Presentati i risultati dell’indagine annuale di Acri “Gli italiani e il risparmio” realizzata in collaborazione con Ipsos. Un terzo dei giovani vorrebbe sentirsi maggiormente preparato sulle principali forme di investimento
ROMA – In Italia l’interesse per i temi relativi alla gestione del denaro e del risparmio sembra essere anche una questione età. Sono i giovani a mostrare una maggiore sensibilità verso questi temi anche se poi non si sentono sufficientemente preparati e hanno quindi poca fiducia nella propria capacità di gestire il denaro. È quanto evidenzia l’indagine annuale di Acri ‘Gli italiani e il risparmio’, realizzata in collaborazione con Ipsos e presentata ieri, alla vigilia della 99esima Giornata Mondiale del Risparmio.
I giovani maggiormente interessati al risparmio
I giovani 18-30enni sono maggiormente interessati degli adulti (45-64 anni) ai principali temi che riguardano la gestione del denaro: soprattutto vorrebbero sentirsi più preparati sulle principali forme di investimento per il futuro (33% vs 22% tra i 45-64enni) rispetto alle quali riconoscono una carenza informativa, sugli strumenti di gestione del risparmio (22% vs 13% tra i 45-64enni), sul funzionamento dei fondi previdenziali e di pensione integrativa (24% vs 17% tra i 45-64enni), meno sui prodotti assicurativi. Anche il tema delle criptovalute attira la loro l’attenzione (23% i giovani interessati vs 9% dei 45-65enni), perché sono strumenti innovativi che utilizzano tecnologie digitali, a cui i giovani si sentono affini.
L’importanza della formazione finanziari
I giovani sembrano, dunque, del tutto consapevoli dell’importanza della formazione finanziaria per gestire in modo responsabile il denaro, prendere decisioni finanziarie informate e pianificare il proprio futuro finanziario, per raggiungere, in definitiva l’indipendenza economica che per ora rimane un obiettivo più aspirazionale che reale; solo un quarto di loro dichiara di sentirsi autonomo. Pur con una lieve diminuzione, rimane ancora altissima la quota di italiani che si dichiarano preoccupati del futuro economico dopo il pensionamento (sono il 72% vs. 75% nel 2022); al riguardo, i giovani appaiono meno preoccupati (69% vs 72% del totale popolazione), probabilmente in virtù del fatto che vedono il momento della pensione come un evento ancora molto lontano.
La previdenza integrativa
Nonostante i timori, solo un lavoratore su 5 dichiara di aver già sottoscritto forme di previdenza integrativa. Un quinto si è semplicemente informato e un terzo circa è aperto verso questa tematica e interessato a ricevere informazioni. Tra i giovani occupati di 18-30 anni la quota dei sottoscrittori di strumenti di previdenza integrativa è inferiore alla media (17% vs 19% tra gli occupati in Italia) e tuttavia sembra comunque elevato l’interesse, poiché circa un terzo sì è comunque già informato su questo tema.
Tra i non sottoscrittori, circa la metà si dichiara interessato a sottoscrivere in futuro una forma di previdenza integrativa, anche se di fatto solo una piccola parte esprime una forte intenzione (6%). Sono i più giovani ad esprimere una maggior propensione (64% vs 51% dei non sottoscrittori) anche se prevedendo di poter affrontare questo investimento per il futuro con le proprie diponibilità economiche, non prima di 4-5 anni. Per molti, soprattutto tra i giovani e fino ai 44 anni la previdenza non è comunque sentita come un’urgenza, avendo al momento altre priorità.
In generale, le principali barriere che ostacolano la sottoscrizione dei prodotti di previdenza integrativa sono: le motivazioni economiche e la mancanza di fiducia verso questi strumenti, che è legata ad una modesta conoscenza delle logiche della previdenza integrativa. Diventa dunque cruciale, per il nostro Paese, sostenere i giovani nel costruire la propria indipendenza e una crescita finanziaria, perché significa creare le condizioni di crescita e sostenibilità economica e consentire di costruire il loro futuro ed il futuro del Paese.