Lo spaccio a tutte le ore nel quartiere Ballarò e le intercettazioni: i fatti e i nomi emersi nell'ambito dell'operazione dei carabinieri
Un ventaglio che si apre sulla città. Anche se, spesso, il ventaglio può sembrare uno schermo, un sistema per celare agli occhi ciò che si vuole nascondere, in questo caso la sua ombra è quella dello Stato. Un’ombra che protegge da una luce lancinante che martorizza la città, un ventaglio che, una volta aperto completamente, permetterà di ventilare, di creare una leggera brezza che, in questo caso, è portatrice di legalità. Il blitz di questa mattina realizzato dal comando provinciale carabinieri di Palermo a seguito dell’operazione Fairo, che ha portato già a diversi arresti e misure cautelari, s’inserisce in un’attività investigativa di ben più ampio respiro.
Un’attività di indagine che è partita, qualche giorno fa, con la conclusione dell’operazione Persefone 2 che ha portato alla disarticolazione della piazza di spaccio di Bagheria e alla distruzione della nuova via della droga, quella che da Torino raggiungeva Bagheria.
Palermo e il crack diventato emergenza sociale
Il problema dello spaccio del crack, a Palermo, oltre che un’attività illegale, è oggi diventata un’emergenza sociale. Si tratta di una droga pericolosissima, ricavata tramite processi chimici dalla cocaina e che è assunta inalando il fumo dopo averne sciolti i cristalli.
Non possiamo dimenticare quanto avvenne il 4 novembre dello scorso anno quando si tenne un grande corteo lungo le strade di Ballarò e dell’Albergheria organizzata da “Sos Ballarò” che, sotto il simbolico nome “La cura crea IN-dipendenza”, radunò diverse centinaia di cittadini. Come non possiamo dimenticare il 14 febbraio scorso quando, a piazza Brunaccini nel cuore di Ballarò, fu organizzato un sit-in del “Comitato Liberi Tutti” per non dimenticare Serena, l’allora ultima giovane vittima del crack.
Non è un caso che, proprio a seguito di questo riconosciuto dramma sociale, la Prefetta di Palermo Maria Teresa Cucinotta ha creato un tavolo tecnico permanente sul contrasto alla tossicodipendenza, soprattutto giovanile, nella città riunendo Comune, Procura dei Minori, vertici provinciali di Polizia, Carabinieri e Guardia di Finanza, l’Asp e le associazioni di volontariato per cominciare un percorso integrato di lotta alla diffusione della potente droga sintetica derivata dalla cocaina.
Sì perché, a Palermo non scorrono solo il Canale Passo di Rigano, il Papireto, il Kemonia e l’Oreto ma veri e propri fiumi di droga. Il mercato è dominato dai “pezzi” di crack fumati a tutte le ore del giorno e della notte.
Le denunce e gli arresti dell’operazione Fairo
Tante le denunce che sono partite dal basso, tante le vittime che si sono dovute contare. E quando si parla di vittime, in quest’occasione, non si parla solo di quanti sono morti per abuso della sostanza stupefacente, ma anche quanti, consumatori abituali, sono diventati degli “zombie”, come vengono chiamati oggi. Gli effetti del crack, dopo le iniziali sensazioni di forza ed energia, scioltezza comunicativa, euforia, disinibizione, vivacità e forte eccitazione sono in realtà devastanti e sono configurati come vere e proprie malattie mentali che portano alla paranoia, alla schizofrenia, ai deliri e all’accrescimento di svariate fobie. E quanti sopravvivono agli effetti devastanti del crack, in realtà, non sopravvivono rimanendo loro stessi devastati.
Coma ha scritto il Giudice per le indagini preliminari dott. Rosario Di Gioia nell’ordinanza di applicazione di misure cautelari nei confronti di 35 persone, cui è seguito il blitz Carabinieri di questa mattina, si “ritiene che sussistano nei confronti delle persone sottoposte ad indagini preliminari gravi indizi di colpevolezza in relazione alle ipotesi di reato alle stesse contestate e sopra descritte, essendo stati acquisiti nel corso delle investigazioni concreti e significati elementi” e che “l’area comunale del quartiere Ballarò compresa nei perimetro, contrassegnato dalla via Nunzio Nasi, dalla piazza Lucrezia Brunaccini e della via Mongitore è stata (…) teatro di una continuativa e sistematica attività di illecita commercializzazione di sostanze stupefacenti“.
