Incassata la fiducia al Senato e Camera con numeri più che ragguardevoli, ma senza eccessivo entusiasmo, il Draghi nazionale da ieri governa l’Italia per un tempo che è in mente Dei e di chi deve umanizzare il fenomeno in terra.
L’uomo di una umiltà stupefacente, pari alla sobrietà dei modi, ha sorpreso quanti si aspettavano un discorso breve che invece è andato avanti per 52 minuti senza “do” di petto, ma con ponderata chiarezza e senza nulla concedere ad alcuno: della serie o questo o niente.
Applausi di convenienza ed ad aspettare i risultati solo quattro gatti: estimatori veri e i coinvolti nella lista dei 23 ministri ed un sottosegretario alla presidenza, non ancora ovviamente nominata la schiera dei vice e sottosegretari che di norma fanno “folla” pur nell’ambito del non assembramento.
Insomma evento e spettacolo serio, dignitoso, non come il suo predecessore: straabbracciato ed applaudito pur dicendo dabbenaggini ormai storiche.
Pronunciato un discorso in cui qualcuno ha trovato delle pecche: ma si, non ha elogiato come ormai d’uso anche nella Chiesa le donne e non ha fatto sentire alcun cronoprogramma (in genere fatto di pie speranze se non di bugie) che incantano e fanno gridare al miracolo di “S.Giuseppi” applaudito mentre nel cortile lasciava – era ora – palazzo Chigi dai funzionari: esagerazione!
Avendo conosciuto tutti i Presidenti del Consiglio nell’adempimento dei loro doveri parlamentari mi ha richiamato alla memoria Alcide De Gasperi asciutto, chiaro e sobrio da sembrare il chiudi portone del palazzo e non il Premier.
Ora governi. Ed imponga la sua grande cultura e la grande esperienza a quanti ha chiamato in Consiglio; soprattutto quelli della “continuità” che adusi ad altri metodi e costumi non sarà facile portare sulla via di Damasco.
E l’unico partito ufficialmente dichiaratosi di opposizione, FdI, non ha del tutto torto: troppa zavorra dell’immediato passato può rendere difficile il volo alla mongolfiera governativa soprattutto quando parte di essa non ha certo eccelso per virtù di governo, come può ben vedersi a pandemia incontrollata. Sarebbe stato augurabile che il Presidente avesse tenuto per se gli Esteri non fosse altro per farsi capire e per non far scambiare il titolare per il suo portaborse. Ma forse riparerà con vice e sottosegretari: come è auspicabile per sanità ed interni.
Alla fine dell’ottimo discorso per la fiducia, tuttavia mi è venuto in mente il Presidente Giovanni Leone famoso per i governi balneari. Avendogli chiesto dopo il secondo governo, appunto estivo e datato, come mai avesse sciorinato un programma di legislatura mi sentii rispondere (in napoletano, ma traduco)“Grimà, non mettiamo limiti alla provvidenza del Signore e poi se non lo avessi fatto avrebbero detto che ero rimbambito”.
Non è il nostro caso. E forse avrà voluto, “Super Mario”, far capire come si redige un programma che, a prescindere da chi lo porterà in groppa nel tempo, potrebbe dare all’Italia: serietà, laboriosità , efficienza.
Si incrocino le dita.