Rapporto Almalaurea 2024: ecco quali laureati trovano lavoro prima

Rapporto AlmaLaurea 2024: ecco quali laureati trovano lavoro più facilmente

Rapporto AlmaLaurea 2024: ecco quali laureati trovano lavoro più facilmente

Redazione  |
lunedì 17 Giugno 2024

Un report completo sui dati dell'ultimo anno, incentrato sul tasso di occupazione e disoccupazione.

La XXVI Indagine AlmaLaurea sulla Condizione occupazionale dei Laureati ha coinvolto circa 660
mila laureati
di primo e secondo livello. Precisamente, laureati magistrali biennali e magistrali a ciclo unico di 78 Atenei degli 82 aderenti ad AlmaLaurea a giugno 2024. Vediamo i risultati del rapporto AlmaLaurea 2024.

Rapporto Almalaurea 2024: tasso di occupazione

Nel rapporto Almalaurea 2024 si registra un generale calo dei livelli occupazionali, rispetto all’anno precedente, che interrompe il trend di miglioramento degli ultimi anni. Fanno eccezione solo i laureati di primo livello a tre e a cinque anni dal conseguimento del titolo, tra i quali il tasso di occupazione raggiunge i valori più alti osservati. È opportuno sottolineare che i livelli occupazionali rimangono, comunque, più elevati o in line rispetto a quelli osservati negli anni immediatamente precedenti la pandemia.

Osservando la figura 1, vediamo come ad un anno dal conseguimento del titolo il tasso di occupazione è pari al 74,1% tra i laureati di primo livello e al 75,7% tra i laureati di secondo livello del 2022. I laureati a tre e a cinque anni dal conseguimento del titolo evidenziano livelli occupazionali decisamente elevati. Nel dettaglio, a tre anni dal conseguimento del titolo il tasso di occupazione raggiunge il 90,5% tra i laureati di primo livello e l’85,4% tra i laureati di secondo livello. A cinque anni dal conseguimento del titolo il tasso di occupazione è pari al 93,6% per i laureati di primo livello e all’88,2% per quelli di secondo livello.

Il confronto con le precedenti rilevazioni nel rapporto Almalaurea 2024 conferma il trend di miglioramento dei livelli occupazionali dei laureati di primo livello, che raggiungono il più alto valore osservato in oltre un decennio. Tra i laureati di secondo livello, invece, il tasso di occupazione risulta in calo rispetto alla rilevazione del 2022, pur rimanendo su valori molto elevati.

Le differenziazioni

Gli esiti occupazionali dei laureati evidenziano forti differenziazioni che coinvolgono sia i laureati di primo livello sia quelli di secondo livello. Si tratta di differenze che riguardano il genere, la ripartizione geografica di residenza, ma anche il percorso di studi concluso.

Come risulta dalla Tavola 1, il percorso di studio concluso esercita un effetto sulle chance occupazionali dei neolaureati. Aparità di altre condizioni, i più favoriti sono i laureati del gruppo informatica e tecnologie ICT, così come quelli del gruppo medicosanitario e farmaceutico, di ingegneria industriale e dell’informazione e di architettura e ingegneria civile. A questi si aggiungono i gruppi scientifico, educazione e formazione, agrario-forestale e veterinario e infine economico. Meno favoriti, invece, sono i laureati dei gruppi disciplinari psicologico, giuridico, letterario-umanistico, così come arte e design.

Inoltre, si osserva che le lauree di secondo livello mostrano maggiori opportunità di occupazione a un anno dal titolo. Rispetto ai laureati di primo livello, quelli di secondo livello risultano avere il 40,6% in più di probabilità di essere occupati. In particolare, tra i laureati di secondo livello è rilevante la quota di chi svolge attività propedeutiche all’avvio delle attività libero professionali, quali praticantati o scuole di
specializzazione che, qualora retribuite, innalzano i livelli occupazionali.

Differenze di genere e territoriali

Nel rapporto Almalaurea 2024 l’analisi di genere mostra, ceteris paribus, la migliore collocazione degli uomini, con il15,2% di probabilità in più di essere occupati rispetto alle donne. Si confermano, dunque, significative le tradizionali differenze di genere in termini occupazionali che vedono, ancora una volta, gli uomini avvantaggiati rispetto alle donne.

Anche le differenze territoriali, in termini di ripartizione geografica sia di residenza sia di studio,
si confermano significative. Nel dettaglio, quanti risiedono al Nord presentano una maggiore
probabilità di essere occupati (+20,8%) rispetto a quanti risiedono nel Mezzogiorno. Analogamente, per quanto riguarda la ripartizione geografica di studio, i laureati del Nord hanno il 39,3% in più di
probabilità di essere occupati rispetto a quelli del Mezzogiorno.

Rapporto Almalaurea 2024: tasso di disoccupazione

Il rapporto Almalaurea 2024 evidenzia anche i dati relativi al tasso di disoccupazione del 2023. Nella figura 2, possiamo osservare che a un anno dal conseguimento del titolo, il tasso di disoccupazione è pari al 9,4% tra i laureati di primo livello e al 10,6% tra quelli di secondo livello. Questo risultato conferma per i laureati di primo livello il miglioramento rilevato negli ultimi anni, evidenziando una contrazione rispetto ai valori osservati nel 2022. Tra i laureati di secondo livello, al contrario, nell’ultimo anno si registra un aumento (+0,8 punti percentuali), interrompendo il trend di contrazione della disoccupazione.

Dal momento che il tasso di disoccupazione è calcolato con riferimento alle forze di lavoro, ossia
a coloro che sono entrati nel mercato del lavoro o perché occupati o perché alla ricerca attiva di un
lavoro, per un’analisi completa del fenomeno occorre prenderne in considerazione la relativa
consistenza. Nel 2023, a un anno dalla laurea, fanno parte delle forze di lavoro l’81,7% dei laureati di
primo livello e l’84,7% di quelli di secondo livello. Rispetto all’indagine del 2022, la quota di forze di
lavoro risulta in diminuzione (-2,5 punti percentuali per i laureati di primo livello e -0,8 punti per quelli
di secondo livello).

A tre anni dalla laurea, il tasso di disoccupazione si colloca su livelli inferiori rispetto a quelli a un
anno ed è del 5,0% per i laureati di primo livello e del 6,0% per quelli di secondo livello. Le forze di lavoro superano il 90% sia tra i laureati di primo livello (95,3%) sia tra quelli di secondo livello (90,8%).

I livelli di disoccupazione, a cinque anni dal conseguimento del titolo, si attestano al 3,0% tra i
laureati di primo livello e al 4,6% tra quelli di secondo livello. L’analisi delle forze di lavoro, a cinque anni dal conseguimento del titolo, rileva quote pari al 96,4% per i laureati di primo livello e al 92,5% per quelli di secondo livello, confermando il tendenziale aumento tra i primi e la sostanziale stabilità per i secondi rilevati negli anni più recenti.

Fonte figure e tavole: Almalaurea

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