L’importante ruolo delle intercettazioni
L’azione investigativa che ha portato agli arresti dell’operazione Fairo è stata condotta, nella fase finale, anche “nell’avvio delle attività di registrazione e di ascolto delle conversazioni intrattenute da Francesco Paolo La Barbera, Dennys Loddo, Salvatore Mazzanares e Manuel Picciotto sulle utenze cellulari in uso agli stessi: scelta questa finalizzata ad acquisire elementi di conforto sul piano probatorio all’ipotesi, prospettata dalla polizia giudiziaria alla luce delle emergenze investigative frattanto incamerate, secondo le quali siffatte azioni delittuose erano inquadrabili in un preordinato, costante e consolidato schema operativo, non solo strutturato sui piano soggettivo attraverso una programmata e articolata definizione dei ruoli e dei compiti ma anche sul piano oggettivo a mezzo una definizione delle diverse fasi operative dall’approvvigionamento originario alia distribuzione al dettaglio sul mercato”.
Le attività tecniche di registrazione e di ascolto hanno consentito, recita l’ordinanza, “non solo di acquisire in modo definitivo – dove ve ne fosse bisogno – prova della natura illecita delle attività cristallizzate dalle immagini di video sorveglianza perpetrate dalle persone sottoposte a indagini preliminari ma anche di ricostruire taluni ulteriori episodi di illecita commercializzazione di sostanze stupefacenti”.
La “piccola” piazza di spaccio di Ballarò al centro dell’operazione Fairo
Nella nota informativa del Nucleo Operativo della compagnia dei carabinieri di piazza Verdi di Palermo sull’operazione Fairo si legge: “La ‘piazza di spaccio’ di via Nunzio Nasi si estende sulle seguenti strade del quartiere Ballarò di Palermo: via Nunzio Nasi, parte di vicolo della Pietà a Palazzo Reale, parte di via Ballarò, parte di via Casa Professa e parte di piazza Lucrezia Brunaccini. Da diversi anni è considerata la più importante della città per la sua ubicazione centrale, per la presenza di alcuni pub che praticano prezzi modici e perché è possibile acquistare ogni genere di stupefacente fino a notte tarda”.
Il Nucleo Operativo di Palermo la definisce “come una vera e propria ‘piccola Amsterdam’ dove consumare tranquillamente stupefacenti e bevande come in un coffee shop”.
Lavoro offerto dalla criminalità
“Le percentuali di dispersione scolastica e di disoccupazione del quartiere – si legge nell’ordinanza – sono tra le più alte di Palermo e, pertanto, anche l’indice dì ‘densità criminale‘, in tale contesto, è facile reclutare giovani disposti a lavorare nella ‘piazza di spaccio’, allettati dai facili guadagni con il minimo sforzo. Da opportuni accertamenti esperiti alla Banca Dati LN.P.S., infatti, risulta che la quasi totalità degli indagati non intrattenga rapporti di lavoro documentati da diversi anni”.
Dopo la già citata operazione a Bagheria, il blitz di questa mattina fa ben sperare che questo fiume di droga che attraversa Palermo e la provincia sia non solo arginato ma interrotto. Lo chiedono le vittime, i loro familiari e la stessa città martoriata da questa piaga. Se è vero, come purtroppo dimostrato, che l’uso indiscriminato delle droghe non è appannaggio solo delle classi sociali più fragili ma che spesso proprio nei quartieri cosiddetti “bene” si cela parte della clientela, è necessario un grande mea culpa che permetta di rompere il costrutto domanda-offerta, sul quale si basa lo spaccio di sostanze stupefacenti. Ce lo chiedono Serena, Diego, Giulio, Noemi e tutte le vittime dimenticate morte negli anni ’70 e ‘80 quando Cosa Nostra iniettò nella città fiumi di eroina.