Dopo la Danimarca e l'Olanda, la Finlandia. L'esportazione dei rifiuti prodotti in Sicilia prosegue verso un terzo Paese.
Dopo la Danimarca e l’Olanda, la Finlandia. L’esportazione dei rifiuti prodotti in Sicilia prosegue verso un terzo Paese. A decretarlo nelle scorse settimane è stato l’assessorato regionale autorizzando l’invio all’estero di un totale di 75mila tonnellate. In entrambi i casi si tratta di rifiuti in uscita dall’impianto di trattamento meccanico-biologico di Sicula Trasporti, la società amministrata dal tribunale di Catania dopo il sequestro a carico dei proprietari. Una necessità, quella di portare fuori regione i rifiuti, che nasce dalla mancanza di spazi in Sicilia, mentre l’invio fuori i confini italiani è determinato da una scelta di carattere economico fatta da Sicula, secondo cui il conferimento in impianti presenti in altre regioni d’Italia comporterebbe costi più alti rispetto a quelli del mercato estero.
Viaggi verso Valko e Vantaa
Loviisan Satama Oy Satamatalonkuja e Vantaan Energia Jätevoimala sono i nomi dei due impianti finlandesi che riceveranno la spazzatura siciliana. A disporlo sono due decreti firmati a settembre e ottobre dai vertici del servizio 6 del dipartimento regionale Acque e Rifiuti. Situati a Valko e Vantaa, i due impianti si occuperanno del recupero energetico dei rifiuti lavorati da Sicula. Le spedizioni saranno effettuate via mare: nel primo caso, l’autorizzazione riguarda l’impresa Vibeco di Paterno Dugnano (Milano), a cui spetterà il trasporto di 60mila tonnellate; nel secondo, invece, il decreto riguarda la ditta Pa Service, con sede in provincia di Bolzano.
“La spedizione potrà iniziare solo dopo che il notificatore (l’azienda deputata al trasporto, ndr) – si legge nei decreti – avrà attivato, a beneficio del ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica, la garanzia finanziaria (o l’assicurazione equivalente). Per essere efficace dovrà essere approvata da questa autorità competente”. Nel documento si specifica, inoltre, che “durante tutte le fasi del trasporto si dovrà far ricorso ad opportuni sistemi di contenimento tali da evitare ogni possibile rischio di sversamenti, spargimenti, contaminazione o contatti con l’ambiente”.
La situazione in Sicilia
Sempre aperto il tema riguardante la realizzazione dei termovalorizzatori, in questi giorni a tenere banco nell’isola è stata la decisione del Cga di consentire a Oikos – la ditta di proprietà della famiglia Proto da fine anni Duemila ha abbancato rifiuti tra Motta Sant’Anastasia e Misterbianco – di riaprire i cancelli della discarica in attesa che venga esaminata nel merito l’istanza di revocazione della sentenza che, in primavera, aveva portato all’annullamento da parte dello stesso Consiglio di giustizia amministrativa delle autorizzazioni ambientali. Un pronunciamento che sembrava avere fatto calare il sipario sulle possibilità dell’impresa di continuare a operare a ridosso dei due centri abitati e che invece è stato messo in discussione da Oikos. I legali dell’azienda hanno ottenuto anche la possibilità di proseguire la propria attività fino a saturazione degli spazi a disposizione, in cambio di una cauzione del valore di un milione di euro. Una cifra che, a fronte dei costi di conferimento dei rifiuti sostenuti dai Comuni, verrebbe ammortizzata in poco tempo.
La notizia ha riacceso gli animi dei comitati No discarica, che per domani hanno indetto una conferenza stampa al Comune di Misterbianco con la partecipazione del primo cittadino Marco Corsaro. “Per l’azienda il recupero del milione di fideiussione avverrà nell’abbancamento dei primi 13mila metri cubi, in pochi giorni di riapertura d’esercizio, riapertura per il residuo utilizzo per sotterrarne altri 240mila metri cubi”, si legge in una nota diffusa ieri. Per gli attivisti, che hanno già annunciato di essere pronti a tornare a sensibilizzare la cittadinanza a difesa della salute e dell’ambiente, le condizioni per la ripresa delle attività non ci sono: “Nella conferenza stampa saranno resi noti, anche con documentazione fotografica, particolari rilevanti che non consentono legittimamente l’ulteriore abbancamento”, anticipano.