dovrebbero essere il volano per il futuro della regione e dell’intero Paese, e invece, sono fermi in attesa di chissà quale treno che non si decide a passare.

La Sicilia, secondo i dati diffusi dall’Istat, è la regione con il tasso peggiore, arrivando addirittura al 32%, contro una media italiana, già drammatica, del 19%. Sono le regioni del Sud a segnare i numeri peggiori: poco dopo l’Isola, si trovano la Campania, poco sotto il 30%, e la Calabria, al 27%. Sul fondo della classifica, il Trentino Alto Adige, a poco più dell’10%, e poco sopra L’Emilia Romagna e il Veneto.

Neet, Sicilia cenerentola di un’Italia già terribile 

I dati siciliani mostrano il grado dell’emergenza se si confrontano con i dati europei. L’Italia, infatti, si trova in fondo dalla classifica Ue27, che comprende i 27 Stati dell’Unione, contro una media europea che si ferma all’11,7%. Insomma, la Sicilia diventa fanalino di coda in uno Stato che è già Cenerentola d’Europa. Nel Nord-est e Nord-ovest la quota di Neet si attesta rispettivamente al 12,5% e al 14,2% e anche il valore del Centro, 15,3%, è inferiore alla media nazionale. La quota minima del 9,9% si raggiunge nella provincia autonoma di Bolzano.

“Le cause del fenomeno – è l’analisi dell’Istat – sono riconducibili alla debolezza dell’offerta formativa professionalizzante, alla carenza di efficaci politiche attive sul lavoro, a una scarsa dinamicità del mercato. In Italia, in particolare, l’alta incidenza di Neet si associa a un tasso di disoccupazione giovanile elevato, con una quota di giovani in cerca di lavoro da almeno 12 mesi, tripla rispetto alla media europea”.

Pochi studenti-lavoratori

In Italia si segnala anche una scarsa diffusione degli studenti-lavoratori, il 6% dei giovani di questa classe di età, mentre nella media europea sono il 16,7%. La quota di Neet, in linea con quanto osservato a livello europeo e con le dinamiche del mercato del lavoro, registra una crescita di 7 punti percentuali tra il 2007 e il 2014, seguita da una riduzione, interrotta solo dalla crisi pandemica nel 2020, che nel 2022 ha finalmente fatto tornare il livello prossimo al minimo del 2007.

Il fenomeno interessa maggiormente le ragazze (20,5%) rispetto ai coetanei maschi (17,7%) e i residenti nelle regioni del Mezzogiorno (27,9%). Gli stranieri presentano un tasso (28,8%) superiore a quello degli italiani di quasi 11 punti percentuali, e questa distanza raddoppia nel caso delle ragazze straniere (37,9% contro 18,5%). L’universo dei Neet è piuttosto variegato: c’è chi è impossibilitato a lavorare, chi sceglie di non farlo perché in attesa di iniziare un percorso formativo o sta svolgendo un’attività non retribuita.

“Universo” eterogeneo

Si tratta quindi di un universo molto eterogeneo al suo interno, che rimanda alla necessità di interventi differenziati per stimolare la partecipazione alla formazione e al mercato del lavoro. Circa un terzo dei Neet italiani è disoccupato, nella metà dei casi da almeno 12 mesi, con punte del 62,5% nel Mezzogiorno. Un ulteriore 28,9% è disponibile a lavorare ma non cerca attivamente un’occupazione oppure non è disponibile a lavorare immediatamente, in buona parte scoraggiati o in attesa dell’esito di passate azioni di ricerca. Infine, quasi il 38% dei Neet non cerca lavoro né è disponibile a lavorare immediatamente.

Quest’ultimo gruppo si divide in proporzioni simili tra chi è in attesa di intraprendere un percorso formativo, chi dichiara motivi di cura dei figli o di altri familiari non autosufficienti (il 46,2% tra le ragazze) e chi indica problemi di salute; solo il 3,3% dichiara di non avere interesse o bisogno di lavorare. Oltre i tre quarti dei Neet vivono da figli ancora nella famiglia di origine e solo un terzo ha avuto precedenti esperienze lavorative.

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