Il ricordo di Piersanti Mattarella, ucciso 43 anni fa da Cosa Nostra: la cerimonia di commemorazione a Palermo.
Assassinato brutalmente da Cosa Nostra, freddato in auto mentre andava a Messa con la sua famiglia nel giorno dell’Epifania: è stato il terribile destino di Piersanti Mattarella, al tempo presidente della Regione Siciliana, ucciso il 6 gennaio 1980.
Sono trascorsi 43 anni tra indagini, verità ancora da scoprire e commemorazioni. E anche in occasione di questo 43esimo anniversario, la Sicilia e l’Italia intera ricordano un politico ucciso per la sua lotta contro la mafia. Un vero e proprio “cancro” per la sua amata Isola, contro il quale Mattarella aveva pronunciato un durissimo discorso proprio dopo l’uccisione di Peppino Impastato.
Piersanti Mattarella, dalla carriera politica all’omicidio
Nato a Castellammare del Golfo (TP) nel 1935, dedicò la vita – sin da giovane – alle sue più grandi passioni: la giurisprudenza e il diritto da una parte, la politica dall’altra. Vicino alle idee di Aldo Moro, militò nella Democrazia Cristiana e ottenne una serie di successi politici: nel 1964 divenne consigliere comunale di Palermo, nel 1967 deputato regionale, nel 1971 e fino al 1978 assessore regionale alla Presidenza con delega al Bilancio e infine, nel 1978, presidente della Regione Siciliana.
Nel frattempo, Piersanti Mattarella aveva costruito anche una famiglia: aveva due figli, Maria e Bernardo. E aveva proseguito la sua carriera con uno scopo ben chiaro in mente: far trionfare la legalità in Sicilia, anche e soprattutto attraverso la lotta alla corruzione e alla mafia.
La sua battaglia, però, si concluse nel peggiore dei modi. Il 6 gennaio 1980, mentre andava a messa con la sua famiglia, un sicario si avvicinò alla sua auto, lo freddò con dei colpi di rivoltella calibro 38 e poi si allontanò lungo via Libertà a Palermo a bordo di una Fiat 127 bianca. Il presidente della Regione Mattarella era senza scorta, indifeso di fronte a quello che è stato ribattezzato “il killer dagli occhi di ghiaccio“.
All’inizio si pensò a un attentato terroristico di matrice neo-fascista, poi si trattò il caso come un delitto di mafia.
Nel 1995, vennero condannati all’ergastolo i mandanti dell’omicidio di Piersanti Mattarella, i “boss della cupola“, i cui nomi appaiono in un documento del Ministero dell’Interno. Si tratta di: Salvatore Riina, Michele Greco, Bernardo Provenzano, Bernardo Brusca, Giuseppe Calò, Francesco Madonia e Nené Geraci.
Il ricordo
A 43 anni dall’omicidio di Piersanti Mattarella, si chiedono ancora giustizia e chiarezza. Il presidente del Tribunale di Palermo, Antonio Balsamo, chiede una Commissione parlamentare d’inchiesta. Un organo per fare chiarezza sulla stagione del terrorismo mafioso e su vari casi, compreso quello di Mattarella.
Nel frattempo, Palermo rende omaggio alla vittima con una cerimonia in occasione del 43esimo anniversario dell’omicidio.
“A 43 anni dalla tragica scomparsa per mano della mafia, la figura del Presidente Piersanti Mattarella rappresenta ancora oggi un simbolo e un esempio di alta politica, improntata sul dialogo, il servizio ai cittadini e il contrasto al potere di Cosa nostra. Il suo omicidio resta ancora oggi avvolto da troppe ombre e mi unisco all’appello dei familiari che anche in questi giorni chiedono di continuare a indagare per arrivare a una piena verità. Un atto doveroso per onorare la memoria di Piersanti Mattarella e di tutte le vittime della mafia. Per questa ragione, ritengo importante sottolineare l’impegno che il nuovo procuratore di Palermo Maurizio De Lucia e i suoi collaboratori stanno mettendo in campo nel condurre nuovi accertamenti sulle responsabilità di questo delitto”.
Sono queste le parole del sindaco di Palermo, Roberto Lagalla, che ha partecipato alla commemorazione.
Ha parlato alla cerimonia di commemorazione anche il presidente della Regione Siciliana, Renato Schifani. “Oggi abbiamo celebrato la vita compiuta di uomo di grande valore che ha combattuto la mafia attraverso le istituzioni. Istituzioni che, lui per primo, ha sempre preteso che fossero trasparenti”.
“La mafia – ha aggiunto il governatore – non va sottovalutata, va combattuta senza se e senza ma, perché si infiltra. Non è né di destra né di sinistra. Il contrasto del mio Governo alla criminalità organizzata sarà massimo, attraverso una verifica attenta degli appalti e di tutto quanto attiene all’utilizzazione dei fondi pubblici”.