L'Indice Cashless dell'Isola è tra i più bassi d'Italia e la differenza in termini di digitalizzazione dei pagamenti tra Sud e Nord è evidente: il report di "The European House - Ambrosetti".
I pagamenti senza contanti sono ancora poco graditi in Sicilia, con grandi città come Catania e Palermo in fondo alla classifica italiana per quanto riguarda il numero di transazioni cashless. Ancora una volta la digitalizzazione rimane un lontano pensiero al Sud e nelle Isole, tra gente diffidente e progetti ancora insufficienti a garantire una “rivoluzione” dei pagamenti.
Ecco i dati riportati in uno studio realizzato da “The European House – Ambrosetti“, con il supporto di una serie di partner attivi da Nord a Sud con una missione unica: “Rafforzare il dialogo e le relazioni tra gli attori dell’industria dei pagamenti, la comunità imprenditoriale ed industriale e quella istituzionale e produrre conoscenza e proposte per promuovere la Cashless Society e opportunità di crescita e di modernizzazione del sistema-Paese”.
Pagamenti senza contanti, Sicilia in fondo alla classifica
In termini di transazioni senza contanti, la Sicilia non sta certo messa bene. L’Indice Cashless dell’Isola è 4,25, oltre due punti in meno rispetto al 6,82 della prima Regione in classifica (la Lombardia). La Sicilia ha perso ben 3 posizioni rispetto alla precedente rilevazione e – in termini di pagamenti senza contanti – in Italia fanno peggio solo Molise, Basilicata e Calabria.
Anche le grandi città siciliane faticano ad abituarsi a Pos e pagamenti digitali, continuando a preferire il contante. Il Metropolitan Cities Cashless Index 2023 – la classifica di 14 città metropolitane in base al numero di transazioni cashless effettuate – vede nelle ultime cinque posizioni ben tre città siciliane. Si tratta (nell’ordine) di Messina, Palermo e Catania. Il capoluogo etneo, in particolare, risulta tra le città italiane più legate al contante, assieme a Bari.
Da Milano a Catania, la differenza
Firenze è la città più “affezionata” al cashless e più digitalizzata dal punto di vista dei pagamenti. Seguono Milano e Genova. La differenza tra Nord e Sud nell’ambito dei pagamenti digitali risulta più che evidente. Basti menzionare un dato: per quanto riguarda il numero di Pos ogni mille abitanti, la differenza tra Milano e Catania è del 188% (106 contro appena 56).
Il capoluogo etneo vanta anche un altro triste record: è l’ultima città italiana per rapporti digitali con la Pubblica Amministrazione. Nel report di “The European House – Ambrosetti” si legge: “Con riferimento a questo specifico KPI, misurato dal numero di transazioni pro-capite su PagoPA, infatti, Firenze presenta un valore di 1,3, ben 14 volte superiore a quello dell’ultima classificata (Catania, con sole 0,1 transazioni pro-capite).
Passi verso la digitalizzazione
Raggiunta l’intesa per la riduzione delle spese sulle commissioni dei pagamenti Pos, si spera di vedere il numero di pagamenti senza contante aumentare al più presto. Tuttavia, la strada da fare – soprattutto nel Mezzogiorno – è tanta. Le risorse del Pnrr per la digitalizzazione potranno aiutare, ma potrebbero non essere sufficienti.
Quali sono i passi verso una “Cashless Society“? Per “The European House – Ambrosetti”, ci sono alcuni step fondamentali da seguire:
- Rafforzare la comunicazione e “valorizzare le misure già esistenti per favorire l’accettazione del cashless tra gli esercenti”;
- Favorire lo sviluppo di una “cultura al pagamento cashless” nella comunità, promuovendo una migliore user experience;
- intervenire sull’emersione del sommerso e la riduzione del VAT gap.
La volontà di passare ai pagamenti senza contanti – in Sicilia e in tutta Italia – c’è. Il trend è positivo: il 74,6% degli italiani dichiara di voler aumentare il ricorso al cashless. Ma ci sono ancora ostacoli da superare: il timore delle frodi (in diminuzione, ma non ancora del tutto superato), la percezione dei costi, gli investimenti. Tutti temi sui quali le autorità economiche, ascoltando esigenze e opinioni dei cittadini, dovranno lavorare per garantire una “rivoluzione digitale” al pari di quella registrata nel resto dell’Europa e nelle aree più sviluppate del mondo.