Tra le eccezioni emerge il dato su Messina. Enna, invece, è in senso assoluto la città più virtuosa dell’Isola
In base ai dati diffusi da Istat nell’ultimo rapporto sull’Ambiente urbano, Catania e Palermo risultano essere tra le peggiori province italiane per quanto riguarda l’inquinamento dell’aria che respirano i loro abitanti. Tra le città siciliane, solo Enna rientra nei parametri consigliati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. Biossido d’azoto e polveri sottili (PM10 e PM2,5) fanno scattare l’allarme nelle città più popolose dell’Isola.
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Inquinamento dell’aria: il confronto tra Nord e Sud
Rispetto ai dati presentati lo scorso anno, si registra in generale un netto peggioramento della qualità dell’aria nei comuni capoluogo: aumentano pressoché ovunque le concentrazioni di polveri sottili e ozono, sempre più critica la situazione del Nord Italia. Il 75% dei comuni capoluogo presenta concentrazioni medie annue di PM10 in aumento rispetto ai valori del 2021. Ma anche le province siciliane fanno registrare le loro criticità, in alcuni casi alimentate dalla situazione riguardante i vetusti mezzi impiegati nel trasporto pubblico.
Più in generale, il Sud, neanche a dirlo, risulta essere indietro e di parecchio rispetto al resto del Paese. Nel Mezzogiorno, infatti, si registrano 1.972 posti per abitanti nel trasporto pubblico locale rispetto agli oltre 6000 del Nord. Poco meno di 1 su 4 (24,5%) risultano essere i mezzi elettrici a disposizione del trasporto pubblico: al Nord e al Centro sono il 38,8% e il 38,9%.
Un confronto impietoso emerge poi per quanto concerne la forestazione urbana: al Nord risultano 60 metri quadrati per singolo ettaro; al Sud la cifra si riduce addirittura a 8,2 metri quadri. Va un po’ meglio per l’inquinamento atmosferico: al Sud si ferma al 75,9% la presenza nell’aria di biossido d’azoto e polveri sottili, percentuale che al Nord è del 100%. Dati in linea per il consumo dei rifiuti tra i due poli estremi del Paese (circa 520 kg per abitante), ma pesano gravemente nel computo totale le perdite idriche sulle condutture: 48,5% al Sud, oltre il 50% nelle Isole a fronte soltanto del 26% fatto registrare nel Nord Italia.
Dati impietosi che tracciano per l’ennesima volta un gap che continua ad aumentare di anno in anno tra le due sponde del Paese. A intervenire i fondi del PNRR, non sempre però spesi a dovere dalle regioni meridionali, talvolta tornati anche al mittente per assenza di progettualità. Ma andiamo adesso alla Sicilia e ai dati provenienti dall’Isola. Il report sottolinea frequenti sforamenti dei limiti per il particolato, le “polveri sottili” PM10 e PM2,5, che rappresentano un serio rischio per la salute umana.
Inquinamento dell’aria: i dati in Sicilia
Rispetto ai 109 capoluoghi di provincia in Italia, Palermo si colloca al terzo posto tra le città metropolitane con i livelli più alti di biossido d’azoto nell’aria e dietro soltanto a Genova e Napoli. In tutte e tre le città, i valori superano i 50 µg/m³ (microgrammi per metro cubo), ben oltre il limite legale fissato a 40 µg/m³. Anche Catania, che si posiziona al quarto posto, presenta livelli di biossido d’azoto oltre il limite consentito.
Messina, invece, risulta essere molto più vivibile da questo punto di vista, sia per i forti venti che nello Stretto consentono una costante pulizia dell’aria, sia per la scarsa densità industriale, con criticità che si rilevano solo in provincia nell’area di Milazzo. Per queste ragioni risulta essere dodicesima – e quindi tra le più virtuose in Italia – tra i quattordici capoluoghi metropolitani con solo 29 µg/m3, quindi ben al di sotto del limite fissato dalla legge.
Enna la città più virtuosa
Enna è in senso assoluto la città più virtuosa dell’Isola: complice lo scarso traffico e la minore densità abitativa, ma anche l’altezza che la colloca geograficamente tra le province più elevate d’Italia e che quindi può godere in modo naturale di un’aria più pulita, si ferma a 4 µg/m3. Per ragioni connesse mostrano numeri lusinghieri anche Agrigento (10 µg/m3), Ragusa (12 µg/m3) e Trapani (13 µg/m3). Per Siracusa, che si ferma a quota 21 µg/m3, pesa la presenza del polo petrolchimico di Priolo Gargallo. Stesso destino per Caltanissetta, che arriva a 22 µg/m3 per il polo petrolchimico di Gela e i danni che interessano l’ambiente circostante. Il tutto nonostante a partire dal 2014 l’Eni abbia condotto una riconversione industriale in bioraffineria, i benefici per la provincia potranno essere registrati solo nel corso dei prossimi anni.
Ulteriori dati sulla qualità dell’aria nell’Isola
Per quanto riguarda il biossido d’azoto e la formazione di ozono e particolato (PM10 e PM2,5), male ancora Catania (30 µg/m3 e 13 µg/m3) e Palermo (32 µg/m3 e 15 µg/m3). Nella città dello Stretto emerge ancora una volta il dato più basso tra le città metropolitane della Sicilia (22 µg/m3 e 11 µg/m3). Enna risulta virtuosa anche in questi valori: 17 µg/m3 e 9 µg/m3 per PM10 e PM2,5.
Seguono le province di Trapani (19 µg/m3 e 7 µg/m3), Agrigento (20 µg/m3 e 9 µg/m3), valori non distanti da Caltanissetta (22 µg/m3, con i dati del PM2,5 non disponibili). Seppur nei limiti, non se la passano bene Siracusa (28 e 14 µg/m3), ma soprattutto Ragusa (31 e 12 µg/m3), seconda peggior provincia dell’Isola dopo Palermo. In base ai dati provenienti dal portale IQAir, l’ndice di qualità dell’aria (AQI) e dell’inquinamento atmosferico da PM2.5 viene più in generale definito comunque “buono” nella provincia ragusana.