Prof. Giansiracusa: “La tela del Caravaggio va salvaguardata” - QdS

Prof. Giansiracusa: “La tela del Caravaggio va salvaguardata”

redazione

Prof. Giansiracusa: “La tela del Caravaggio va salvaguardata”

Martina Tolaro  |
martedì 18 Giugno 2024

L’opera sul seppellimento di Santa Lucia è molto fragile e delicata. Interviene il professore Giansiracusa, emerito di Storia dell’arte all’Accademia di belle arti di Catania: “Soffre al minimo spostamento”

SIRACUSA – Seppellimento di Santa Lucia: un’opera tanto fragile e amata dai siracusani da considerarsi inamovibile. Lo chiediamo all’esperto Giansiracusa dopo l’ennesima richiesta di prestito del dipinto.

Paolo Giansiracusa, professore emerito di Storia dell’Arte all’Accademia di Belle Arti di Catania, già docente di Storia dell’Arte Moderna e Contemporanea alla Facoltà di Architettura dell’Università degli Studi di Catania, studia Caravaggio da sempre, rivelando alla comunità scientifica osservazioni inedite. Il suo impegno per la tutela del “Seppellimento di Santa Lucia” di Caravaggio ebbe inizio negli anni Settanta, quando l’opera per motivi di restauro fu trasferita all’Istituto Centrale per il Restauro di Roma. Quando tornò a Siracusa, dopo oltre 10 anni, l’opera fu esposta nella Galleria Regionale di Palazzo Bellomo, in attesa che la Chiesa di Santa Lucia al Sepolcro fosse messa in sicurezza.

Le lungaggini dei restauri della chiesa – e la continua fuoriuscita del dipinto per mostre e fiere – provocarono agitazione tra gli studiosi e l’associazionismo dei beni culturali. Fu per tale ragione che il Fec (Fondo Edifici di Culto) a inizio Duemila scelse una nuova provvisoria esposizione, più strategica per i visitatori: la Chiesa di Santa Lucia alla Badia, per poi tornare nel 2020 nella sua sede originaria. Ciò non impedì i continui prestiti, tant’è che, tra polemiche e denunce, tutt’oggi l’opera è richiesta per esposizioni anche poco distanti da Siracusa, come la recente mostra-evento “Caravaggio. La verità della luce” a Catania. Mostra in cui l’opera non fu poi inserita.

Professore, quali sono i danni che può subire l’opera in caso di prestito?
“La tela del Caravaggio ha dimensioni notevoli ed è delicatissima, soffre al minimo spostamento. Tutte le relazioni di restauro del dipinto – passate e recenti – presentano le sue condizioni precarie. L’opera ha perduto parte del colore originario, è stata ridipinta, stuccata in alcune parti, poi è stata rifoderata con l’obiettivo di conservala al meglio. È un’opera ammalata per le pessime condizioni di conservazione del passato, per il disinteresse delle istituzioni pubbliche. Un’opera così, costretta a viaggiare su furgoni per girare l’Europa e mostrarsi nelle infinite e inutili mostre pseudo-caravaggesche, è destinata a danneggiarsi irreversibilmente”.

È per tale motivo che lei definisce l’opera inamovibile?
“La tela del Caravaggio non è inamovibile solo per le sue precarie condizioni. Sono molte le ragioni, in parte le stesse che hanno sconsigliato nel tempo il prestito di altre opere del Merisi. Si veda in tal senso la Decollazione di San Giovanni Battista di Malta: mai stata “sfiorata”, eppure le richieste di prestito sono numerose. La ragione più importante dell’inamovibilità è connessa all’ambientazione di cui l’opera è espressione. Molte opere del periodo barocco posseggono il requisito dell’ambientazione spaziale e luminosa. Il Seppellimento di Santa Lucia ha una caratteristica in più, quella della sacralità del luogo deputato. L’allestimento spaziale del dipinto siracusano è legato all’altare absidale la cui posizione garantisce il rapporto visivo opera-osservatore. L’ambientazione luminosa è legata all’unica finestra del transetto della basilica. La luce vera di quell’apertura diventa luce della finzione nel quadro. Priva di questo contesto, la continuità tra la luce che entra nel transetto e quella dipinta mancherebbe. Il dipinto tolto da quel luogo diventa frammento inespressivo della sacralità smarrita”.

In più occasioni lei ha definito l’opera identitaria. Può chiarire meglio questo concetto?
“Tra il ‘500 e il ‘600 i siracusani speravano, con convinzione, che le spoglie di Santa Lucia potessero tornare alla città aretusea dalla Chiesa veneziana, ma non fu così. Sono gli stessi anni in cui il Senato cittadino, per i luoghi del martirio di Lucia, commissionò il dipinto al Merisi. L’opera sostituisce le spoglie e identifica il luogo sepolcrale della Santa. Per tale ragione il Seppellimento non è un’opera museale ma un’opera di fede e venerazione. Anche questo è un motivo di inamovibilità che il Fec, del cui diritto di proprietà non c’è alcuna certezza, dovrebbe imparare a conoscere”.

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