La Psicologia della comunicazione - QdS

La Psicologia della comunicazione

La Psicologia della comunicazione

martedì 03 Maggio 2022

Esistono delle “regole” che agevolano la comunicazione

In ogni rapporto, in ogni relazione interpersonale non basta “dire, ma essere consapevoli del come, cosa, se e quando comunicare il “dire” e il “non dire”. Esistono dunque delle “regole” che agevolano la comunicazione.

La psicologia della comunicazione nelle professioni sanitarie

La Psicologia della comunicazione ha un ruolo ed un compito fondamentale a maggior ragione nelle professioni sanitarie dove ogni parola, ogni silenzio è carico di significato e non si può tornare indietro se si commettono errori: il messaggio è stato inoltrato e da questo momento bisogna fare i conti con la sua interpretazione. La capacità di trasmettere una diagnosi nella relazione d’aiuto è determinante da parte del medico il quale deve comunicare la notizia nel modo più esaustivo e meno traumatico, trasmettendo la sua disponibilità all’ascolto, con partecipazione e considerazione dei valori, attenzione ed interesse ai problemi psicologici, sociali, culturali e spirituali di volta in volta differenti da un caso all’altro. Il medico deve focalizzare la propria attenzione sugli stati d’animo e sulle sensazioni sperimentate dai congiunti, accertarsi della comprensione della criticità attraverso l’invio di messaggi verbali e non verbali adeguati alla capacità di ricezione del caregiver, spiegare circa i mezzi di cura a disposizione che possono essere utilizzati.

L’obiettivo è di ridurre ai familiari il peso emotivo necessario alla comprensione, assimilazione ed elaborazione della nuova condizione del paziente e la loro, il passaggio da uno stato d’impotenza assoluta ad uno di potenza relativa. Il dialogo, il counseling hanno il compito di “accompagnare” chi in questi frangenti è esposto a fragilità che fino a qualche istante prima non aveva previsto. Nei vari dibattiti ci si è preoccupati di studiare il caso dei pazienti in quanto protagonisti della loro condizione, sostenendoli, monitorandoli nelle terapie per alleviare loro il dolore fisico e psichico, ma si è lasciato in sottofondo il dolore dei congiunti. Dovendo coadiuvare nelle scelte i medici e dovendo prendere decisioni all’impronta, i parenti assumono un ruolo determinante quando il paziente è ormai incontinente (non in grado di intendere e di volere). C’è un parallelismo di sofferenza fra il malato e il familiare.

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