Blitz Italia-Albania, ai domiciliari Francesco Zummo, il costruttore del “sacco” - QdS

Blitz Italia-Albania, ai domiciliari Francesco Zummo, il costruttore del “sacco”

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Blitz Italia-Albania, ai domiciliari Francesco Zummo, il costruttore del “sacco”

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venerdì 12 Novembre 2021

Arrestato anche Fabio Petruzzella, commercialista accusato di aver trasferito i beni di Zummo sul territorio albanese per sottrarli al provvedimento di confisca

Francesco Zummo, 90enne imprenditore di Palermo plurindagato e socio dell’ex sindaco mafioso Vito Ciancimino, è finito ai domiciliari con le accuse di riciclaggio e autoriciclaggio aggravati dalla transnazionalità nell’ambito di un’inchiesta della Procura di Palermo alla quale hanno collaborato la Dda di Napoli e la Procura Anticorruzione albanese che hanno eseguito altre misure cautelari.

Arrestato anche il commercialista Fabio Petruzzella, fratello di una magistrata palermitana: longa manus del costruttore, lo avrebbe aiutato a far sparire, sottraendoli alla confisca, 19 milioni spostati sul conto di una banca a Tirana.

L’inchiesta coinvolge anche un
gruppo di albanesi che avrebbero aiutato Zummo e i suoi complici nelle loro
operazioni finanziarie e Daniele Castagalli, indagato dalla Procura di Napoli
nell’ambito di un’altra indagine e sottoposto a fermo.

Ex socio di Ciancimino, Zummo
venne indagato anche dal giudice Giovanni Falcone e fu condannato in primo
grado a 5 anni per favoreggiamento e associazione mafiosa e poi assolto in
appello.

Nel 2001 gli vennero sequestrati
beni per circa 150 milioni di euro. Decine di pentiti lo hanno accusato di
avere spostato in istituti di credito all’estero e in particolare in Svizzera,
grosse somme di denaro di provenienza illecita, di aver riciclato il tesoro di
Ciancimino e del “sacco” edilizio di Palermo e di essere stato in
passato “a disposizione” di Cosa nostra. Una fortuna quella
accumulata dal costruttore palermitano dalle alterne sorti giudiziarie. La
confisca non passò il vaglio del Tribunale e della Corte d’appello che
disposero per Zummo la sola misura di prevenzione personale, ma gli
restituirono i beni. La Cassazione, però, annullò le sentenze e dispose un
nuovo giudizio di secondo grado che decise la confisca dell’intero patrimonio.
Prima della sentenza, temendo un nuovo provvedimento patrimoniale, il
costruttore, secondo gli inquirenti, avrebbe cercato di far sparire il denaro
portandolo all’estero.

Ad agosto scorso, la Procura
Anticorruzione albanese ha segnalato ai Pm di Palermo di aver bloccato un conto
aperto dall’imprenditore in una banca greca a Tirana con 19 milioni di euro
provenienti da istituti di credito svizzeri. Decisive le intercettazioni a suo
carico. Nel registro degli indagati figura anche il figlio del costruttore,
Ignazio.

Zummo, tra gli autori del “sacco” di Palermo

Gli investigatori si sono imbattuti per la prima volta nel nome di Francesco Zummo, costruttore palermitano 89enne ritenuto socio del sindaco mafioso Vito Ciancimino e oggi finito ai domiciliari per riciclaggio, grazie a un appunto scoperto nella macchina di Michael Pozza, il “front man” della mafia canadese trovato ucciso nel ’79 a Toronto.

Successivamente, in una rogatoria
effettuata nell’ ambito dell’indagine ‘Pizza Connection’, coordinata da
Giovanni Falcone all’inizio degli anni Ottanta, emerse che alcuni conti
correnti di Zummo erano stati utilizzati per operazioni legate al traffico di
stupefacenti denominato “Pizza connection”. Dopo alterne vicende
giudiziarie, una condanna a 5 anni in primo grado e poi una assoluzione in
appello per mafia e favoreggiamento, al costruttore furono sequestrati
appartamenti, ville, auto, conti correnti bancari in Italia, Canada e nelle
Isole Vergini per 200 milioni di euro.

Zummo era sospettato di avere occultato parte del tesoro dell’ex sindaco e ha accompagnato due volte in Canada i figli di Ciancimino, assistendoli nell’acquisto di immobili. Tra beni finiti sotto sequestro anche il cosiddetto fondo Pluto: un deposito in una banca svizzera di 12 milioni. Il tribunale sezione misure di prevenzione, però, non confiscò i beni e dispose per Zummo la sola misura di prevenzione personale per 5 anni.

La sentenza venne confermata in appello. Fu la Cassazione a bocciare il provvedimento e a disposrre un nuovo appello che, nel 2020, invertì totalmente rotta e confiscò il tesoro del socio di don Vito. Undici aziende, centinaia di conti correnti e immobili costituiti da numerosi appartamenti, ville terreni e aziende agricole a Palermo e provincia e cinque complessi residenziali nella provincia di Siena.

“A partire dalla fine degli
anni Sessanta,- scrissero i giudici – Zummo, con il consuocero Vincenzo Piazza
(ritenuto fedele consigliere della famiglia mafiosa di Palermo-Uditore) e con
il defunto socio e suo fedele braccio destro Francesco Civello, fu tra i
principali responsabili del sacco edilizio di Palermo, ordito da Vito
Ciancimino, realizzando un impero edile di circa 2.700 immobili”.

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