Politica, De Domenico fuori dal Pd: "No a questa classe dirigente" - QdS

Politica, De Domenico fuori dal Pd: “No a questa classe dirigente”

Politica, De Domenico fuori dal Pd: “No a questa classe dirigente”

Lina Bruno  |
domenica 02 Ottobre 2022

Franco De Domenico, segretario cittadino del Pd di Messina, si tira fuori dal partito e anche dall’impegno politico. Le parole al Qds.

Franco De Domenico, segretario cittadino del Pd di Messina ormai solo sulla carta, si tira fuori dal partito e per il momento anche dall’impegno politico. Lo ha fatto ad agosto in piena campagna elettorale dopo la rinuncia alla candidatura per le regionali. “Torno alla mia attività universitaria e professionale, non escludo in futuro un ritorno alla militanza anche nel Pd ma non con questa classe dirigente”. De Domenico è stato deputato all’Ars per il Pd dal dicembre 2017, eletto con oltre 11mila preferenze, fino a novembre 2019 quando fu dichiarato ineleggibile ed il suo posto preso da Pippo Laccoto adesso rieletto ma con la Lega. Alle amministrative di giugno è stato il candidato sindaco del centrosinistra ma è arrivato solo terzo, preceduto da Federico Basile e dal rappresentante del centrodestra Maurizio Croce, dopo una gestione delle liste e della campagna elettorale non priva di errori strategici. Il centrosinistra ha avuto in città un tracollo che si è ripetuto il 25 settembre dove non solo il Pd ha perso consensi nella provincia di Messina ma anche il M5s, in controtendenza con le altre province, complice l’effetto De Luca.

Ha chiuso la sua esperienza nel Pd come ha fatto l’ex deputato Pietro Navarra che adesso è in FI. Sta pensando di seguirlo, anche lei ha sostenuto i canditati forzisti?

“Ho detto al segretario provinciale Nino Bartolotta che volevo formalizzare le dimissioni, abbiamo rinviato a dopo le elezioni, ne discuteremo in un incontro che non è stato ancora fissato. Non ho fatto nessun cambio di partito. In queste elezioni non mi sono impegnato, ho detto che facevo un passo indietro e sono tornato alla mia attività professionale. Non vedo in questo momento nessuna possibilità di impegno politico da nessuna parte”.

Ma quale meccanismo è scattato da spingerlo a rinunciare alla candidatura e a tirarsi fuori da tutto?

“La delusione delle Amministrative ha avuto la sua parte, mi aspettavo molto di più, il mio partito non ha fatto secondo me il massimo e neppure gli alleati, ho visto una sorta di disimpegno, ma non è stata questa la cosa determinante quanto la confusione del quadro politico, non ho per nulla accettato il fatto che in Sicilia e a Messina siamo stati trattati da straccioni, considero il segretario regionale (Anthony Barbagallo ndr) il responsabile principale, credevo che il mio rapporto con Barbagallo fosse leale, invece si è dimostrata una persona che tutela solo i suoi interessi, si sono spartiti sulla pelle dei siciliani gli unici posti disponibili sicuri. A parte gli errori di strategia con il fallimento dell’alleanza con il M5s, praticamente un suicidio, ma anche questo lo avevo superato ma non ho accettato il torto che nessun messinese è stato inserito nel listino, non ho voglia di subire come fanno altri, ho fatto politica per passione non per interesse, torno ad attività che mi danno di certo più soddisfazione personale”.

Cosa contesta alla classe dirigente del Pd?

“Barbagallo non ha ritenuto neppure di doversi dimettere, almeno Letta ha riconosciuto gli errori fatti. C’era un deliberato della direzione regionale del Pd in cui venivano individuati i 7 capilista per il proporzionale, 2 al Senato e 5 alla Camera, di questi 7 i confermati a livello nazionale sono stati Provenzano e Barbagallo di tutti gli altri se ne sono fregati, non considerando la rappresentanza sui territori”.

Come vede il futuro del Pd?

“Dipende dalla nuova classe dirigente, da chi prenderà in mano le redini, sono le persone che fanno i partiti. Penso che ci possa essere uno spazio in futuro, ma con l’attuale classe dirigente non si può lavorare. Avevo contribuito in maniera determinante a fare eleggere Barbagallo alla segreteria ma ora sono pentito perché non ha difeso le prerogative della regione. Per me la politica è servizio per il territorio. C’è un dato significativo che la dice lunga anche forse sulla mia mancata candidatura. Nelle scorse elezioni i voti di lista per il Pd, senza preferenza, furono meno di 5mila. Questa volta sono stati 10mila, significa che quegli elettori non hanno trovato un candidato in cui si rispecchiavano, a cui dare fiducia, e dimostra anche che comunque il partito è vitale, c’è una sinistra legata all’idea del partito ma mancano riferimenti autorevoli”.

Abbiamo contattato Anthony Barbagallo per una replica alle affermazioni di De Domenico ma non ha ritenuto di dover intervenire.

Fonte foto: pagina Facebook Franco De Domenico

Lina Bruno

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