Si è aperta ufficialmente in Consiglio comunale, con le audizioni del sindaco e dei presidenti delle aziende controllate, il dibattito sul Bilancio 2023. Uno sguardo alle priorità del documento
PALERMO – Con le audizioni del sindaco Roberto Lagalla e dei presidenti delle partecipate si è aperta in Consiglio comunale la discussione sul Bilancio di previsione 2023. Un primo dato balza subito agli occhi: a differenza di quanto accaduto nel recente passato, stavolta il Previsionale non è arrivato in Aula a dicembre costringendo gli uffici a una corsa contro il tempo per impegnare le somme negli ultimi giorni dell’anno. È anche il primo, vero bilancio con cui l’Amministrazione Lagalla può dettare la propria linea politico-economica dopo un anno passato a rincorrere le scadenze e smaltire i documenti contabili arretrati.
L’ex rettore ha deciso di puntare forte su tre capisaldi: le partecipate (che pesano sul bilancio per 250 milioni), le manutenzioni e il turnover del personale. Il sindaco, pressato da una fetta del centrodestra (e in particolare da Forza Italia) che chiede di accelerare sul rimpasto in Giunta, ha avvertito tutti: “Ogni giorno che passa è un’occasione perduta per la città. Siamo riusciti a evitare la congestione del bilancio rispetto al tema degli accantonamenti pervenendo l’anno scorso alla transazione con l’ex gestione Amia della Rap e chiudendo quest’anno un contenzioso fiscale pericoloso e scivoloso con l’Amat”.
Entro agosto le partecipate dovranno presentare i Piani industriali
Entro agosto le partecipate dovranno presentare i Piani industriali: “Abbiamo imposto una deadline in modo che il Consiglio possa procedere all’approvazione dei contratti di servizio entro la fine dell’anno”. Nel bilancio “abbiamo inserito il finanziamento concreto degli accordi quadro per le manutenzioni ordinarie e per le manutenzioni straordinarie delle infrastrutture stradali e degli immobili comunali, oltre alle risorse per il turnover del personale. Ci sarà anche un fondo di 1,3 milioni per avviare, in collaborazione con l’autorità giudiziaria, la demolizione degli immobili abusivi”.
Tranchant il giudizio sull’accordo quadro da 46 milioni (con risorse, però, tutte da individuare) predisposto dalla precedente Amministrazione Orlando: “Hanno giocato a Monopoli. C’è un accordo quadro con la possibilità di spendere, per il periodo di vigenza, fino a 46 milioni. Poi però l’accordo andava alimentato con i soldi veri. Cosa che abbiamo fatto noi scovando nel bilancio 5 milioni di euro disponibili. In questo momento i soldi che possiamo mettere nell’accordo quadro sono questi”.
“Con questo atto – ha sottolineato la vice sindaco Carolina Varchi – possiamo finalmente immaginare la città che vogliamo costruire e non vivere soltanto di gestione delle emergenze. Finalmente Palermo potrà conoscere la programmazione. Faccio un esempio su tutti: per la manutenzione di strade e marciapiedi questo atto prevede 5 milioni strutturali: non saranno moltissimi ma neanche pochi per una città che da anni non riesce a provvedere alle manutenzioni ordinarie. Il fondo di oltre un milione per le demolizioni in danno non ha solo una valenza urbanistica ma anche etica. Nel complesso è un bilancio da 1,3 miliardi, di cui 500 milioni di competenza comunale e il resto di risorse extracomunali”.
“Per quanto riguarda le partecipate – ha aggiunto – com’è noto vige il divieto di aumento del corrispettivo, pertanto si andrà incontro ad una razionalizzazione dei costi nel segno dell’efficienza e della trasparenza. Le somme per gli affidamenti in house raggiungono quasi i 250 milioni di euro”.
Lagalla ha rilanciato l’idea di privatizzare alcuni servizi, partendo da Amg Energia. Già a novembre Palazzo delle Aquile aveva aperto all’ipotesi di un partenariato pubblico-privato per l’azienda che gestisce l’illuminazione pubblica: “Mi fa specie che il presidente dell’Amg informi il sindaco che ci sono 1.200 pali da cambiare. Piuttosto dovrebbe scrivere al sindaco come immagina di cambiarli, dovendo avere un’idea di come si gestisce una società. Questo dimostra che Amg è una società insufficiente per i trasferimenti che riceve dal Comune e per la complessità della sfida energetica che la attende. Nelle città italiane ed europee i contratti di servizio si mantengono inalterati con il partenariato pubblico-privato. Bisogna avere il coraggio di accettarlo”.
“Sono fortemente basito – ha insistito Lagalla – quando mi si dice che i servizi sono di pessimo livello. Eppure, quando si parla di introdurre elementi di privatizzazione all’interno dei sistemi, che funzionano così nel resto d’Italia, si alzano gli scudi e si mettono le barriere. Nella vita occorre essere coerenti. Dobbiamo modificare completamente la tipologia sia del rapporto con le partecipate che del contratto di servizio. Con una premessa: non ho mai giocato sulla pelle dei lavoratori e il mantenimento dell’occupazione è l’elemento primario della riorganizzazione delle società municipalizzate”.
“Ma certamente – ha concluso – non si può continuare a essere mortificati da un livello di igiene pubblica schifoso e da un’insufficienza di servizi ai cittadini che passa per l’illuminazione pubblica, per un aeroporto che non completa nei tempi dovuti i suoi lavori e per la gestione del verde urbano. Su questo tema non sono sui banchi dell’opposizione ma dell’insurrezione”.
E il presidente dell’Amg Francesco Scoma, nella seduta con i colleghi di Rap (Giuseppe Todaro), Reset (Fabrizio Pandolfo) e Amap (Alessandro De Martino), ha aperto all’ingresso dei privati: “Questa azienda è in difficoltà visto che abbiamo perso cento dipendenti in due anni e il contratto di servizio originario è stato fatto oltre vent’anni fa. Il passaggio in più che andrebbe fatto è di rendere quest’azienda una stazione appaltante. Il panorama nazionale si presta a ragionamenti di partenariato. L’azienda è moderna ma va attualizzata”.