Giorni di festa anche per il mondo ebraico che, dall’imbrunire del giorno 24 dicembre, sta celebrando Hannukkah, la festa delle luci
Quelli che stiamo vivendo sono giorni di festa anche per il mondo ebraico che, dall’imbrunire del giorno 24 dicembre, sta celebrando Hannukkah, la festa delle luci. Nell’anno 3622 del calendario ebraico i Maccabei, dopo tanti strenui combattimenti liberarono Gerusalemme dalle potenti e agguerrite truppe di Antioco IV.
Il nome degli eroici liberatori di un tempo, è tornato alla notorietà dopo i fatti avvenuti ad Amsterdam, il 7 novembre scorso, quando in occasione della partita di Europa League tra Ajax e Maccabi Tel Aviv si è scatenata, per le strade della capitale olandese, una vera caccia ai tifosi ebrei della squadra ospite ad opera di residenti di origine araba e di ideologia filo palestinese. È doveroso aggiungere che, malgrado l’estrema violenza delle tante espressioni e la loro gravità, la polizia e la giustizia del Paese ospitante non sono riusciti a riaffermare il diritto in quanto, sebbene gli aggressori fossero centinaia, solo 45 sono stati indagati, e tra questi appena 5 sono stati rinviati a giudizio, peraltro una sola persona con l’imputazione di tentato omicidio, mentre i restanti si sono visti contestare la blanda accusa di violenza.
Tralasciando questi fatti così poco commendevoli per tornare a quelli storici e della tradizione, dopo che Gerusalemme venne riconquistata ed il Tempio riparato, ripulito e ricondotto alle funzioni religiose, quando gli ebrei vollero riaccendere la Menorah, non avevano più provviste dell’olio consacrato, perché erano andate perse durante l’occupazione. Venne trovata solo un’ampolla che ne conteneva il quantitativo necessario per ardere per un solo giorno, ed ecco a questo punto il miracolo. L’olio inaspettatamente alimentò i lumi del grande candelabro per ben otto giorni, il tempo necessario per la consacrazione dell’altro olio necessario. Se questo è il racconto di cui vive la festa, essa in realtà ha un profondo significato che certamente non è quello di ricordare una vittoria militare ormai risalente a millenni fa, bensì quello di celebrare la capacità del popolo ebraico di darsi continuità nei secoli e di resilienza. Una virtù a cui, ai nostri giorni, occorre far ricorso, quando dopo oltre un anno di guerra, si è sulla soglia di un cessate il fuoco.Scrive Catherine Perez Shakdam (Times of Israel, 5.12.2024): “Come è sempre accaduto, la storia non sarà indulgente con coloro che scelsero la via facile e vile dell’indignazione alla moda, anziché quella faticosa della ragione e della verità”.
Certamente sarà necessario qualche tempo affinché la conoscenza dei fatti reali e delle loro effettive ragioni dell’ultimo conflitto arabo-israeliano siano note al mondo e soprattutto a chi oggi giudica i dolorosi fatti della guerra sulla scorta di verità di parte. Occorre non sottovalutare che, a noi uomini dell’era digitale, il diritto all’oblio riguardo a quello che scriviamo sul web è inclementemente negato da questa suadente tecnologia, giacché non una sola parola pubblicata da tutti coloro che nell’Occidente hanno allineato il loro pensiero, facendo grande sfoggio di senso di umanità, a quello delle forze che praticano il terrorismo, come Hamas, forze che nei loro statuti mettono in capo ad ogni cosa il fine irrinunciabile di distruggere Israele ed assassinare tutti gli ebrei di qualsiasi nazionalità, cadrà nell’oblio. Quando cesserà questa ubriacatura moralistica e autodistruttiva dell’Occidente, gli avversatori di Israele dovranno affrontare una realtà morale non poco scomoda per loro. Per adesso bisogna che gli ebrei pratichino e coltivino la loro capacità di resilienza e di continuità nella storia, che certamente merita di essere festeggiata con le celebrazioni di Hanukkah.