Nuovo stato di agitazione dei circa 2.500 lavoratori in capo alla Regione: nonostante il via libera alla stabilizzazione ci sono ritardi burocratici dagli uffici
La storia infinita degli ex Pip non sembra riuscire a trovare un lieto fine: si torna a protestare perché la legge di stabilizzazione di questi 2.500 lavoratori, finalmente passata ala vaglio del Consiglio dei ministri, non si fermi davanti a questioni burocratico-amministrative.
Riunione in viale Praga davanti al dipartimento del Lavoro a Palermo
Per ricordare a tutti quale sia la propria condizione, i lavoratori si sono riuniti in viale Praga davanti al dipartimento Lavoro della Regione siciliana. Fino a che tutto non andrà in porto, e la stabilizzazione non sarà effettiva, i lavoratori non potranno dormire sonni sereni: “Pensavamo di aver sotterrato l’ascia di guerra – dice Mimma Calabrò della Cisl – ma ad oggi purtroppo posso dire che la vertenza dei Pip ci tiene sempre con il fiato sospeso.
“La norma ci ha dato ragione e ormai parliamo della ricollocazione dei lavoratori”
Manca purtroppo ancora la parte burocratico-organizzativa per definire il tutto. Io ritengo che non si possa perdere tempo. Nessuno, né le istituzioni né la politica, può pensare che debbano passare altri 22 anni, perché non ci sono questi tempi. Entro il 31 dicembre la partita va chiusa”. La legge appena approvata permette, dopo i tentativi precedenti di varare una norma sempre ‘cassata’ dal governo nazionale, di trasferire gli ex Pip di Palermo nelle partecipate della Regione, come già successo per altre categorie di precari.
“A tutt’oggi – proseguono i sindacati – si lamentano una serie di problematiche e criticità. Quello che dovrebbe essere teoricamente naturale, come il pagamento del sussidio in maniera regolare, così come il pagamento degli assegni del coniuge, per i Pip è sempre una cosa impossibile che va conquistata giorno dopo giorno, facendo battaglie”. L’ultimo e favorevole tentativo per una posizione più sicura e certa per questi lavoratori “precari” alla Regione ormai da vent’anni, aveva preso le mosse nel marzo 2021, quando era stato approvato il decreto “mille proroghe”, e insieme ad esso l’emendamento specifico che prevedeva la creazione di “un ruolo speciale a esaurimento per il transito dei Pip censiti alla data del 31 luglio 2020 in atto utilizzati dalle pubbliche amministrazioni e al fine di far fronte al fabbisogno di risorse umane per contrastare gli effetti del Covid”.
L’attuale consenso espresso dal governo nazionale consente di far fronte alla questione posta della sentenza della corte costituzionale numero 194 del 2020, che aveva cassato la norma approvata dall’Ars con la quale si prevedeva la stabilizzazione del personale all’interno della società Resais.
La corte costituzionale, infatti, con la sentenza 194 del 2020, aveva deciso di cassare gli articoli della finanziaria regionale del 2018 nella parte in cui prevedeva il transito degli ex Pip con contratto a tempo indeterminato anche parziale presso la Resais Spa.
Venne considerato illegittimo l’articolo 23 nella parte in cui prevedeva questo passaggio. Una sentenza che preoccupò non poco i lavoratori, che procedevano ormai da anni con deroghe e proroghe senza trovare una via definitiva.
“Ritorniamo in piazza dopo tanto tempo, siamo stanchi”
“Ritorniamo in piazza dopo tanto tempo – dice Mimmo Russo, responsabile sindacale dei lavoratori ex Pip per la Cisal -. Si pensava che fosse iniziata la fase di ricollocazione dei lavoratori, e che avevamo finito di discutere dei ritardi dei pagamenti. Così non è stato. Ci troviamo ancora a lamentarci, ed è ridicolo che in una fase di trattative il sussidio non venga pagato. Siamo stanchi, non possiamo andare avanti così”.
Michele Giuliano