Pesca, in Sicilia finanziate 303 imprese per ridurre le "catture indesiderate" - QdS

Pesca, in Sicilia finanziate 303 imprese per ridurre le “catture indesiderate”

Michele Giuliano

Pesca, in Sicilia finanziate 303 imprese per ridurre le “catture indesiderate”

martedì 20 Dicembre 2022

In arrivo dalla Regione 6,7 milioni di euro per limitare l’impatto delle attività sull’ambiente marino. Obiettivo è aumentare la selettività degli attrezzi e ridurre le catture “indesiderate”

PALERMO – Sono 303 le imprese finanziabili in Sicilia con la misura 1.38 “Limitazione dell’impatto della pesca sull’ambiente marino e adeguamento della pesca alla protezione delle specie” collegata al bando del Po Feamp 2014-2020. Altre poche sono le domande considerate ammissibili ma ancora in fase di verifica per richieste, da parte dell’amministrazione regionale, di integrazioni documentali.

Quasi 7 milioni di euro andranno ad armatori di imbarcazioni da pesca, pescatori titolari di ditta individuale e proprietari di imbarcazioni da pesca, con l’obiettivo di aumentare la selettività degli attrezzi da pesca e di ridurre le catture “indesiderate”, in modo da ridurre l’impatto della pesca sull’ambiente marino, favorire l’eliminazione graduale dei rigetti in mare e facilitare la transizione verso uno sfruttamento sostenibile delle risorse biologiche marine vive, in conformità all’approccio precauzionale previsto dalla politica comune della pesca (Pcp).

La riduzione delle catture “indesiderate”, infatti, comporta anche la diminuzione dei costi operativi e dell’usura degli attrezzi, elementi non trascurabili dal punto di vista dell’economia delle imprese di pesca. La misura ha lo scopo di ricostituire e mantenere le popolazioni delle specie pescate con l’obiettivo della Pcp relativo al raggiungimento del rendimento massimo sostenibile. Con i fondi messi a disposizione, si potranno, quindi, fare investimenti destinati ad impiegare attrezzature che migliorino la selettività degli attrezzi da pesca con riguardo alla taglia o alla specie (composizione della cattura), o destinati ad attrezzature che riducono i rigetti, evitando e riducendo le catture indesiderate di stock di specie commerciali e non, o che ancora riguardino catture indesiderate da sbarcare. Inoltre, si potranno acquistare attrezzature che limitano e, quando possibile, eliminino gli impatti fisici e biologici della pesca sull’ecosistema o sul fondo marino, quelle che proteggono gli attrezzi e le catture da mammiferi, rettili e uccelli protetti.

Si usa il termine “catture indesiderate” per indicare gli esemplari catturati che non raggiungono la taglia minima, quelli catturati in eccesso o per i quali la pesca non ha quote, e quelli appartenenti a specie non oggetto della pesca oppure appartenenti a specie in pericolo, minacciate e protette. Una causa di pesca indesiderata è l’uso di attrezzi da pesca che non sono progettati per permettere ai pesci giovani di nuotare liberi e riprodursi, o che non sono abbastanza selettivi per una determinata specie. La decisione di finanziare l’acquisto di nuovi materiali nasce anche da questa consapevolezza.
Nonostante l’Europa abbia suggerito di cambiare rete e abbia introdotto il divieto di ributtare il pescato in mare, le grandi aziende, così come i singoli pescatori, non hanno recepito questa indicazione, e hanno continuato a buttare via il pescato (come denunciato anche in due rapporti, uno della Commissione Europea e uno della European Fisheries Control Agency), oltre far pressione sulle autorità statali competenti per aggirare la legge.

Nel 2013, a seguito anche della mobilitazione di chef e gruppi ambientalisti, è stata approvata appunto una legge che vieta di scaricare in mare le specie non commerciabili, obbligando i pescherecci a riportare tutto in porto. La norma impone invece di ributtare in acqua i pesci più piccoli, in modo da non depauperare eccessivamente i banchi, anche se non è certa la loro sopravvivenza.

Le aziende hanno invece chiesto di ampliare in modo davvero significativo la quantità di pesce che era permesso catturare: siccome le specie indesiderate non si gettano più, la quota di pesce che si vende meglio sul mercato diminuisce, per questioni di spazio. Se però, per compensare la perdita, si permette ai pescatori di catturarne molto di più, si recupera sulle quantità, andando però a svilire il senso della legge.

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