Cambiano le modalità di reclutamento dei magistrati tramite concorsi ad hoc, sarà sufficiente solo la laurea in Giurisprudenza. Tra le novità introdotte anche il pensionamento obbligato per gli over
ROMA – Dopo una lunga attesa, la montagna ha partorito il topolino.
È stato approvato lo scorso 17 maggio dal Governo il disegno di legge delega riguardante la riforma della Giustizia tributaria.
Novità sono certamente importanti
In base a questa proposta di legge di natura governativa, le novità sono certamente importanti, ma mancano all’appello questioni che avrebbero dovuto trovare soluzione già da tanto tempo.
Il Disegno di legge delega sulla riforma della giustizia tributaria, recentemente approvato e proposto dal Governo, si compone di quattro articoli.
Nuova struttura dei magistrati tributari
La novità più importante riguarda la nuova struttura dei magistrati tributari. Questi saranno reclutati a tempo pieno tramite appositi concorsi, ai quali potranno partecipare solo i laureati in giurisprudenza, con prove scritte e orali. A loro spetterà il trattamento economico previsto per i magistrati ordinari.
Il limite di età dei nuovi giudici si abbasserà dagli attuali 75 anni a 70 anni.
In una fase transitoria e fino a quando non sarà completato il reclutamento dei giudici secondo le nuove disposizioni, continueranno ad operare anche gli attuali Giudici, quelli “non togati”.
Dal 1^ Gennaio 2023, però, entrando in vigore il muovo limite di età, tutti gli ultrasettantenni dovranno in ogni caso lasciare la Commissione.
Un “pensionamento” obbligato che, a prescindere da possibili dubbi di legittimità, potrebbe causare, anche a seguito della prevista diminuzione dell’organico, gravi problemi di funzionamento degli Organi giudicanti in materia tributaria.
Va osservato, comunque, che ai giudici che raggiungono il limite di età, non è mai spettato e non spetterà mai alcuna pensione o altra indennità.
Prevista l’introduzione della prova testimoniale
Per quanto riguarda l’aspetto procedurale del nuovo contenzioso si prevede l’introduzione della prova testimoniale, ma solo per iscritto, come previsto dall’articolo 257 bis del C.C..
Per le controversie di valore fino a 50.000 Euro, la commissione può formulare alle parti, in udienza o fuori udienza, una proposta conciliativa, avuto riguardo all’oggetto del giudizio e all’esistenza di questioni di facile e pronta soluzione.
Ed ancora, per le controversie fino a 3.000 euro, si prevede solo in primo grado un giudice monocratico.
Novità anche per la Corte di Cassazione
Viene prevista la “pronuncia del principio di diritto” in materia tributaria, per garantire l’esatta osservanza e l’uniforme interpretazione della legge. La pronuncia dei Giudici della Cassazione, però, è prevista solo per questioni di diritto che presentano particolari difficoltà interpretative e per le quali non ci sono state precedenti pronunce della stessa Corte, oppure per quelle che sono state oggetto di contrastanti pronunce delle Commissioni tributari.
Molte le aspettative disattese
Qualche considerazione, comunque, va fatta, visto che molte delle aspettative sono state sostanzialmente disattese.
Molte delle proposte che erano state avanzate nel corso degli anni passati, infatti, sono state purtroppo accantonate.
È stata accantonata, per esempio, la proposta di cambiamento del nome delle Commissioni Tributarie Provinciali e Regionali e Tribunali Tributari e Corti di Appello Tributarie.
È stato pure accantonato l’impegno di sottrarre l’attività organizzativa ed amministrativa delle Commissione Tributarie al Mef. Si ricorda, al riguardo, che tale dipendenza ha sempre generato il sospetto di “non terzietà” dei Giudici.
Poco è stato fatto per valorizzare il Consiglio Superiore di Giustizia Tributaria, l’organo di autogoverno dei Giudici Tributari.
Sarebbe stato opportuno, peraltro, affidare a tale Organo anche il reclutamento (attraverso concorsi) dei nuovi magistrati tributari e la gestione dello status di detti magistrati.
Per il concorso di magistrato tributario basta solo la laurea in Giurisprudenza
È molto strano, inoltre, che per l’accesso al concorso di Magistrato Tributario sia stata prevista solo la laurea in Giurisprudenza. Tutti sanno, infatti, quanto sia importante, invece, possedere le competenze che i laureati in Economia posseggono in maniera specifica, competenze che certamente rivestono carattere essenziale nelle attuali Commissione composte da giudici di diversa estrazione professionale.
Insomma, molti punti da rivedere.
Speriamo che, dopo l’approvazione parlamentare, il decreto delegato subisca gli aggiustamenti del caso.
L’Amt: occorrono modifiche funzionali
L’Amt (Associazione Magistrati Tributari) auspica tanto che in sede parlamentare vengano apportate le modifiche funzionali necessarie per migliorare il disegno di legge.
Occorre, comunque, far presto, visto che l’entrata in vigore di queste norme servono a dare una nuova immagine della Giustizia Tributaria, spingendo gli investitori esteri ad affidarsi alla nostra macchina amministrativa giudiziaria la quale, finora, ha suggerito agli stessi di investire presso altri Paesi, dove la burocrazia e la giustizia sono meno lenti e più efficaci.