Pontificare, nel senso comune, è il comportamento di chi, assumendo un tono di comando, esprime idee, concetti come se fossero verità, le sue verità.
Qualcuno paragona questo modo di dire a chi monta in cattedra e fa pervenire i frutti della propria intelligenza al volgo. Può darsi che sia così, oppure no, fatto sta che sentiamo tante persone che amano parlare con sussiego, come se dicessero cose estremamente importanti, con lo scopo di attirare l’attenzione e il consenso di chi vede o ascolta e con il più malizioso scopo di inserire nella loro testa il proprio pensiero e, per conseguenza, farli agire come fossero burattini.
Qualche giorno fa abbiamo scritto sugli autori di notizie false che vengono propalate nei siti in quantità industriale, aventi lo scopo di confondere le idee alle persone e di inculcare loro questioni che non hanno nulla a che fare con la realtà.
Si tratta di tecniche ormai collaudate che penetrano le deboli difese dei/delle cittadini/e-utenti della Rete, di cui diventano oggetti.
Il guaio peggiore della questione trattata è che chi parla in questo modo vuol fare apparire il suo convincimento nel credere ciò che dice, mentre, come è noto, sarebbe principio etico dire ciò in cui si crede. Ma non tutti osservano i principi etici perché essi costringono a una forma di umiltà intellettuale e a percorrere i binari della correttezza e del rispetto del prossimo, fattori contrari all’egoismo e alla bramosia di conquistare per sé oggetti e servizi materiali.
Per apparire – anziché essere – molti riempiono i loro discorsi di parole prive di contenuto e di connessioni, con la conseguenza che all’osservatore attento costoro appaiono come quelli che sanno Tutto del Nulla.
Il che non è poco, perché il Nulla non è definito, non è concreto, non fa riferimento a fatti riscontrabili e verificabili, con la conseguenza che nessuno può censurare chi parla del Nulla. Si tratta di una tecnica ben collaudata utilizzata da molti blablatori che confidano nell’ignoranza degli ascoltatori, con ciò prendendoli scientemente in giro per soddisfare ancora una volta il proprio tornaconto.
Non sappiamo chi abbia letto il libretto di Giulio Raimondo Mazzarino, primo ministro di Luigi XIV di Francia (il Re Sole), il quale rivolto ai politici diceva: “Mentite, mentite, mentite perché chi vi ascolta alla fine crederà che diciate la verità!”.
Ecco il punto, ognuno di noi, bersagliato da notizie dei siti, da quelle di giornali a quelle radio-televisive, dovrebbe avere la capacità di distinguere il vero dal falso e per fare ciò, contare su un bagaglio di conoscenza proveniente da un infinito numero di letture congrue alla bisogna.
Battiamo sempre su questo tasto perché lo riteniamo indispensabile per essere liberi e non condizionabili da chi continua a raccontare balle facendo finta di sapere Tutto del Nulla.
La libertà, ecco la massima aspirazione di ognuno di noi. Libertà di pensiero che è conseguente a quella economica, il che significa che ognuno di noi deve fare il massimo per conquistarle senza arrendersi mai, mettendo tutte le energie di cui dispone: senza le libertà, vivere diventa quasi inutile.
In un’era in cui l’informazione è diventata così vasta da essere quasi incontenibile, in cui dai bambini di sei anni a quelli più cresciutelli di ottanta non manca mai in mano il “feticcio”; in un’epoca in cui i banditi dell’informazione sono sempre più numerosi, cercando di indirizzare chi ascolta secondo i propri interessi; in quest’epoca, le informazioni sono diventate preziose e hanno assunto un valore economico.
Vi sono le informazioni buone e quelle cattive, quelle che producono conseguenze positive e le altre negative; sta a noi distinguere i diversi casi e regolarci di conseguenza.
Riportiamo sempre alla vostra attenzione questo argomento perché l’individuo è tale se pensa con la propria testa e non con quella degli altri. Diversamente è un numero in un gregge che segue ciecamente il capo gregge, con la conseguenza che basta condizionare quest’ultimo perché tutto il resto gli vada dietro.
È quello che fanno i raccoglitori di voti a ogni tornata elettorale, voti che portano ai capi bastone, non rappresentativi della volontà popolare, ma di chi si è prestato al gioco per proprio interesse o disinteresse personale.